Richard Matheson è un nome molto noto ai lettori di fantascienza o di quel genere letterario che non so identificare se non come “Twilight Zone”, visto che l’autore scriveva per la celebre serie Ai confini della realtà. Ma scriveva anche per i telefilm presentati da Alfred Hitchcock e questo testimonia un altro genere amato da Matheson: il noir.Sicuramente non è a questo genere che l’autore deve la sua fama, e lo dimostra il fatto che dopo gli anni Cinquanta i suoi romanzi neri sono quasi dimenticati: ci vorrà l’antologia Noir degli anni Ottanta (ripresentata ora per intero in Italia) per ricordare il suo periodo “pulp”, quando i suoi romanzi venivano venduti per pochi spicci… anche in Italia!Ma andiamo con ordine.
Il primo romanzo, Someone is Bleeding, ha avuto decisamente più fortuna rispetto agli altri due. Appare in volume nel 1953 e poi nell’ottobre ’55 Matheson lo “restringe” per trasformarlo nel raccontoThe Frigid Flame, apparso su “Justice” e poi raccolto nell’ottima antologia del 1997 American Pulp (Mondadori 2001, Traduzione di Annalisa Carena). Fanucci recupera il romanzo originale nel 2007 e lo pubblica come Ricatto mortale (traduzione di Simona Fefè) ed ora lo fa ritradurre da Stefano A. Cresti con il titolo Qualcuno si agita.
La trama è davvero un “classicone”. È la storia infinita di un uomo che si innamora di una donna sbagliata, dal passato tormentato col brutto vizio di non lasciarla cambiare vita. La classica storia della discesa all’inferno di un amore malato impossibile da estirpare, di una femme fatale votata alla distruzione degli uomini che l’amano.Il protagonista è David Newton, un romanziere che si innamora di Peggy, una ragazza che è chiaro sin da subito aver avuto un passato burrascoso, ma al cuor non si comanda ed inizia una storia che cessa ben presto di essere “normale”. C’è un avvocato, Vaughan, che è molto protettivo nei confronti della donna e mette subito in guardia David: Peggy è una donna fragile che ha ucciso il suo primo marito.Ovviamente ogni verità può essere distorta, soprattutto quando ci sono altri interessi in ballo, e David è pronto a difendere Peggy fino all’inferno… anche quando l’uomo che una notte l’ha aggredita viene trovato ucciso.Una storia nerissima dai continui risvolti che non poteva intrigare i francesi, grandi estimatori del “noir”. Pubblicato già nel 1955 dalla blasonata Gallimard con il titolo Les seins de glace (traduzione di F.M. Watkins) la storia arriva al cinema nel 1974 con il film omonimo di Georges Lautner, giunto subito in Italia con il ridicolo e fuorviante titolo Esecutore oltre la legge.
L’assurdo titolo italiano si spiega con il fatto che i distributori volevano dare agli spettatori un film d’azione con Alain Delon, messo bene in mostra in tutte le locandine, invece il film era qualcosa di completamente diverso.Il celebre Lautner (regista e sceneggiatore) mette mano al testo di Matheson e trasforma il romanziere David Newton in François Rollin (interpretato dal bravo Claude Brasseur), autore di radiodrammi che incontra la bionda Peggy (Mireille Darc) e se ne innamora, malgrado venga messo in guardia dall’avvocato Marc Rilson (Alain Delon). Il tono frizzante con cui inizia il film rende ancor più duro il passaggio alla parte nera.La partecipazione di Delon al film è minima, la storia segue abbastanza fedelmente il romanzo di Matheson tranne nel finale (che non svelo), ma che è diametralmente opposto a quello letterario… e solo nel fotogramma finale si spiega (vagamente) il ridicolo titolo italiano.
Risale di nuovo al 1953 anche il secondo romanzo, Fury on Sunday, che già la Fanucci ha presentato nel 2009 come Tre ore di pura follia (traduzione di Rosangela Bonsignorio) e che qui fa ritradurre al citato Cresti con il titolo Domenica di rabbia. Nel 1971 questo romanzo, con il titolo Jour de fureur e la traduzione del consueto F.M. Watkins, finirà nella celebre “Série Noire” (Gallimard) e Matheson cercherà di portare il soggetto al cinema, senza riuscirci.
Protagonista è Vincent, un uomo che ha subìto un torto da persone che credeva amiche e che è stato tradito da Ruth, la donna che amava e che gli ha spezzato il cuore sposando il suo migliore amico. Non possiamo biasimare Vincent se ha maturato del rancore verso persone che credeva vicine, anche perché – come se non bastasse – Vincent non può più suonare il pianoforte: aveva un bel futuro come pianista, davanti, ma un incidente gliel’ha strappato via.Vincent non ha più nulla, ha solo tanta buona musica in testa che suona tra sé e sé agitando una mano. È l’unica consolazione rimasta all’uomo durante le sue lunghe giornate al manicomio… Perché Vincent è un pazzo: un pazzo pericoloso con manie di persecuzione.Evaso dal manicomio avrà solo poche ore per pareggiare i conti con gli amici di un tempo e riabbracciare la donna che ama: e se per raggiungere questo scopo dovrà fare un bagno di sangue… non c’è problema.
