Nella prefazione a “Legion”, prima antologia che raccoglieva dieci racconti di altrettanti scrittori di romanzi di spionaggio italiani, uscita nel 2008 come numero speciale della collana della Arnoldo Mondadori Editore dedicata al thriller, al noir e al giallo d’azione, Segretissimo, il curatore Fabio Novel auspicava che iniziative come questa non rimanessero casi isolati.

Così fortunatamente è stato e, a sette anni di distanza dalla precedente, è uscita nelle edicole “Noi siamo legione”, seconda pubblicazione che raccoglie testi di narratori di spy — story del bel paese decisamente diversi tra loro per stili e personalità ma uniti in una sorta di spirito comune che hanno costituito un gruppo denominato, con un appellativo un po’ goliardico, Segretissimo Foreign Legion.

Tra gli intellettuali coinvolti figurano oltre ai veterani Secondo Signoroni, Sergio Altieri, Stefano Di Marino, Giancarlo Narciso, Gianfranco Nerozzi, Claudia Salvatori e Andrea Carlo Cappi, le nuove leve Kevin Hochs e Rey Molina, pseudonimi dietro i quali si nascondono Enzo Verrengia e Andrea Franco, ed Errico Passaro.

Il tutto, ancora una volta, introdotto da una prefazione di Fabio Novel che ha coordinato gli autori con estrema professionalità dando vita ad un prodotto molto bello e di sicura presa sul lettore.

Qui di seguito le persone che compaiono nel progetto hanno voluto farmi il piacere di rispondere ad alcune domande che gli ho posto.

Quindi, senza perdere altro tempo, lascio loro la parola.

Fabio Novel
Fabio Novel

Fabio Novel è nato nel 1966, a Trieste.

Ha viaggiato con passione, soprattutto nel Sud Est Asiatico, che ha omaggiato nel suo romanzo d’esordio, lo spy/SF thriller “Scatole siamesi” edito da Nord nel 2002 e da DelosBooks nel 2010.

Ha pubblicato narrativa breve per varie antologie, tra cui “Professional Gun” di Mondadori, “Gli occhi dell’Hydra” di Domino, “L’ombra della morte” di Curcio, “Capacità nascoste – La prima antologia “diversamente” thriller” stampata dalla milanese No Reply, “Il magazzino dei mondi 1 e 2”, “365 racconti erotici”, “365 racconti horror,” “365 storie sulla Fine del Mondo”, “365 storie d’Amore” e “365 racconti di Natale”, testi della DelosBooks.

Suoi racconti sono apparsi in Segretissimo, nel Giallo Mondadori, nella rivista Writers Magazine Italia.

È stato tra i premiati al concorso Parole per strada sia nel 2011, dove ha partecipato con “Il Pinocchio perduto”, che nel 2012 con “Arun”.

In ebook, ha proposto il western “L’uomo che uccise Texas Jones” e lo spy noir “Fiori per Diana” per MilanoNera, “Phuket inferno” per Delos Digital e altre storie di vario genere, oltre che una raccolta di poesie (1987-1992) e la pseudo-biografia umoristica “Il Vate dell’Eros”.

Per la collana Segretissimo Mondadori, ha curato le antologie “Legion” e “Noi siamo Legione”, speciali dedicati alla spy fiction italiana.

Attivo anche sul fronte saggistico, ha partecipato alla stesura del DizioNoir, DelosBooks, firmato articoli per pubblicazioni di settore, tra cui la Writers Magazine Italia e collaborato con vari siti web come: ThrillerMagazine, FantasyMagazine, Fantascienza.com, il Segretissimo Mondadori Blog e Il Giallo Mondadori Blog.

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Nasco, risiedo e lavoro a Trieste.

Sono un professionista nel settore Formazione & Sviluppo.

Le mie grandi passioni?

La lettura, il viaggio e la scrittura.

Pur con delle preferenze, resto un lettore piuttosto onnivoro; il che, oltre che nelle mie collaborazioni saggistiche, si riflette pure nel mio modo di essere narratore: infatti, mi metto in gioco su più generi, talvolta commisti.

