Claude Adrien Helvetius, filosofo e scrittore francese, sosteneva che i racconti sono la storia dei sentimenti. E i racconti noir, sono la storia della parte in ombra di quei sentimenti, la parte sopita dalla razionalità, da regole imparate o solo imposte. Ogni sonno dunque, può essere turbato da elettricità negative, così come da pensieri reconditi. Mutare la realtà del quotidiano in un incubo violento, inaspettato, letale, da cui non vi è ritorno.

La raccolta di quindici racconti “Noir all’improvviso” di Cecilia Lavopa, al suo esordio come scrittrice per la casa editrice “I buoni cugini” nella collana “Almeno un morto” curata dall’inossidabile Ivo Tiberio Ginevra, ha l’abilità di destare dal torpore quotidiano questa infida quanto violenta parte nascosta che risiede in ognuno di noi. Il normale che è prodromo subdolo del delitto, quello più rabbioso, non calcolato, che impone la morte quasi come giudice supremo di un malessere atavico, inciso sulle carni, imputridito nelle ossa e decriptato da un’insana voglia di cambiare una vita insoddisfacente per varie ragioni. Questo soprattutto verso le persone amate, desiderate, origini di frustrazioni personali e di letali vendette morali per sentimenti non corrisposti. Oppure per una necessaria voglia di primeggiare in un gioco che da passatempo diventa fonte di ostilità tragiche e inattese, o per una fobia, un'ossessione che diventa incontenibile furia omicida.

I racconti di “Noir all’improvviso” sono frammenti di vita oscura, quella che si mette e si tiene in catene e se ne soffoca il respiro con un morso di perbenismo fino a quando è possibile, sperando che l’assuefazione, l’abitudine e una silente accettazione dell’esistenza, la possano cancellare, estinguere di ogni pulsazione che cova sotto la cenere, una coltre a protezione di un destino avverso pronto a compiersi con ferocia.

Nero e attimo collimano, si uniscono e si sovrappongono fino a diventare omicidio malato, nevrotico, d’opportunità.

Un tipo di omicidio brutale, se non sempre nelle dinamiche, nei propositi. Cecilia Lavopa costruisce con bravura l’antefatto, il giorno fatidico, le ore precedenti, i minuti che anticipano. Fa respirare la normalità di quella che potrebbe essere la vita di ognuno di noi prima dell’inaspettato, lasciando solamente piccole tracce, a volte fatte anche di una sola parola, per lasciare intuire un divenire prossimo tragico, lasciando al lettore il gusto di assaggiarlo e di comprenderlo.

Perché un incubo non si deve capire, ma si deve soffrire, deve lasciare il marchio. Un marchio dell’abbandono della razionalità, dove al risveglio si può diventare ciò che non si è mai stati. Attraversare il riflesso oscuro di uno specchio e trovarsi dalla parte opposta cambiati e alienati. Un marchio che sta al di là dell'ordinario, stigmate dell’anormale e abnorme senso che si anima e si libera da sotto quella friabile difesa di cenere. Le persone comuni diventano alieni, nel senso letterale del termine, dentro quell’attimo che si cristallizza e muta in una devastante immobilità di follia.

“Noir all’improvviso” è il fotogramma, l’attimo fissato, come nei disegni di Michele Finelli che fin dalla copertina illustrano il senso della raccolta e introducono ogni racconto, Ogni storia è un disco che suona e scivola fluido e che all’improvviso si incanta, si impunta, gracchiando una traccia nascosta, un malevolo sentire ridestato dalla solita litania di ogni giorno. La scrittura scorrevole, precisa di Cecilia Lavopa dà vita a quel disco. Un fluire di parole con il giusto sonoro, il giusto sguardo, la giusta prospettiva da cui sbirciare il male nella sua evoluzione, fino a trovarcisi dentro senza alcuna via d'uscita.

Cecilia Lavopa costruisce i suoi incubi a occhi aperti con mani abili. I suoi personaggi vi vengono calati dentro con grazia luciferina, quasi, per caso, senza quasi volerlo, ma desiderandolo e attuandolo come un piano lucidamente imperfetto. Per fare ancora più male, per non lasciare possibilità di ripensamento. Non esiste la perfezione del delitto, ci si deve sporcare le mani, con la confusione, la paura, la rabbia, l'incredulità, la disperazione. Un dolore artigianale, violenta repressione e espressione della parte oscura.

Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà: conosco le vostre paure, vi ammazzerò ad uno ad uno.” dice It.

Colori di vita che diventano, noir all’improvviso.