Siamo un po’ tutti cuccioli…
Ultimi ricordi che sfrecciano nella mente. Poi un laccio che si stringe al suo collo di giovane domestica ucraina. La figlia appena nata viene abbandonata vicino ai cassonetti della spazzatura. Un ragazzino chiede aiuto. Hanno rubato il suo cane, così come è successo a tanti altri randagi.
Ecco due storie, due casi da risolvere per i Bastardi di Pizzofalcone: Luigi Palma, Giorgio Pisanelli, Giuseppe Lojacono, Francesco Romano, Ottavia Calabrese, Alessandra Di Nardo, Marco Aragona, ognuno con il suo bravo soprannome. Tutti insieme e tutti soli con il proprio destino.
Quando si apre un libro di Maurizio De Giovanni sicuro che si incontra il pathos e la commozione. E le vicende esterne si intrecciano indissolubilmente con quelle interne dei personaggi, con le loro storie, i loro crucci, i loro problemi: il dolore e la rabbia per la persona amata che se ne è andata via; l’impossibilità, per un verso o l’altro, di non poter manifestare la propria passione, sia etero che omosessuale; la scoperta di una cruda realtà; la sensazione di essere soli in un mondo che non si vuole più; lo scontento di chi si sente penalizzato e vive in un suo percorso di fantasia; la mancanza di stimoli che porta ad una routine sciatta e priva di mordente. Storie individuali e di un quartiere che replica in piccolo le anime della metropoli, dove tutti sanno di tutti, le attività oscure e illecite, il senso forte della famiglia, le rivalità, le crisi, le solitudini, le depressioni, i traffici loschi e i delitti (vedi l’influenza di Ed McBain).
Si indaga a tutto campo tra i vicoli della città sulla vita della povera ragazza vista insieme ad un uomo grande e grosso dai modi aggressivi. Di mezzo, sulla scena del crimine, un pregiudicato della malavita e una coppia di sposi da cui Lara aveva imparato a ricamare.
Alla fine occhio alla domenica sera che può essere buona o cattiva “lasciando segni indelebili sulle anime, sui cuori”. Ed è proprio la domenica sera che si riannodano e ricongiungono i fili della vicenda che vede come protagonisti i nostri Bastardi di Pizzofalcone arrivati, in parte, a rimpiazzare alcuni colleghi corrotti. Ognuno, ripeto, con i suoi crucci, con le sue paure, con le sue speranze, con le novità che si presentano all’improvviso a creare un sorriso o un’ombra di dolore.
Quando si apre un libro di Maurizio De Giovanni fatale che si incontri il pathos e la commozione. Ogni volta cerco di beccarlo in castagna su quella che io definisco “ampollosità sentimentale”, o, per essere più chiari, “pallosità sentimentale”, una sequela di languido, viscido sentimentalismo tipica di certi romanzetti ammosciati, ma mi sfugge sempre come un’anguilla. E, anche nei momenti più scivolosi, nei momenti in cui l’autore tamburella di continuo su alcune parole chiave, riesce a rimanere abbarbicato al sentimento più forte, genuino e sincero dell’esistenza umana.
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