Quando scrivo narrativa, esigo da me stesso la cura della forma, ma non permetto che tale attenzione prevalga sull’emozione, che devo provare, e fare assolutamente in modo che fluisca sempre nel lettore.

Voglio che nei miei testi scorra linfa vitale.

Il mio esordio in libreria è avvenuto svariati anni fa, con un romanzo per la Nord, ma ho trovato poi una dimensione ideale nel racconto, breve o lungo, che tra l’altro mi consente dinamicità rispetto alla gestione del risicato tempo libero.

Comunque, salvo imprevisti, entro l’anno dovrebbe andare in pubblicazione anche un nuovo romanzo.

Perché sette anni dopo l'uscita del primo volume, che raccoglieva racconti di genere spionistico italiani, si è sentita l'esigenza di pubblicarne un secondo?

Perché pensi che sia stato utile riproporre un progetto del genere?

La logica di questo speciale antologico è insieme quella di premiare con un secondo volume celebrativo i nostri lettori più affezionati e nel contempo generare una presentazione delle varie serie ai lettori potenziali, agli occasionali o a quelli che seguono solo uno o alcuni dei protagonisti di collana.

Inoltre, come spiego anche nell’introduzione al volume, le occasioni per leggere spy fiction nella misura della narrazione breve non sono molte.

Antologie di questo tipo, sia di autori vari che di singoli, sono rarità anche a livello internazionale.

Segretissimo, se non altro, propone testi brevi in appendice ad alcuni volumi che escono in edicola.

Eppure, anche i racconti hanno un valore narrativo inestimabile.

Ancor di più se consideriamo quanto può essere difficile incastrare nel breve tutti gli aspetti propri dello spionaggio.

Le motivazioni che hanno spinto a pubblicare “Noi siamo Legione” sono in realtà le stesse motivazioni che, nel 2008, portarono in edicola il primo speciale “Legion”.

Quel volume funzionò molte bene, i lettori apprezzarono.

Quindi, sì, sicuramente tutti avremmo sperato in un secondo appuntamento.

Per questo si è iniziato a ventilare concretamente la possibilità di una Legion II appena verso la fine del 2012.

Considerando che gli slot di pubblicazione di volumi “speciali” sono purtroppo limitati, direi che arrivare in edicola nel 2015 è stato comunque un bel risultato.

Rispetto alla scorsa antologia della Segretissimo Foreign Legion, appellativo un po’ goliardico che individua un gruppo di scrittori del bel paese decisamente diversi tra loro per stili e personalità ma uniti in una sorta di spirito comune, in questo tomo non ritroviamo testi di Tito Faraci, Franco Forte e Massimo Mazzoni ma sono presenti elaborati di Rey Molina, Errico Passaro e Kevin Hochs.

Puoi raccontarci come si è arrivati alla scelta dei nuovi autori da coinvolgere?

Franco Forte ha preferito mettere in ibernazione il suo serial, STAL, nel momento in cui ha preso le redini come editor della collana, per evitare delle possibili conflittualità d’interesse.

WADE, il personaggio proposto a suo tempo da Tito Faraci all’allora editor Sergio Altieri, era stato battezzato con l’episodio pilota proprio in Legion.

C’era un bel progetto seriale dietro.

Poi, purtroppo, Tito è rimasto, felicemente, imbrigliato nei suoi sempre più articolati impegni fumettistici, essendo in primis un eccezionale soggettista e sceneggiatore di comics.

L’ultimo romanzo pubblicato da Massimo Mazzoni, come Frank Ross, in Segretissimo risale al 2006.

Non è quindi attivo da tempo nella nostra legione straniera.

Magari in futuro tornerà, chissà...

Kevin Hochs e Rey Molina, pseudonimi dietro i quali si nascondono Enzo Verrengia e Andrea Franco, ed Errico Passaro sono invece autori che, tra il 2008 e oggi, hanno inaugurato nuove serie, attualmente attive nel palinsesto.

