«Mi chiamo Mathias Onaru. Negli ultimi anni mi sono dedicato a scrivere questo romanzo che ho perso».
«Come si intitola il libro?».
«Manca il titolo. Però c’è il mio nome. E una copertina nera».
«Ma scusi… se questo romanzo non esiste né su chiavetta né su mail né su carta… c’è una sola conclusione desumibile, allo stato attuale delle cose».
«Quale?».
«Questo libro non esiste».
Esce giovedì 7 luglio l'ottavo romanzo di Marilù Oliva, Questo libro non esiste, edito, nella collana Scatti, da Elliot. Prosegue la ricerca del tempo dopo Le Sultane (2014) e Lo Zoo (2015) e qui deflagra con un vero e proprio excursus terreno attraverso l'astrofisica. Non è un caso che il cognome di Mathias, Onaru, si legga al contrario Urano. Cosa succede se a un giovane aiutante aspirante scrittore viene sottratto il portatile dove lui custodiva il manoscrittto che non aveva mai inviato a nessuna via mail né salvato su chiavetta? Succede che Mathias, questa la vittima dell'assurda situazione, prima si dispera, poi decide di fare la spola tra gli editori cui aveva spedito il manoscritto. Durante questa ricerca capita il patatrac: un omicidio in cui lui viene invischiato. Sarebbe tanto facile perdersi d'animo, ma Mathias ha sempre il suo firmamento cui fare appello:
Quando studi il cielo, quando ti tuffi nel cielo, intendo, capisci che non ha più senso consumarsi nel nostro sbalordimento, perché un giorno trapasseremo. Non conta la vita o la morte, in quella dimensione spaziale impiallacciata di vuoti e di spilli sfavillanti, di nebulose, di scie di gas, di spirali rosee che ruotano come trottole. Il pensiero che scompariremo lascia il posto alla contemplazione e a una cocente visione dove tutto risplende nella propria evidenza, senza scomodare divinità, senza appellarsi a ulteriori indagini o anatemi, tutto è lì, terribilmente lontano eppure dentro ai nostri occhi, quindi, in un certo senso, siamo anche noi: corpi celesti ormai scomparsi che però continuiamo a vedere attraverso i riflessi. Ultraspazi, galassie procaci, novae, protostelle e un buio, quello pesto, di cui sappiamo davvero ben poco.
Nel mentre, le incertezze esistenziali gli rendono più faticose alcune antiche nevrosi: quella del tempo, suo demone consolidato, e quella del ricordo assillante del nonno, l'uomo che l'ha cresciuto tra rimproveri e oppressioni, che gli ha perfino impedito di realizzare il suo sogno di diventare astrofisico. Mentre le indagini proseguono, la figura del nonno emerge sempre più attraverso i flashback che ricostruscono, man mano che il romanzo procede, la sua più impegnativa missione, costruire una macchina del tempo: le quattro parti in cui è diviso il romanzo costituiscono i dispositivi necessari alla sua realizzazione. Il protagonista non riesce a trovare una stabilità esistenziale né sentimentale – in bilico tra diverse presenze femminili, da cui, in qualità di dongiovanni, si sente irrimediabilmente attratto. Durante tutto il romanzo, le impellenze restano: afferrare il tempo che fugge, realizzare la macchina del tempo e recuperare il libro perduto (le tre cose, si scoprirà, hanno un legame profondo), nonostante a un certo punto il protagonista rischi di credere all’accusa che ogni tanto gli viene rivolta da chi lo ritiene un impostore: “Questo libro non esiste”.
Marilù Oliva è nata a Bologna, dove insegna lettere alle superiori. Oltre alla Trilogia della Guerrera, ha scritto per Elliot Le Sultane (2014) , Lo zoo (2015) e Questo libro non esiste (2016). Nel 2016, per LiberAria Editrice, è uscito un young adult, La Squola. Si occupa di questioni di genere e ha curato l’antologia Nessuna più – 40 autori contro il femminicidio, patrocinata da Telefono Rosa. Collabora con riviste letterarie online ed è caporedattrice diLibroguerriero. Il suo sito è www.mariluoliva.net
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID