Con il “curioso” ed eccentrico investigatore John G. Reeder…
Vediamo subito questo curioso Mr. Reeder dagli spunti tratti lungo il racconto. Un “tizio dall’aria molto strana. Se uno come lui può fare il detective, allora c’è posto per tutti!” esclama un personaggio. La sua prima apparizione con un lungo pastrano, un cappello di feltro schiacciato che non toglie quasi mai (“Qualche volta a Natale” risponde in modo scherzoso) e guanti grossi e sformati. Al collo una notevole sciarpa gialla, scarpe pure grosse con la punta squadrata, al braccio un ombrello accuratamente chiuso nel suo fodero. Uomo metodico con un segreto senso dell’umorismo. Lui stesso ad un personaggio “Mio caro Gaylor, deve capire che io ho una mente criminale, in un certo qual modo. Vedo sempre il lato peggiore delle persone e delle azioni umane. E’ davvero tragico.” Lo stesso ispettore Gaylor, che segue il caso, ha sempre l’impressione che “sia lui stesso il colpevole del delitto, per tutto quello che sapeva.” Consapevole di avere una mente piuttosto maligna, distorta ed estremamente curiosa. Ammirato da tutti. Astemio, al massimo un’orzata.
Tale personaggio, ottimamente caratterizzato nella sua eccentricità, deve indagare su un omicidio, più precisamente di Walter Wentford, trovato di notte nelle vicinanze di Beaconsfield (si saprà che è stato bastonato e trascinato lì) da un poliziotto a cavallo e dall’avvocato Enward. Dal buio sbuca pure il nostro Reeder che stava appunto andando a fargli visita. Nel frattempo l’avvocato si accorge di avere del sangue sulla mano, anche se non ha toccato il morto, così come sulla manica del suo assistente. Inoltre, attaccate alla porta del cottage di Wentford nelle vicinanze, sono appese due carte, un asso di quadri che svolazza subito in terra e un asso di cuori. Dentro Reeder trova una donna straordinariamente bella, Margot Lynn, segretaria del morto. Cosa ci faceva lì? In seguito si scoprirà anche l’uccisione del poliziotto a cavallo…E tanto basta.
Una storia, siamo nel 1929, di tavoli da gioco, di bari, truffatori, di perdite cospicue, di soldi veri e falsi, di travestimenti, di belle donne ingenue e cattive, di uomini innamorati, di ironia e sorriso anche su narrazioni come questa. Alla fine, dalla relazione in corsivo dello stesso Reeder “Asso di quadri – Asso di cuori”, veniamo a conoscere tutta quanta la complessità della vicenda nei minimi particolari. Non sono un fan sfegatato di Wallace. Talvolta l’ho trovato geniale, più spesso frettoloso e tirato via. In questo caso la lettura è stata gradevole.
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