Quando abbiamo cantierato l’antologia, qualche anno fa, il criterio di scelta è stato quindi, ancora una volta, quello di coinvolgere gli autori al momento in azione.

Le storie presenti nel libro sono tratte dai rispettivi serial ideati dagli autori per Segretissimo.

È un caso o c'è stata una richiesta precisa?

Sì, schierare i rispettivi personaggi era uno dei pochissimi parametri da rispettare.

Le ragioni sono quelle spiegate in una risposta precedente.

Certo, mi piacerebbe avere la possibilità di curare, o parteciparvi da scrittore, anche un’antologia di spy fiction libera dal vincolo del protagonista seriale, però nel caso di Segretissimo la scelta operata era oggettivamente un must.

Soprattutto, c’era aspettativa in tal senso da parte dei nostri lettori più affezionati.

Come hai affrontato il tuo mandato di curatore di Noi siamo Legione?

Innanzi tutto, con grande entusiasmo.

Canalizzato però in flussi di metodo, dinamici, beninteso, altrimenti si sarebbe rischiata la dispersione.

Il mio approccio direi essere stato quello del project manager, che coordina senza esercitare leadership in senso stretto.

Il team della Legione è straordinario, tutta gente che sa il fatto suo, con esperienza professionale alle spalle.

Veri veterani!

Ovviamente, ognuno di loro ha una sua personalità, i suoi tempi, i suoi metodi.

Ci sono pertanto briefing da fare in gruppo e check point comuni, ma per il resto si lavora con i singoli: prima raccogliendo e discutendo le proposte per poterle coordinare, in un’economia di dieci titoli è preferibile evitare ripetizioni di location, situazioni o temi specifici, poi verificando insieme la prima bozza di testo.

Ho cercato di non essere né pressante, né invasivo.

Di leggere i racconti con lo spirito e le caratteristiche di chi li ha scritti e gli occhi del lettore.

È determinante per un curatore, tanto più se è anche scrittore, non restare vittima delle proprie peculiarità e preferenze.

I ritocchi concordati di editing sono stati perciò veramente minimi.

Si è dovuto lavorare insieme un po’ di più solo nel caso di testi di una lunghezza che sforava anche le tolleranze.

Ma, ripeto, con questa squadra di autori di alto valore ma senza approccio da primadonna, lavorare insieme è facile anche laddove difficile.

Un divertimento e un momento di sviluppo personale per il sottoscritto.

In ogni caso, il giudizio sul mio operato va alla squadra, al committente e, soprattutto, ai nostri lettori.

C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Una sola?!

Dai, allora ne approfitto per farmi un po’ di promozione: alla “tua” domanda “Qual è il tuo ultimo lavoro pubblicato come narratore?” rispondo: l’ebook “Phuket inferno”, racconto lungo di più di 90.000 caratteri, uscito a giugno per Delos Digital.

Un storia nera e drammatica, ambientata nella turistica Phuket, in Thailandia, inaspettatamente sconvolta da un’ondata terroristica.

Non può non piacere anche ai lettori di Segretissimo!

Alan D. Altieri
Alan D. Altieri

Sergio “Alan” D. Altieri, classe 1952, servizio militare assolto, ingegnere meccanico, fin da “Città Oscura” (1981), suo romanzo d'esordio, è considerato l'inventore del “thriller apocalittico” Italian-style.

Narratore, sceneggiatore, traduttore, editor, Altieri ha al suo attivo oltre venti romanzi e decine di racconti e articoli.

Tra i suoi libri, la monumentale “Trilogia di Magdeburg”, la “Pentalogia di Los Angeles” e la serie “Sniper”, incentrata sul tiratore scelto delle Special Forces Russell Kane.

Tra le sue molte traduzioni, autori quali Dashiell Hammett, Raymond Chandler, H.P. Lovecraft e “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, l'epopea fantasy di George R.R. Martin diventata un cult mondiale.

Per saperne di più su Alan D. Altieri e sul suo lavoro si possono consultare la voce su Wikipedia e la pagina su Facebook.

