Per l'iniziativa "Estate 2019: Leggiamo italiano" ho incontrato Roberta De Falco, romanziera dalla "doppia personalità" che divide con la sceneggiatrice cinematografica Roberta Mazzoni.

Nella vita della scrittrice Roberta De Falco quanto è importante la sceneggiatrice cinematografica Roberta Mazzoni? C'è una netta separazione tra le due o sono un amalgama?

Direi che sono complementari. Scrivere un film vuol dire scandire una storia come se fosse una parabola proiettata verso il finale, una parabola che, nel suo percorso, deve saper superare ostacoli, vincere resistenze, sorprendere lo spettatore, creando curiosità e desiderio di scoprire come va a finire. Il "giallo" si basa sugli stessi strumenti, è una narrazione costruita sulla suspence, sulla sorpresa, su indizi disseminati ad arte per tenere alta la tensione. Se non fossi stata sceneggiatrice, probabilmente non avrei scritto questi libri.

Nel 2013 nasce il commissario Benussi in "Nessuno è innocente" (Sperling): a distanza di anni, cosa ricordi di quel "battesimo"?

È stata una grande emozione e una sorpresa. Soprattutto per me. Fino a che non ho iniziato, non sapevo se sarei riuscita ad arrivare alla fine. Non avevo mai scritto libri prima, né tanto meno gialli. Ma da appassionata lettrice di gialli, ho voluto provare anch’io, sicura che sarebbe stato solo un episodio unico. La mia agente, Vicki Satlow, l’ha mandato sotto falso nome agli editori e dopo solo quindici giorni ho firmato il contratto con la Sperling&Kupfer. Quando poi il libro è uscito ed è andato subito in classifica, ho capito che i miei personaggi – e i miei lettori – mi chiedevano di continuare.

Le avventure di Benussi proseguono a spron battuto fino al 2016 di "Non è colpa mia" (Sperling): che sensazione dà avere un personaggio ricorrente tradotto anche all'estero?

La serialità ormai è quasi obbligata nel mondo dei thriller. I lettori si affezionano ai personaggi e ti chiedono di non abbandonarli, di farli crescere. E io mi sono adattata. Il mio commissario Benussi mi ha tenuto molta compagnia nei primi quattro libri ambientati a Trieste, l’ho amato da subito, con tutti i suoi difetti, la sua bulimia, la sua burbera malinconia, la sua poca voglia di fare il poliziotto, il suo rapporto conflittuale con i suoi due giovani ispettori, la sua vita familiare complicata, con moglie e figlia, in controtendenza con gli investigatori solitari, disincantati, cinici e asociali che popolano il vasto mondo dei thriller mondiali. È un personaggio che ti resta nel cuore e che molti mi chiedono di non abbandonare. Vedremo.

Questi giorni Piemme porta in libreria "Sangue del mio sangue", dove esordisce Elettra Morin: allieva di Benussi. Come presenteresti questo tuo nuovo personaggio?

Elettra è una trentenne inquieta e ambiziosa, con una storia dolorosa alle spalle. È stata abbandonata alla nascita e ha passato i primi sei anni della sua vita in un istituto. Adottata da una coppia di Monfalcone che l’ha molto amata, ha avuto la disgrazia di perdere la madre adottiva da poco e questo l’ha resa difesa e dura verso il prossimo. Ama molto il suo lavoro e non si accontenta di obbedire. A lei piace indagare, crescere, non arrendersi alle prima impressioni. Per questo ha voluto fare il concorso per diventare commissario e sfidare il mondo maschilista della polizia. Non si farà mettere i piedi in testa da nessuno.

Ha una storia tormentata con l’ispettore Valerio Gargiulo, un napoletano scanzonato e allegro, che in questo ultimo libro riapparirà in modo imprevisto. Insomma, Elettra Morin è personaggio non scontato, fiero e fragile nello stesso tempo, che i lettori di Benussi amano molto.

Come ti sei trovata a scrivere di un commissario donna? Questo ruolo nella narrativa italiana ha quasi sempre visto protagonisti maschili: ti sei sentita "sotto pressione" a cambiare genere?

L’idea è nata da un giovane produttore che aveva preso un’opzione per trasformare i miei libri in una serie televisiva. Mi aveva chiesto di "virare" al femminile la serie, per attrarre più il pubblico. La serie poi non si è fatta ma ho voluto cogliere la sfida già nel quarto Benussi, Non è colpa mia, in cui ho messo in "malattia" il commissario e ho fatto risolvere il caso a Elettra.

Ormai ci sono diverse protagoniste femminili nel mondo dei thriller e dei gialli, penso a Sara di De Giovanni, al vicequestore Vannina Guarrasi di Cristina Cassar Scalia, a Teresa Battaglia di Ilaria Tuti, ad Alice Allevi di Alessia Gazzola. Non è più una novità, sono in buona compagna.

Prende sempre più piede il formato dell'audiolibro, e il tuo "Sangue del mio sangue" è uscito anche su Audible. Che effetto fa "sentire" i propri scritti?

Non l’ho ancora sentito, ma ben vengano gli audiolibri, se servono a diffondere la voglia di storie. Sentire leggere una storia mentre si guida, o la sera, se non si ha voglia di leggere o di vedere qualcosa, può essere un incentivo a scoprire il variegato mondo degli autori e dei loro libri.

Infine una domanda multipla per dare un consiglio estivo ai nostri lettori: un posto da visitare in vacanza, un film da vedere (o rivedere) e un libro da leggere, oltre ovviamente ai tuoi.

Dalle spiagge della Puglia alle montagne della Val d’Ultimo, l’Italia è tutta da scoprire.

Ho molto amato Euforia (2018) di Valeria Golino, secondo me un film potente e magnetico, da riscoprire.

E poi consiglio l’ultimo libro di Antonio Manzini, Ogni riferimento è puramente casuale (2019), oltre al suo Orfani bianchi (2016).

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Chiudo ringrazianto Roberta De Falco e Ludovica Ciocci per la disponibilità.