Paolo Roversi è tornato nel passato del suo personaggio, in quello che tecnicamente si definisce un prequel, termine usato nel gergo cinematografico per indicare un film che presenta dei personaggi e degli eventi di un film girato precedentemente al primo, ma fatto uscire dopo. Termine che in seguito si è esteso anche in altri settori artistici, anche nell'ambito letterario, a indicare un'opera che intende proporre gli antefatti di una storia facente parte di un ciclo.
È così che torna Enrico Radeschi, reporter free lance, detective, hacker informatico, autentico latin lover sfortunato in Vespa, che macina non solo chilometri, ma delitti e assassini. Il personaggio nato dalla intrigante, divertente e sarcastica penna di Paolo Roversi lo ritroviamo in questo romanzo Marsilio “La confraternita delle ossa”.
“La confraternita delle ossa” segue editorialmente ma precede letterariamente, a dieci anni di distanza “La marcia di Radeschi” (Mursia), “La mano sinistra del diavolo” (Mursia, premio Camaiore di Letteratura Gialla 2007), “Niente baci alla francese” (Mursia) e “L’uomo della pianura” (Mursia).
Lo scrittore mantovano torna al suo personaggio con una storia che inizia negli ultimi giorni del 2001 e racconta la prima vera indagine di Radeschi. Una indagine difficile per il protagonista, un tempo da impiegare in qualcosa in attesa di una sistemazione lavorativa in un quotidiano milanese, in una Milano ancora lontana dalla social mania e dagli smartphone che sarebbero sbocciati da lì a poco. Non un dettaglio da poco, all'interno del plot narrativo.
Una Milano, che si appresta, come al resto dell'Italia all'avvenimento storico- e ahinoi infausto- del cambio di moneta, da vivere in coda a un bancomat. Una coda, quanto mai profetica e allegorica, per un Paese che ormai è in coda a tutto da svariati anni.
Il primo snodo da cui si diparte tutta la vicenda è la misteriosa morte subito dopo Natale 2001 di un noto avvocato in piazza dei Mercanti, nel pieno centro di Milano. Unico apparente indizio, un astruso e incomprensibile disegno dipinto dalla vittima col proprio sangue.
Questo filone viaggia in parallelo con le vicende di una misteriosa femme fatale detta la Mantide che utilizza il suo sex appeal per sedurre e giustiziare giovani benestanti di una Milano che ha smesso da tempo di essere quella da bere…
Il fulcro dell'indagine, sposta le lancette del tempo fino al Medio Evo, fino a battere il tempo e il cuore di una misteriosa confraternita legata all'inquietante chiesa di San Bernardino alle Ossa che trae ispirazione da san Carlo Borromeo e persegue un disegno spietato per ristabilire l’ordine morale in una società giudicata corrotta.
Il plot è ambizioso e complesso, tanti personaggi in scena che costruiscono un mosaico all'apparenza slegato, ma che, pagina dopo pagina, finiscono con il trovare il giusto incasellamento. Una Milano ante-cyberlitteram peripla attorno alla storia come guardiano vigile, attento e solerte a intervenire. La forza del romanzo sta anche in questa alternanza realtà e finzione, dove i fatti di cronaca e fiction si mescolano in una scrittura agile con tocchi di ironia e che strappano più di un sorriso. È come osservare una Milano dipinta da Magritte.
Chiudendo di citazioni a metà…
E poi ci ritroveremo come la gente comune, a bere e guardare i fenicotteri rosa, senza like o mi piace, ma con un'esortazione nerd che non muore mai: “Usa la Forza, Radeschi.” Quella interiore e dell'intelletto.
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