Nella Napoli del colera…
Sette racconti scritti tra il 2013 e il 2017, già pubblicati in appendice del Giallo Mondadori. L’ultimo, inedito e più lungo, proprio per questo volume. Vediamoli in breve.
Le sorelle Corcione
Lunedì, settembre 1884.
Personaggi: tre sorelle, la mamma, due serve, il garzone dell’avvocato, il morto ammazzato. Proprio l’avvocato, ovvero Francesco Saverio Carusio. Che non dorme con la moglie, guarda schifezze di fotografie e se la spassa, anzi se la spassava…Veneruso, commissario capo della polizia del Regno, deve trovare tra questi l’assassino. Un paio di dettagli: il letto spostato e una cassapanca con i vestiti di fuori. “Che tempi!”, commenta di continuo alla Totò. Esilarante.
Tre cose
Martedì, settembre 1884.
“ Sul letto era distesa una donna anziana, morta, uccisa da un coltellaccio ficcato nella pancia.” Vedova paralitica del professor De Dominicis, deceduto trent’anni prima per un problema al cuore. Il caso sembra facile. E’ la vecchia cameriera ad accusarsi. Il movente? “Tu hai preso tre cose a me e io ho preso una cosa a te.”…
L’impiccata
Mercoledì, settembre 1884.
Una impiccata, la vedova signora Marina “sospesa a una trave del soffitto in una piccola stalla di pietra.” Trovata dal marito di Teresa, la vecchia che abita nella casa da una vita. Due elementi importanti riguardo al cadavere: piccolo gonfiore sopra la tempia e incinta. Sospettati: il marito, i suoi due fratelli di cui uno scappato in America e la sorella dell’impiccata. Martellante la domanda di Veneruso “Perché l’avete uccisa?” E c’è un pozzo chiuso…
La signora Silvana
Giovedì, settembre 1884.
Morta avvelenata la signora Silvana moglie del conte Carangelo. Sentiti i suoi lamenti ma il portiere non ce l’ha fatta ad aprire la porta. Cinque sospettati: il marito, la vecchia contessa paralitica, la sua governante, la governante della morta e una sguattera. Nel corridoio una piccola pozza di vomito e un bicchiere che non è al suo posto. Il conte pare che se la spassasse…Ma il veleno era per lei o per qualcun altro?…
Veneruso e lo scuoiato
Venerdì, settembre 1884.
Un morto nella locanda, ovvero un lupanare, di fronte al porto (addio pantagruelica mangiata per Veneruso!). L’ha annunciato Mimì Rocco, grasso, sudato e che odora di capra. Un morto sul letto con un taglio netto alla gola e scuoiato dalla schiena alle natiche. Un marinaio. Che se la spassava con un altro marinaio andato via. Al porto per fare due chiacchiere con il capitano. E nella sua cabina sono appesi dei quadri piuttosto strani…
Zezolla
Sabato, settembre 1884.
Veneruso alla Casina Rossa, “piccolo bordello di terza categoria”, per incontrare Annarella. Ci va tutti i sabati. Per una carezza, una copula e una lunga chiacchierata. Sulla facciata del palazzo dirimpetto una piccola finestra, uno specchio su cui si riflette un uomo legato al letto e immobile. Via a vedere. Uomo biondo strangolato. Veniva lì con Zezolla, dice la padrona. Un paio di scarpe strane e un manoscritto per risolvere il caso. “Che serata!”
La serenata
Una morta su una poltrona, tutta truccata e con la lingua nera. Avvelenata. Sette figlie tra cui una presa in adozione, odiata da tutte le altre. Ultime parole dell’uccisa “Maledetta Strega. Mi hai rovinata…”. Le figlie “fatte con lo stesso stampino”, con qualche particolare che, per ora, sfugge a Veneruso nella penombra. Ma perché il trucco? Chi doveva incontrare la madre prolifica? E le serenate di un giovanotto per chi erano?…
Dunque sette racconti con Veneruso al centro della scena “grassoccio, pesante, stanco, sudicio, invidioso, triste, maleducato, di cattivo umore, ma assai sensibile e quasi buono.” e qualche sottoposto comprimario (Rocco, Mimì, Marra…). Nella Napoli del colera dove si trapassa da un momento all’altro. Sette racconti e sette canzoni di cui non si conosce l’autore e la destinataria. Sette morti ammazzati in vario modo e diversi sospettati. C’è sempre qualcosa che non quadra, qualcosa che disturba il nostro commissario capo, spesso macchietta irresistibile con un fondo di tenerezza, nella scena del crimine. Fino a quando…fino a quando la luce si accende. Il tutto confezionato attraverso uno stile veloce, brillante ed ironico (vedi, soprattutto, gli spassosi dialoghi).
Tra una storia e l’altra gli “intervalli”, ovvero le notti, ovvero i rimuginamenti di Veneruso sui fatti accaduti e qualche spicchio di società. Al ristorante ambulante di Peppe Savio brocche di vino rosso e fumate con la pipa, zoccole, puttane e ubriachi da tutte le parti insieme alle serenate (siamo sulla sommità dei Quartieri Spagnoli dove abita). Veneruso che si saluta da solo e si dà la buonanotte.
Che tempi!
Per “Gli approfondimenti del giallo” “Raccontare Ed McBain di Annamaria Fassio.
Un bel ricordo dell’autrice di Evan Hunter/Ed McBain (in realtà si chiamava Salvatore Lombino) che partecipò, come allieva, ad un suo stage di scrittura e con il quale ha avuto una corrispondenza epistolare. Un breve, interessante viaggio tra alcuni suoi capolavori e personaggi. Sempre un piacere il ricordo di un grande scrittore.
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