Igor De Amicis è Commissario capo di Polizia penitenziaria. Ha pubblicato alcuni fortunati romanzi per Einaudi Ragazzi. La settima lapide è il suo primo thriller uscito per DeA Planeta. Lo abbiamo intervistato.
Ecco la presentazione del romanzo:
Un cimitero fuori Napoli, sette fosse scavate nel terreno. Per ciascuna, una lapide con nomi e cognomi incisi sulla pietra. Ma soltanto la prima tomba è “occupata”: dal corpo di un piccolo boss della camorra, con la gola tagliata di netto. Le altre sei sono vuote, un avvertimento. Di più, una promessa. Tra i destinatari della macabra messinscena ci sono mezze tacche e capiclan, narcotrafficanti e assassini, secondo una logica che la polizia non riesce a interpretare. L’ultimo nome è quello di Michele Vigilante, un uomo che è diventato leggenda facendosi rispettare prima in strada, con la lingua della violenza, e poi in carcere, con la lingua dell’onore. Si è fatto più di vent’anni dietro le sbarre e, proprio adesso che ha ottenuto la libertà anticipata e con il crimine vorrebbe aver chiuso, una condanna ben peggiore sembra aspettarlo fuori. Ma non è un caso se un tempo Michele era conosciuto con il soprannome di “Tiradritto”: non si è mai fermato davanti a niente e non lo farà neanche questa volta, nella terribile caccia all’uomo che è destinata a pareggiare molti conti.
Come è cominciata l'avventura di Michele Vigilante? Da cosa sei partito per costruire il tuo personaggio e la sua storia? Qualcosa di quello che avevi pensato non è riuscita a entrare nel romanzo? Il personaggio si è trasformato mentre lo descrivevi e lo facevi agire?
La storia di Michele, il protagonista del mio romanzo, è partita dalla prima immagine del libro, l'idea delle tombe vuote in attesa di essere riempite. a fianco di ciò mi serviva un personaggio complesso, qualcuno che avesse un passato oscuro che torna a travolgere il suo presente, e cosa di meglio di un vecchio galeotto che esce dopo venti anni di prigione? Molte sono stati gli spunti, le idee e le suggestioni che hanno girato attorno alla storia, e inevitabilmente qualcosa è rimasto fuori, ma non è detto che non possano tornare a far capolino in altre storie. Sulla figura di Vigilante devo ammettere che non è cambiata la mia idea di lui mentre la storia scorreva, avevo ben chiaro fin dall'inizio chi dovesse essere il mio protagonista, il suo carattere, il suo sentire, il background di provenienza e il suo destino. In compenso si sono trasformati alcuni personaggi comprimari, qualcuno ha preso inevitabilmente più spazio di altri e uno in particolare, un avvocato molto equivoco, da figura sfuggente e appena accennata è diventato un comprimario di tutto rispetto.
Hai curato più la trama o più i personaggi? Cosa ritieni più efficace per far funzionare una storia?
Sono elementi imprescindibili per la buona riuscita di un romanzo e ho cercato di curarli entrambi. Ma in generale penso che un buon personaggio sia essenziale alla riuscita di una storia. Una grande trama con un personaggio fiacco, in ogni caso non regge all'esame dei lettori.
L'intervista completa la trovate in
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