Da alcuni giorni è nata una nuova collana di storie “misteriose” dal titolo intrigante: M-Files.

A differenza però dei celebri X-Files che cita, si parla di “casa nostra”: storie misteriose nell’Italia del primo Novecento.Per capire meglio questa novità, mi sono rivolto agli autori: Giulio LeoniEnrico Luceri e Massimo Pietroselli.

Per iniziare, chi sono gli autori che hanno avuto il coraggio di raccontare gli eventi più misteriosi del Ventennio italiano?

Enrico Luceri. – Per una collana che punta a narrare storie avventurose in cui prevalgono il mistero, l’intrigo, l’inganno, lasuspense e anche l’irrazionale, vero o apparente che sia, ci volevano delle menti diaboliche!L’idea di M-Files è scaturita dalle tante discussioni tra tre amici,Giulio LeoniMassimo Pietroselli e me durante una cena, o forse era una gita, o una passeggiata. Siamo tutti appassionati di letteratura di genere, ma con un deciso coté misterioso, bizzarro e inquietante. Con una grande ammirazione per serie televisive come X-Files o Ai confini della realtà, oltre naturalmente a un certo gusto vintage, per la TV e il cinema della Golden Age.

Perché oltre che colleghi, siamo tre amici che condividono in larga parte interessi e passioni, e ci frequentiamo  abitualmente anche per il piacere di trascorrere del tempo insieme, spesso cazzeggiando davanti a una buona tavola. Interessi, passioni, conoscenza e curiosità comuni che spesso ci scambiamo e che sotto la spinta della fantasia si sono fusi, generando la trama di M-Files, i personaggi, l’atmosfera dell’epoca e molti altri espedienti narrativi che saranno presentati nel corso degli episodi della collana.Ma credo che la spinta decisiva alla nascita di M-Files sia dovuto al fatto che noi tre siamo spettatori attenti della realtà che ci circonda, vista sempre con ironia e disincanto, convinti che il presente sia influenzato da aspetti oscuri e inquietanti del passato, mai studiati fino in fondo. Come quelli che abbiamo voluto narrate negli M-Files, e speriamo che il pubblico li legga con la stessa passione e interesse che abbiamo messo noi nello scriverli.

Agli X-Files televisivi credono tutti con un occhio solo, ma con gli M-Files c’è da chiudere entrambi gli occhi… dalla paura! Sono tutte storie vere, dobbiamo preoccuparci?

Giulio Leoni. – Ma naturalmente, caro Lucius! Tutto verissimo! A parte gli scherzi, io sono stato un fan degli X-Files sin dalla loro prima apparizione da noi, nel lontano 1994. E da sempre ho avuto in mente di realizzarne una versione italiana, che conservasse quel fascino e atmosfere che hanno fatto amare l’originale, ma calati in un contesto nazionale. Fenomeni paranormali, stranezze, mostri, scienza di confine, insomma tutto quello splendido bric-à-brac che fa impazzire noi amanti del pulp e della narrativa di genere.

M-files è dunque esplicitamente ispirata alla famosa serie americana, con echi anche di altre meravigliose serie come Twilight Zone o Outer limits. Non si tratta però di una parodia, e nemmeno di un copia e incolla realizzato in fretta. Proprio per questo, e per evitare con cura ogni possibile scivolata nel folklore o peggio ancora nel giallo strapaesano a carattere regionale, si è pensato di retrodatare le vicende agli anni Trenta. Un’idea subito piaciuta agli altri due avventurieri dell’impresa, tutti segnati dall’amore per il vintage e il giallo d’epoca. Quanto alla M, be’, c’è da chiederselo? Casi inquietanti, ai limiti della scienza conosciuta. Perché l’Italia tra le due guerre, sotto la coltre rasserenante delle veline ministeriali e dei telefoni bianchi, era davvero piena di misteri.

Nel ’33 un’astronave cadde vicino Varese? E Marconi, che forse nel ’21 aveva intercettato dei messaggi radio da Marte, mise a punto il raggio della morte? È vero che il generale Nobile si spinse verso il polo alla ricerca dell’accesso al regno sotterraneo di Agharti? E dove finì il ventiseiesimo aereo della trasvolata di Balbo, sparito in mezzo all’Atlantico? Chi era il misterioso giocatore che a Venezia fece saltare il banco sette volte, prima di sparire con il suo incredibile metodo, e a chi apparteneva il sommergibile privo di insegne che in quegli anni assaltava le navi nel Tirreno? E il chimico Varilov, riparato in Italia dalle purghe staliniste, che produce un oro artificiale in grado di ingannare anche i tecnici della Banca d’Italia? C’era una setta neopagana dietro l’attentato a Mussolini del ’31? E le ricerche genetiche per il miglioramento della razza, che fecero inorridire Agostino Gemelli? E… insomma tanti X-Files nostrani, o appunto M-Files, visto il contesto.Un’Italia lontana ma anche vicinissima, per tanti aspetti. In quel periodo infatti, sotto la coltre rassicurante della censura e dei telefoni bianchi, il nostro paese era attraversato da enormi tensioni politiche, economiche e sociali. Sono gli anni della grande modernizzazione, ma anche quelli in cui il Regime si consolida e si prepara ad uscire dai confini nazionali, in cui l’Italia è al centro di un’intensa attività diplomatica e spionistica. Un panorama ricchissimo dal punto di vista narrativo, in cui convivono aerei moderni e carri a cavalli, treni veloci e biciclette, le prime Mille Miglia e superstizioni ancora medievali.