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Anzitutto, Elio, grande ringraziamento a te, e altrettanto grande riconoscenza ai lettori che vorranno seguirci in questo nostro dialogo.

Due parole per presentare me stesso, dici?

Partendo dal 1981, anno in cui apparve “Città’ Oscura”, il mio primo romanzo pubblicato, ho continuato a esplorare quello straordinario labirinto che è la parola scritta.

Da allora a ora ho lavorato come narratore, sceneggiatore cinematografico, traduttore, editor, curatore di collane.

Insomma, parecchi giri di chiglia.

Il dettaglio dei medesimi si può trovare qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Alan_D._Altieri

Tra tutti queste sfide personali e professionali, scrivere rimane comunque la sfida più grande.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti possono identificare col personaggio di cui ha scritto per questa antologia?

Cerco sempre di mantenere un certo “buffer di sicurezza” tra i miei personaggi e me.

Nel caso di Russell Brandan Kane, lo Sniper, uno dei miei protagonisti di più lungo corso, direi che quello che più accomuna personaggio e narratore sia la disillusione sulle umane sorti, corsivo d’obbligo e implicazioni al lettore.

In passato ti sei già cimentato con la spy story o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Generalmente rifuggo dalle etichette.

Per cui tendo a inquadrare la spy-story nel più vasto territorio della “narrativa d’intrigo”.

Di nuovo nel mio anno della svolta, il 1981, pubblicai il mio secondo romanzo, “Alla Fine della Notte”.

È un testo che, nel mondo della Guerra Fredda di allora, può senz’altro definirsi una spy-story.

Al tempo stesso, i servizi segreti in generale e la CIA in particolare appaiono in varie forme e ruoli anche in una quantità di altri miei lavori.

Per cui, la spy-story, torniamo all’etichetta, è un genere da me largamente praticato.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto NOI SIAMO LEGIONE?

Mondadori Segretissimo rimane per me una collana cardine.

Grandi autori, eccezionali storie, importanti tematiche, queste ultime sociali, belliche, politiche, che vanno ben al di là della narrativa tout-court.

Ho avuto il privilegio di lavorare in Segretissimo su entrambi i lati della scrivania, da narratore e da editor.

È proprio “dall’interno” che ho avuto modo di comprendere come gli autori italiani di spy-story siano stati, e sono tuttora, gli unici ad avere saputo rinnovarsi, riplasmarsi, ricostruirsi nel nuovo dis-ordine mondiale post Guerra Fredda.

Eccola, in buona sostanza, la nostra “Foreign Legion”.

Su questa base poggia “Legion”, la prima antologia che ha raccolto tutti questi eccezionali autori nell’estate 2008.

Sono onorato di avere contribuito all’epoca, e di poter contribuire anche ora, con “Legion 2”.

Ci sono fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Se si quali?

Il personaggio di Russell Brendan Kane è un tiratore scelto del celebrato Special Air Service britannico, una tra le unità delle forze speciali più addestrate e letali, al mondo.

A fornirmi la base di ricerche su come operano i cecchini, spesso del tutto isolati e in profondità nel territorio nemico, sono stati due importanti libri di storia e cronaca bellica: “Azione Immediata” (Immediate Action), di Andy McNab, da me peraltro tradotto per Longanesi e “Marine Sniper”, di Charles Henderson, resoconto biografico sulla figura di Carlos Hathcock, tra i più celebri cecchini americani del Vietnam.

Per gli appassionati dei videogame che volessero ritrovarsi in situazioni sniper estremamente realistiche, raccomando altamente l’eccezionale FPS (First Pewrson Shooter) “Sniper: Ghost Warrior 2” (https://it.wikipedia.org/wiki/Sniper:_Ghost_Warrior_2).

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

La serie Segretissimo “Sniper” è concepita per cinque romanzi.

Fino a oggi, ne sono usciti tre e al momento sono al lavoro sul quarto.

“Il Giorno dell’Artiglio” si colloca in una fase “narrativa” del personaggio susseguente al quinto volume.