Matheson si dimostra abile nel tessere una trama ad orologeria che non lascia un attimo di respiro, ma l’apoteosi di questa sua tecnica “mozzafiato” è proprio il suo romanzo meno noto e meno ristampato: Ride the Nightmare, il terzo ed ultimo (e migliore) di questa antologia, reso con il semplice titolo Incubo. Paradossalmente è il primo dei tre ad essere uscito in Italia, nel 1960, come Cavalca l’incubo (“I Gialli Ponzoni” n. 34) ma quelle vecchie pubblicazioni rimangono rarità per collezionisti… Nello stesso 1960 la Gallimard lo presenta come De la part des copains, tradotto da Bruno Martin per la collana “Poche Noire”.
È una serata come le altre in casa Martin, quando lo squillo di un telefono preannuncia disgrazie: la voce di un uomo sgradevole vuole parlare con Chris Philipps, e la moglie Helen non riesce a convincere l’interlocutore che ha sbagliato numero, che quella è casa Martin.Alla fine aveva ragione l’uomo, che si presenta in casa e minaccia Chris con una pistola: ma come, non ha detto alla moglie che è un rapinatore di banche ricercato?
Chris ha cercato di cambiare vita e per quindici anni c’è riucito. Ha sposato Helen, una brava donna, ed insieme hanno avuto una figlia, Connie. Hanno un negozio di musica e vivono il sogno americano… peccato però che sia tutto basato su una menzogna: Chris Martin non esiste, è solo una finzione.Quando il malvivente minaccia la figlia, Chris lo aggredisce e lo uccide: ora sta alla moglie Helen decide se chiamare la polizia, e distruggere la loro vita, o aiutarlo a sbarazzarsi del corpo e cercare di continuare la vita di tutti i giorni.
Il passato non è facile a morire, così arriveranno gli altri due ex complici di Chris, scappati di galera, che ricattano l’uomo per avere soldi con cui pagarsi la fuga oltre confine. Inizia un gioco spietato di equilibri criminali, di ricatti e violenza, di alleanze e tradimenti che renderanno infernale la trama.
Matheson nel 1962 trasforma il proprio romanzo in sceneggiatura per l’episodio Gli amici ritornano (1×11) della celebre serie televisiva “L’Ora di Alfred Hitchcock”.
Hugh O’Brian e Gena Rowlands interpretano i coniugi Martin che si vedono crollare addosso il passato di lui, e la regia di Bernard Girard rende l’episodio oscuro e nerissimo, sottolineando alla perfezione il contrasto tra la vita precedente dei due personaggi e quella attuale, crollata nel baratro del nero.
Di nuovo i francesi si interessano alla trama nerissima e nel 1970 una co-produzione franco-italiana porta al cinema De la part des copains di Terence Young. Il titolo italiano è l’evocativo L’uomo dalle due ombre.Stavolta tocca a Charles Bronson e Liv Ullmann interpretare i coniugi Martin – anche se diventano Joe e Fabienne – affrontare gli uomini spietati del passato di lui, uno dei quali interpretato dal mitico James Mason.Il tono del film è molto meno nero del romanzo e dell’episodio hitchcockiano, assomigliando più ad uno dei film d’azione con Bronson tipici dell’epoca: comunque la storia funziona anche se riadattata per il cinema da un team di sceneggiatori “d’annata”. (Tra di loro c’è Jo Eisinger, che ha iniziato la carriera con il film Gilda del 1946!)
Tre romanzi d’altri tempi, dunque, di quegli anni Cinquanta che anche in Italia volevano dire “storie criminali”.Nei primi due titoli Matheson è quasi costretto ad inserire elementi forti per dare soddisfazione a chi spendeva 25 centesimi: donne svestite costrette a subire violenza anche per giustificare le immagini di copertina. Nel terzo la violenza diventa più psicologica, con meno effetti pulp e più situazioni “criminali”, ma tutti e tre i romanzi sono accomunati… dalla musica!
Il romanziere David Newton conquista Peggy perché condivide con lei la passione per la musica classica (“la buona musica”), il pazzo Vincent ha la mente piena di brani classici che “esegue” battendo con la mano sulla gamba e infine Chris Martin è titolare di un negozio di musica.Non stupisce questa passione di Matheson, perché la musica classica – che alcuni trovano impropriamente “rilassante” – è un ingranaggio dove ogni elemento è efficace nel punto esatto in cui viene posto, è un alternarsi continuo di tensione e rilassamento, di colpi di scena e svolgimenti armonici. Insomma, è come uno scritto di Richard Matheson.
Sebbene dunque nessuno dei tre romanzi dell’antologia Noir sia inedito – anche se sfido chiunque a trovare una copia di Cavalca l’incubo! – rimane una splendida lettura per gustare appieno la “deriva nera” di un autore diventato celebre per la fantascienza.
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