Arrivano i nostri!...
C’è di tutto e di più in questa lunga catena di racconti: varietà di trame e personaggi, di stili (troviamo pure il dialetto), di atmosfere, di ambienti e del tempo stesso (si va dal 1687 ad oggi). Non ci si fa mancare niente. Si parte dal classico delitto in ascensore (questa volta di cristallo) dove scende la vittima, da sola naturalmente, infilzata da una katana e ci si immerge in un mondo di trucidi delitti. Tanto per portare altri esempi ribecchiamo il nostro Sebastiano “Bas” Salieri alle prese con omicidi truculenti in una regione cosparsa di superstizione e streghe. E ribecchiamo pure monsignor Attilio Verzi, dotato di un odorato miracoloso, alla caccia di un giovane miliziano (siamo nel 1846) sparito nel nulla e che incarna un problema di grande attualità. Se ci si sposta di qualche anno (1884) eccoci a Napoli dove lavorano l’agente Serra e il commissario Veneruso. Morta stecchita per avvelenamento la signora Silvana, moglie del conte Carangiolo. Sola con la suocera, la vecchia contessa Carangelo, che non si muove da più di dieci anni. E allora?
E allora misteri su misteri, teste mozzate, corpi che volano nel vuoto, colpi di pistola e di forbici, tradimenti, vendette, sparizioni come quella della figlia di Cardosa a Marsiglia, polizia marcia, citazioni di libri e canzoni, riecheggiamento di film famosi e, occhio a chi porta le pizze!. Commissari maschili e femminili conosciuti e meno conosciuti, detective privati con le loro manie e con tutto il contorno necessario di personaggi standard a creare contrappunti seri e ironici.
Accanto alla paura, all’ansia, al tremore che coglie improvviso, il dubbio, l’assillo, il lavorio delle cellule grigie, il movimento anche crudo al bisogno, il colpo a sorpresa, la luce che si accende improvvisa, gli amori, le passioni, gli odi, l’attimo di raccoglimento sulla vita. Una alternanza di soluzioni che rendono l’antologia appetibile per qualsiasi lettore. E l’ultimo racconto, ambientato nella Germania del 1944, ne è come il classico suggello.
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