Nel crepuscolo sempre più rapido degli eserciti come li abbiamo conosciuti per secoli, Russell Brendan Kane è ormai un contractor a tutti gli effetti.

Il suo addestramento, ma soprattutto quella “disillusione sulle umane sorti” di cui accennavo in precedenza, lo rendono il candidato ideale per le Black Ops, le famigerate operazioni nere, operazioni negabili.

“Il Giorno dell’Artiglio” è uno spaccato, che ho cercato di rendere quanto più realisticamente impietoso e politicamente scorretto possibile, sui guasti e i disastri del coinvolgimento dell’Occidente in Afghanistan.

Arrivato in una Kabul da girone dantesco, Russell Kane si troverà ad affrontare... oops, spiacente: materiale classificato.

Andrea Carlo Cappi (François Torrent) - foto: Alberto Aliverti
Andrea Carlo Cappi (François Torrent) - foto: Alberto Aliverti

Andrea Carlo Cappi, nato nel 1964 e residente tra Italia e Spagna è autore di quaranta titoli tra narrativa, saggistica e raccolte di racconti.

Le sue serie thriller Medina e Nightshade, firmata François Torrent, escono su Segretissimo Mondadori.

Sono recenti le riedizioni “Medina-Milano da morire” da parte di Cordero e di “Nightshade-Obiettivo Sickrose” da parte di Cento Autori.

Ha scritto romanzi originali su Diabolik & Eva Kant, in corso di riedizione digitale da dbooks.it e fumetti, racconti e romanzi originali su Martin Mystère, tra cui nel 2014 “L’ultima legione di Atlantide” pubblicato da Cento Autori.

Ha collaborato alla sceneggiatura della fiction di Radio RAI Mata Hari, del 2003.

Tra le pubblicazioni recenti: il romanzo horror-erotico “Le vampire di Praga” (Anordest) e il saggio sulla scrittura “Lettera K” (Cordero).

Sono in uscita “Agente Nightshade - Bersaglio ISIS”, pubblicato su Segretissimo Mondadori, a settembre 2015 in edicola e ebook e il noir “Black and Blue”, stampato a novembre da Cordero Editore.

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Sono Andrea Carlo Cappi alias François Torrent, mi occupo da oltre vent’anni di letteratura – soprattutto – di genere, come autore, editor e traduttore.

Il mio campo principale è il thriller, ma frequento anche fantascienza, horror, avventura e loro varie combinazioni.

Ho esordito su Il Giallo Mondadori nel 1993 e da allora ho pubblicato romanzi, saggi e raccolte di racconti, ho collaborato a sceneggiature di fumetti e fiction radiofonica, condotto qualche programma radio e tv e organizzato e presentato qualche centinaio di eventi letterari.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti possono identificare col personaggio di cui ha scritto per questa antologia?

Carlo Medina è il mio alter ego dichiarato e, anche se lui non si comporta come me, abbiamo molto in comune, soprattutto per quanto riguarda Bacco, tabacco e Venere.

È l’eroe di una serie di racconti e romanzi che pubblico dal 1994, ma non è il solo protagonista della storia in questa antologia.

In passato ti sei già cimentato con la spy story o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

La spy story è stato il mio primo amore narrativo, anche se ho cominciato a pubblicarne solo nel 1997 e sono diventato uno degli autori di Segretissimo nel 2002, con la serie Nightshade: è stato a quel punto che è nato il mio pseudonimo François Torrent, anche se i romanzi sono collegati anche alla serie Medina, che invece ho sempre firmato con il mio nome vero.

Molte storie con Medina sono apparse su Segretissimo, compresi i tre romanzi che lo vedono protagonista, due dei quali, “Malastrana” e “Persecutor”, sono disponibili in ebook.

Anche di Nightshade si possono trovare in digitale gli ultimi due episodi, “Protocollo Hunt” e “Programma Firebird”, mentre nel settembre 2015 esce in edicola e in ebook il nuovo romanzo “Bersaglio ISIS”, che si svolge poco dopo la fine dell’avventura raccontata in “Noi siamo Legione”.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto NOI SIAMO LEGIONE?

