La Newton Compton porta in libreria un nuovo grande romanzo a sfondo storico firmato da Andrea Frediani: La guerra infinita (2019).
La trama
Spagna, 137 a.C. Quella tra i conquistatori romani e i ribelli celtiberi è una guerra sanguinaria, che sembra non avere mai fine. Muzio Spurio, veterano pluridecorato, ne ha abbastanza: ha deciso di chiedere il congedo e di tornare da quella famiglia che ha trascurato per troppi anni. Ma, dopo tanto tempo trascorso sui campi di battaglia, il vecchio soldato non è più lo stesso e il ritorno alla vita civile si rivela più difficile del previsto. E quando l’orrore travolge la sua stessa casa, portandogli via ciò che ha di più caro, Muzio comprende che non sarà mai libero finché durerà quel brutale conflitto. Accompagnato dalla figlia maggiore e dal suo amico più fidato, il veterano si avventura così in territorio ostile, tra feroci avversari e pericoli di ogni sorta, in cerca della propria vendetta e di una bambina rapita. I tre romani, divisi da anni di incomprensioni e di segreti, si confronteranno, si perderanno e poi si ritroveranno davanti alle mura di Numanzia, la roccaforte dove si sono rinchiusi gli ultimi ribelli. E proprio là, nella città-simbolo della più strenua resistenza al dominatore, oggetto di un implacabile assedio, si compirà il loro destino e quello della guerra infinita.
L'incipit
Penisola iberica, 137 a.C.
Il soldato si tuffò precipitosamente nel fiume Tago, cercando di recuperare la testa dell’ennesimo prigioniero celtibero giustiziato, rotolata in acqua e trascinata via dalla corrente.
Muzio Spurio aprì la bocca per richiamare il soldato e impedirgli di compiere quel gesto insensato, ma poi decise di lasciar perdere, quando si rese conto che la sua affannosa rincorsa stava provocando l’ilarità dei commilitoni: un po’ di divertimento, in quell’orrore senza fine, non poteva che far bene alla truppa.
E anche a lui.
Si accorse che perfino le sue labbra si erano increspate in un accenno di sorriso. Era molto tempo che non accadeva. Ignorò gli altri prigionieri e rimase a seguire con lo sguardo i patetici sforzi del legionario, incitato dal tifo sempre più farsesco dei camerati. Il macabro cimelio galleggiava sulla superficie dell’acqua, sballottato dalla corrente, e si sottraeva a ogni tentativo del soldato di afferrarlo per i lunghi capelli fluttuanti. L’uomo alternava goffe bracciate e saltelli nell’acqua ancora bassa, ma la testa dell’ispanico procedeva sempre più verso il centro del fiume e il suo inseguitore iniziò ad annaspare.
«Neanche fosse una bella ragazza!», gli gridò un legionario.
«Infatti si è allenato inseguendo le donne che scappano via da lui allo stesso modo!», urlò un altro, sbellicandosi dalle risate.
«Ricordati che hai la lorica indosso, imbecille!», si sentì in dovere di gridargli Muzio, che aveva preso la faccenda con leggerezza nella convinzione che il subalterno non fosse tanto stupido da spingersi lontano dalla sponda.
Solo allora il legionario sembrò prestare attenzione alle parole provenienti dalla riva. Si bloccò improvvisamente, disorientato, poi gettò uno sguardo sconsolato alla testa che si allontanava. Scosse il capo, fece una smorfia e tornò indietro, lottando contro la corrente che lo spingeva nella direzione opposta. Uscì dall’acqua come un pulcino bagnato, tra gli sguardi ironici dei compagni e quello, più severo, di Muzio.
«Non ti preoccupare, una testa in meno non farà alcuna differenza con quei bastardi!», dichiarò un altro legionario accogliendolo con una pacca sulle spalle.
Ma il soldato scosse ancora la testa. Si avvicinò a uno dei prigionieri inginocchiati lungo la sponda con le mani legate dietro la schiena, estrasse il gladio e sferrò un fendente che recise di netto il capo dell’ispanico. Quindi guardò il centurione con imbarazzo: «Perdonami, signore, ma se il tribuno ha stabilito di lanciare cento teste nel campo celtibero, suppongo che debbano essere proprio cento, non una in meno…», precisò, riponendo il gladio insanguinato nel fodero.
Muzio gli rivolse uno sguardo di disapprovazione. «Magari eri tenuto ad aspettare che ti autorizzassi a sostituire la testa finita in acqua con un’altra. E lo avrei fatto, se non altro per premiarti del tuo sforzo nel fiume. Ma non hai chiesto il permesso», rispose con il tono più autoritario di cui disponeva e che sapeva bene essere molto intimidatorio. Il soldato, infatti, si fece subito piccolo piccolo.
Anche le risate degli altri soldati si spensero all’improvviso. Tutti, e non solo nella centuria di Muzio, conoscevano la severità dell’ufficiale, diventata proverbiale in tutte le armate stanziate in Spagna nel corso dell’interminabile ribellione celtibera. E adesso tutti si aspettavano una punizione esemplare.
Ma Muzio ne aveva abbastanza. Di tutto. E gli attimi di divertimento che quello sprovveduto gli aveva regalato meritavano un premio. Indicò la pila di teste che la sua unità aveva disseminato lungo la sponda del fiume e dichiarò: «Radunale tutte e mettile sul carro. Sei responsabile di ognuna di esse. Le voglio sistemate e a disposizione della centuria entro mezz’ora. Subito dopo, trascina nel fiume i corpi decapitati, tutti quanti: finiranno a valle, davanti ai villaggi dei ribelli, come monito». Poi si rivolse agli altri. «E che nessuno lo aiuti. Voi riportate i prigionieri superstiti al loro recinto. Domattina all’alba marceremo verso il campo nemico e lanceremo le teste dentro il vallo».
L'autore
Andrea Frediani è nato a Roma nel 1963; consulente scientifico della rivista "Focus Wars", ha collaborato con numerose riviste specializzate. Con la Newton Compton ha pubblicato diversi saggi e romanzi storici. Le sue opere sono state tradotte in sette lingue. Il suo sito è www.andreafrediani.it
Info
La guerra infinita di Andrea Frediani (Newton Compton – Nuova Narrativa Newton n. 1002), 336 pagine, euro 9,90 (in eBook, euro 4,99) – ISBN 9788822730251
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