Il quarantaseiesimo numero della collana “Il Giallo Mondadori Sherlock”, la prima al mondo a far rivivere ogni mese le gesta del celebre detective, presenta questo giugno Sherlock Holmes. Il messaggero di Hitler (Sherlock Holmes and Hitler’s Messenger of Death, 2017), di Petr Macek.
La trama
Per Sherlock Holmes e il dottor Watson molte cose sono cambiate. All’inizio del 1937 non abitano più al 221B di Baker Street: sono due anziani gentiluomini di campagna, ritiratisi a vita privata nel Sussex. Altre persone sono entrate a far parte della loro cerchia: come il maggiore Steiner e sua moglie che, giunti in Inghilterra dalla Germania nazista, si occupano delle incombenze domestiche; o come il giovane Richard Green, la cui acuta intelligenza e il cui interesse per le scienze lo hanno reso quasi un discepolo di Holmes. Ma il suicidio del ragazzo, sconvolgente quanto inspiegabile, spezza il placido equilibrio della comunità. È tempo allora di rivestire i panni, mai realmente dismessi, dell’impareggiabile investigatore e del suo fidato compagno d’avventure. In un mondo sull’orlo della catastrofe, tra spie e complotti, dirigibili e armi chimiche, qualsiasi fatto può celare risvolti insospettabili e indagare è un dovere morale anche per amor di patria. Di fronte alle avvisaglie di una follia collettiva che metterà l’Europa a ferro e fuoco, il paladino della ragione non può che schierarsi in prima linea.
L’incipit della Premessa:
Seduto allo scrittoio, ho ancora i vestiti e le mani umidi di sangue, odore di fumo nei capelli e a stento mi riconosco nello specchio. Ma di lavarmi e cambiarmi d’abito per togliermi di dosso lo spavento delle ultime ore non mi passa nemmeno per la testa. Non c’è acqua che possa detergere la memoria, né sapone che smacchi la mente dalle immagini che ho visto, né camicia fresca di bucato che possa assorbire l’orrore come una benda assorbe il sangue.
Da giovane medico in Afghanistan di sangue ne ho pur visto, talvolta mi è parso di trovarmici immerso fino alle ginocchia. Adesso, per non impazzire, devo scrivere sulla pagina i miei sentimenti, o almeno provarci; riversare al di fuori e ordinare in parole, frasi, periodi tutto quanto è accaduto a me e ai miei amici. Forse questa tanto familiare attività della scrittura, questo mondo ordinato di tratti di penna, linee e punti regolati dalle leggi della grammatica, m’illuminerà con un barlume di ragionevolezza.
Io ho mentito.
Per prima cosa, mi corre l’obbligo di una confessione. Ti ho mentito, caro lettore; e l’ho fatto così tante volte che non provo nemmeno a contare le bugie che ti ho detto. Dapprima mi sono limitato a tacere alcune circostanze e poi, per mantenere quello schermo, ho dovuto omettere sempre più cose, che hanno finito con l’accumularsi. Sono stato costretto, ma può valermi come giustificazione? Non lo so; voglio che a giudicare sia tu. Aggiungerò solo che ho agito sempre per il bene del mio paese, per la sicurezza della mia famiglia e del mio amico e per la tranquillità del mio spirito. E se ho forzato la verità, se ho scelto di accantonare gli aspetti più delicati di qualche faccenda, ho poi sempre deciso, dopo attenta considerazione, di distruggere il manoscritto, o almeno di sigillarlo e seppellirlo fino al momento in cui nessuno avrebbe più potuto riceverne un danno.
Extra
Il volume è impreziosito dal saggio: Sherlock Holmes e lo Hindenburg di Luigi Pachì:
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