Dal curatore Fabio Novel, che già mi aveva reclutato per la precedente antologia degli autori italiani di Segretissimo, vale a dire “Legion”, dove venivano ufficialmente rivelate le vere identità di alcuni scrittori che si nascondevano dietro certi enigmatici pseudonimi stranieri... da cui il soprannome di Legione Straniera, anche se alcuni invece già si firmavano con il vero nome italiano.

Ci sono fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Se si quali?

Articoli e reportage sulla cronaca delle proteste a Hong Kong dell’autunno 2014, durante le quali si svolge la vicenda.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Il boss di un tong di Hong Kong muore poco prima di recuperare i fondi affidatigli anni prima dalla CIA per finanziare attività anti-cinesi nella regione.

La CIA ha intenzione di riappropriarsene, ma il tesoro fa gola tanto al figlio del boss quanto ai servizi segreti di Pechino.

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi testi?

Oltre a Medina sono in scena anche Mercy Contreras alias “Nightshade” e la sua avversaria storica, Rosa Kerr alias “Sickrose”.

Si troveranno tutti e tre a servire interessi diversi: il figlio del boss, gli americani e i cinesi.

Da qui il titolo, “Triello”, che richiama lo scontro finale tra i protagonisti de “Il buono, il brutto, il cattivo” di Sergio Leone.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Sì: i protagonisti fanno dunque parte dello stesso universo?

La riposta è sì, appartengono a un universo che comprende anche altri personaggi e che i miei lettori hanno battezzato «Kverse».

Dal momento che ormai include parecchie decine di storie tra racconti, romanzi brevi e romanzi lunghi, ho aperto la pagina wikia http://it.kverse.wikia.com/wiki/KVERSE_-_Nightshade_Medina_Sickrose_Wiki che permetterà al pubblico di scoprire immagini, segreti e retroscena di protagonisti e personaggi secondari, oltre alle trame di tutte le storie e ai link per recuperarle.

Star del sito sono Selene “Frim” Feltrin e Mary “Loki” Rossa, che dal 2012 interpretano nei booktrailer e nelle mie foto promozionali i personaggi di Nightshade e Sickrose.

Ci sarà spazio anche per i video, con le musiche di Signor Wolf Funk Exp, gruppo funk italiano di successo anche oltreoceano.

Stefano Di Marino (Stephen Gunn)
Stefano Di Marino (Stephen Gunn)

Stefano Di Marino si occupa di narrativa d’intrattenimento in tutte le sue forme da oltre vent’anni.

Con lo pseudonimo Stephen Gunn firma per Segretissimo la serie Il Professionista dal 1995.

Ne Il Giallo Mondadori presenta ha pubblicato la trilogia hard boiled Montecristo.

Con il suo nome, nel corso del 2014, ha scritto gialli di ambientazione italiana sia di stampo classico come “Il palazzo dalle cinque porte” presentato ne Il Giallo Mondadori che hard boiled come “Tutti all’inferno”, uscito per Calibro 9, e di genere ‘argentiano’ come “Mosaico a tessere di Sangue” stampato da Cordero.

Ha curato collane di videocassette e dvd dedicate al cinema d’azione e horror.

Ha firmato numerosi saggi sul cinema e la narrativa pulp.

Scrive e dirige la collana Dream Force per Delos Digital.

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Stefano Di Marino conosciuto anche come Stephen Gunn e con un certo altro numero di alias che negli anni sono scomparsi.

Parlando di spionaggio ricordo Xavier LeNormand con cui firmai la serie Vlad.

Mi occupo di narrativa popolare a tutto campo, dai fumetti al cinema, dalla spy story al Giallo.

Vivo per scrivere o scrivo per vivere?

Dopo tanti anni non lo so neppure io.

