Il commissario Alba Doria l’abbiamo conosciuta nel racconto “La triade oscura” apparso in un’antologia “Sbirre” con altri due racconti rispettivamente di Massimo Carlotto e Maurizio de Giovanni. La Triade Oscura non è, come si potrebbe pensare al momento, qualche misteriosa setta cinese, bensì un disturbo della personalità e, per dirla con De Cataldo stesso che ripropone il suo personaggio nel suo ultimo romanzo “Alba nera” (Rizzoli), “è un cocktail di narcisismo, sociopatia e capacità manipolatoria”. Cresciuta nel corpo, anzi nel cervello, di una poliziotta può dare i suoi problemi. A lei, ma sicuramente anche a quanti con lei hanno a che fare: colleghi, criminali, traditori. Meglio non avere a che fare con il commissario Alba Doria, che ne è affetta.
Se ne accorgerà, e con lui se ne accorgeranno i lettori alla fine di un romanzo ricco di colpi di scena, di ambienti estremi, di personaggi insospettati e insospettabili, il personaggio misterioso, cultore del sesso che più estremo non si può: quello di pratiche di sadomasochismo i cui effetti finali possono essere anche la morte, tanto è il gusto di portare sofferenza a un essere umano. C’è tutto un mondo dietro che De Cataldo ben caratterizza e al quale ci si arriva oggi attraverso la rete. Siti clandestini dove si può trovare in offerta per i cultori del genere “schiave” disposte a tutto. Le tecniche, così come gli attrezzi, sono molteplici. Ma per limitarci al romanzo di De Cataldo abbiamo due donne che, a distanza di alcuni anni vengono trovate morte assassinate allo stesso modo, conseguenza di una pratica giapponese tanto raffinata quanto rischiosa. Sicuramente lo è stata per la donna sconosciuta, una migrante dell’est, rinvenuta anni prima, che le cronache hanno sopranominato La Sirenetta e per Veronika, pochi anni dopo.
C’è da dire che la squadra che indagò allora, facendo un buco nell’acqua, sulla morte de La Sirenetta, composta da Alba stessa, dal collega Gianni Romani, chiamato il Biondo, con la quale Alba ha avuto anche una relazione, e con l’altro collega, Giannaldo Grassi, chiamato Sax per il suo virtuosismo nel suonare il sassofono, passato poi ai servizi segreti grazie anche all’appoggio del suocero, lo straordinario personaggio di Cono di Sangiorgio, con il suo cinismo frutto di una saggezza al servizio del potere, la squadra, dicevamo, è ben decisa oggi a non perdere la partita. “La Sirenetta restava un conto in sospeso fra loro, una preghiera non esaudita, una maledizione scagliata contro un nemico ignoto quanto esecrato”.
E, pertanto, anche se ormai ciascuno di loro lavora in servizi diversi della polizia, per l’occasione della seconda donna, per un pelo trovata che respirava ancora, tornano a far squadra nella certezza, ben argomentata da Alba, che l’assassino delle due donne è lo stesso. Il Condor. E bisogna fermarlo.
La grande abilità di De Cataldo è quella di far emergere nel suo racconto una serie ininterrotta di verità doppie, triple, come in un gioco di specchi sui quali è difficile individuare il soggetto reale. Si rischia, colpendo quello che crediamo essere il bersaglio vero, di mandare in frantumi lo specchio. Un gioco che, a un certo punto, coinvolge anche i tre della squadra e, con essi, un quarto poliziotto, Ippoliti, uno dello stesso lontano loro corso alla scuola di polizia, che da allora è innamorato perso di Alba. Per il resto, il lettore viene calato in realtà che restituiscono in parte la Roma della quale De Cataldo ci ha dato una raffigurazione plastica nei suoi romanzi più famosi, dal capolavoro “Romanzo criminale” a “Suburra”. La Roma della piccola e grande criminalità, con l’ingresso nel business del crimine dei messicani, dell’intreccio di questa con alcuni corpi separati dello Stato, del grado di equivoco che questi rapporti suscitano nel giudizio su quanto sia prodromo di una strategia per la sicurezza del Paese o di pura gestione di potere personale, capace, con il ricatto o la gratificazione, di creare l’asservimento di chi sta agli ordini.
Una cosa è certa, ed emerge chiara dal romanzo: il commissario Alba Doria non è in vendita e lo dimostra. Non potrebbe: il suo disturbo, la Triade Oscura, la spinge a esporsi a tutti i rischi, anche quelli più estremi. Fino a farsi esca per incastrare il Condor. Ma avrà contro tutti. Anche coloro che apparentemente stanno dalla sua parte, in pagine finali di grande tensione che sono, anche, il risultato di una lunga resa dei conti.
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