L’idea quindi di affidare a Guglielmo Marconi il compito di coordinare questo gruppo di investigatori è legata ovviamente sia alla notorietà del personaggio, sia all’alone di leggenda che ha sempre accompagnato la sua figura. Leggenda frutto della suggestione delle sue invenzioni, ma anche delle voci circolate intorno a lui: dalla presunta intercettazione di segnali provenienti da Marte, alla realizzazione del terribile raggio della morte dei suoi ultimi anni. Per non parlare poi del Gabinetto RS33, il gruppo di scienziati da lui diretto per l’investigazione di un presunto ufo-crash nella pianura Padana.

C’è da credere allora alle avventure dei nostri? Assolutamente sì, Abbiamo ricevuto informazioni certe e dettagliate, direttamente dal ministero degli Interni dell’epoca!

Chi erano i giovani agenti della sezione speciale RS-33 e come avete trovato le loro storie?

Massimo Pietroselli. – Caro Lucius, non sei il solo che con l’istinto del “cercatore” butta sempre un occhio ai cassonetti della carta. Lo faccio anche io, e l’anno scorso l’ho fatto una sera, durante una passeggiata mentre ero in vacanza in un paese delle Cinque Terre. Lì ho trovato, in un cartone, oltre sessanta fascicoli della Nerbini, che negli anni ’30 alimentava l’immaginario popolare stampando le avventure di Buffalo Bill, Petrosino, Nick Carter e Lord Lister, tra gli altri. Tra questi fascicoli, c’erano anche alcune avventure di una serie di cui né io, né i miei amici avevano mai sentito parlare: “Gli agenti segreti di Marconi”.

Da quello che abbiamo appurato, si tratta di un pulp italiano uscito nel ’34 e proseguito forse nel ’35, pubblicato dalla Casa Editrice Galba, con sede a Roma. Di questa Galba non abbiamo scoperto altro. Forse si tratta di una delle tante piccole stamperie che cercavano di sfruttare il successo della Nerbini.I numeri in mio possesso consentono di stabilire che ne siano usciti almeno 24 numeri: tuttavia, i fascicoli non riportano data, periodicità né, ovviamente, il nome degli autori degli episodi. Nel formato erano identici agli altri pulp della Nerbini stile “Petrosino”: ogni storia era completa e si sviluppava in sedici pagine stampate a doppia colonna. Una differenza stava nel fatto che nei fascicoli di “Marconi” c’era ogni tanto un’illustrazione interna, in bianco e nero, che da quanto abbiamo potuto appurare era in realtà ripresa dagli analoghi pulp americani, di cui certamente la casa editrice era a conoscenza.Quel che differenzia questo periodico dagli altri è la tematica: non ci risulta che esistano altri pulp del tempo che trattino temi spionistico-fantascientifici come accade in “Marconi”. Altra cosa davvero particolare è il fatto stesso che il premio Nobel, e accademico d’Italia nonché punta di diamante del Regime, venga utilizzato in una pubblicazione popolare.Inoltre, negli episodi si evoca chiaramente la struttura del Gabinetto Ricerche Speciali 33, costituito nel 1933 per indagare su un presunto aeromobile caduto in alt’Italia e diretto appunto da Guglielmo Marconi, sia pure senza citare sigle né riferendosi all’aeromobile misterioso.Ora, questo è di per sé un fatto piuttosto inconsueto: come è possibile che una Casa Editrice di letteratura popolare italiana negli anni ’30 produca una serie: 1) di genere fantascientifico o comunque fantastico; 2) citando esplicitamente Marconi in copertina; 3) dimostrando di essere a conoscenza di argomenti (l’RS-33) di cui si è venuti ufficialmente a sapere decenni dopo la caduta del Fascismo?Queste anomalie sono forse la causa del fatto che, con ogni verosimiglianza, “Gli agenti segreti di Marconi” hanno cessato le pubblicazioni dopo pochi numeri? E che non siano più state ristampate, come se fossero state sequestrate dal Regime? Questo vecchio pulp e la misteriosa casa editrice costituiscono un ulteriore mistero, degno di un M-File! Singolare coincidenza, proprio perché in quel periodo stavamo mettendo a punto le linee generali della serie! Abbiamo subito interpretato questo ritrovamento come un perfetto esempio di sincronicità, per dirla con Jung. Personaggi e ambientazioni ricordavano da vicino proprio tutto quello cui avevamo pensato. In alcuni casi, come nel terzo episodio “Il sussurro del demonio”, abbiamo ripreso la trama stessa dell’originale, sia pure adattandola alla nostra storia, in altri casi abbiamo conservato il titolo, e così via. Abbiamo però preferito non soffermarci più di tanto sul misterioso Gabinetto RS-33, storicamente controverso e narrativamente già sfruttato, per costruire una “nostra” Sezione M che ci consentisse una maggior libertà.

In che formato usciranno le storie?

Giulio Leoni. – M-Files è il primo tentativo di serie totale, cross-mediale come si dice: esordirà come collana di racconti, ciascuno realizzato da uno “sceneggiatore” diverso, e non è affatto escluso che ai Tre Moschettieri iniziali se ne aggiungano altri, cui possa piacere il canone della vicenda. Nell’immediato i primi episodi compariranno come e-book, e sono in corso trattative per l’edizione cartacea. Ma il format è pensato anche per una versione grafica, una web-serie ecc. Al momento stiamo lavorando anche su un esperimento cui tengo particolarmente, ritentare la vecchia formula del radiodramma. Insomma, ne vedrete delle belle!

Ringrazio tutti per la loro disponibilità e ricordo il link Amazon.