Di fatto credo che sia il lavoro più bello del mondo.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti possono identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Be’ da sempre sono un appassionato cultore di sport da combattimento e arti marziali, un mondo e una cultura che hanno stimolato viaggi ed esperienze, soprattutto in Asia e in Europa centrale e orientale.

Esperienze non certo pericolose come quelle del Professionista ma che mi hanno fatto conoscere persone e luoghi.

Ai viaggi è legata la grande passione per la fotografia che riveste un ruolo importantissimo nella visualizzazione dei set delle mie storie, così come la documentazione geopolitica.

Certo, il mondo marziale mi ha fatto conoscere moltissime persone, alcune discutibili, che hanno ispirato un po’ il protagonista un po’ i comprimari delle mie storie.

In passato ti sei già cimentato con la spy story o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

La spy story è il mio campo d’azione prevalente, come narratore.

Se pure ho scritto romanzi storici, fantastici, persino western e con il mio nome firmi una serie di Gialli tipicamente italiani, sin dal 1992 ho pubblicato spy story.

La serie Il Professionista ha superato i 50 episodi e festeggia quest’anno i suoi vent’anni di pubblicazioni ininterrotte…naturalmente su Segretissimo.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto NOI SIAMO LEGIONE?

Sono stato ‘richiamato’ alle armi dal Direttore Franco Forte in virtù del successo del professionista e dopo aver partecipato al primo volume di Legion.

Missione compiuta con estrema soddisfazione ed entusiasmo.

Ci sono fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Se si quali?

L’Asia centrale è uno dei luoghi che attualmente ritengo di maggior interesse, storico, geopolitico e geografico.

Da anni recupero del materiale su Samarcanda.

Mi sono stati molto utili gli scritti di Colin Thubron e le fotografie sulla Via della Seta di Taki Yamashita.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi testi?

“Doppio tiro a Samarcanda” è un missione di infiltrazione e salvataggio.

Una s’incastra nell’altra quando Antonia Lake si trova in una brutta situazione e il Professionista viene inviato ad aiutarla.

Entrambi sono personaggi cardine molto amati nella serie pubblicata da Segretissimo.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Credo che l’antologia Noi siamo legione sia un’iniziativa importante per la collana e per gli autori italiani di spionaggio.

È una vetrina su una realtà editoriale particolarmente variegata e ricca d’interesse.

Proporre storie nuove, inedite, anche se nella formula della ‘novelette’ è fondamentale per il futuro dei nostri libri.

Dopotutto assieme ai lettori già fidelizzati, avremo la possibilità di farci conoscere anche da chi non ci ha mai letto.

Porpore quindi un racconto avvincente con tutti gli elementi della nostra serie, potrà essere uno stimolo ad acquistare i nostri romanzi.

Andrea Franco (Rey Molina)
Andrea Franco (Rey Molina)

Andrea Franco nasce a Ostia Lido il 13 gennaio 1977.

Per Mondadori ha pubblicato numerosi articoli e racconti.

Diversi sono i suoi scritti anche in formato digitale, su tutti: “Lo sguardo del diavolo”, la vera storia del Serial Killer Jeffrey Dahmer, la serie “Scrivere Fantasy” (Delos Digital), “1849 – Guerra, delitti, passione” (Delos Digital, 2014) e “Fata Morgana” (Delos Digital, 2015), scritto a quattro mani con Enrico Luceri.

Il romanzo cartaceo della serie con Monsignor Verzi, dal titolo “L’odore dell’Inganno” uscirà, nel corso del 2015, presso la collana Il Giallo Mondadori.

Con lo pseudonimo Rey Molina pubblica dal 2013 per Segretissimo Mondadori le vicende del personaggio El Asesino di cui sono usciti due storie lunghe “Confine di Sangue” nel 2013 e “Protocollo Pekić” nel 2015 e alcuni racconti.

Per Delos Digital ha da poco iniziato a proporre una serie di saggi dedicati all’opera lirica: “Andiamo all’Opera”.

Ha vinto nel 2013 il Premio Tedeschi Mondadori con il giallo storico “L’odore del peccato”.

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Due parole?

Non facile.

Sono un grande appassionato di narrativa, amo leggere e sognare, amo la musica, le emozioni che trasmette.

Mi piace appassionarmi alle cose e andare a fondo, capire, conoscere, indagare.

Insomma, curioso e determinato al 100%.

Per il resto, sono un quasi quarantenne nato in quel di Ostia, città che amo, che cerca di fare del proprio meglio, nella scrittura, come nella vita.

Non sempre mi riesce, qualche soddisfazione però me la sono tolta.

Come il mio personaggio ho sempre un obiettivo difficile da raggiungere.

Nei romanzi Rey Molina ce la fa quasi sempre.

Nella vita reale è un po’ più complicato.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti possono identificare col personaggio di cui ha scritto per questa antologia?

Direi proprio di sì.

Rey Molina ama il whisky, l’opera lirica, il kung fu.

Sono passioni che ho preso da quello che sono e ho proiettato in questo personaggio che sento molto mio, per modo di agire e pensare.

Non sono invece un appassionato di armi da fuoco, ma il mio personaggio le usa come un vero professionista.

In passato ti sei già cimentato con la spy story o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Mi sono cimentato per la prima volta con la spy story con questo personaggio, scrivendo i primi racconti pubblicati in appendice ai romanzi di Segretissimo e quindi il primo romanzo uscito nel 2013, “Confine di Sangue”.

Il secondo romanzo è uscito pochi mesi fa: “Protocollo Pekić”.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto NOI SIAMO LEGIONE?

Naturalmente dal curatore dell’antologia, l’ottimo Fabio Novel, che ha creduto fortemente in questo progetto e ci ha coordinati lungamente, valutando idee e scenari dei racconti, leggendoli poi con attenzione critica.

Ma se oggi un racconto di Rey El Asesino Molina è incluso in questa antologia lo devo anche ad altre due persone: Sergio Altieri, che anni fa mi permise di creare il mondo di El Asesino e Franco Forte, che se l’è ritrovato sulla scrivania tempo dopo e ha deciso di farmi iniziare questa avventura.

Ci sono fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Se sì quali?

Per scrivere mi documento sempre.

Questo racconto in particolare nasce dalla visione di un documentario.

Si parlava della Germania, del Nazismo, e di un luogo, che qui non cito, che mi ha subito affascinato e che mi ha fatto pensare: cavolo, ideale per un romanzo di spionaggio.

Il romanzo è in elaborazione, questo racconto, ambientato tutto tranne che in Germania, è una sorta di anticipazione di quello che sarà.

Forse (meglio lasciare sempre il dubbio, siamo spie, dopotutto, no?).

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi testi?

Siamo tra montagne innevate.

La situazione è complicata.

Rey e un vecchio amico sono braccati.

La fuga è complicata, sia dai nemici che incalzano, sia da una ferita che li rallenta e… da dubbi legati a un passato segreto, che Rey forse deve portare in salvo, proteggere, ma che sarebbe meglio non conoscere.

Ancora un racconto con El Asesino, Rey Molina.

Sto mettendo uno sull’altro i tasselli di un personaggio complesso e con un ricco passato.

Insomma, non posso certo dedicarmi ad altro, nel genere, fino a che non avrò raccontato tutto di Rey!

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Non una domanda, ma un augurio: che gli italiani tornino a leggere quanto basta e che in questo tornino a dare la giusta importanza alla narrativa del loro paese.

Sogno un mondo in cui nessuno di noi sia costretto a nascondersi dietro uno pseudonimo solo perché agli occhi dei nostri connazionali un nome straniero fa più gola.

Giancarlo Narciso (Jack Morisco)
Giancarlo Narciso (Jack Morisco)

Difficile distinguere il confine fra realtà e fantasia nei romanzi di Giancarlo Narciso, lo scrittore milanese la cui vita avventurosa trasuda continuamente nelle sue storie, spesso ambientate in estremo oriente, dove a lungo ha vissuto, o vive ancora.

Per oltre vent’anni ha assecondato un insopprimibile bisogno di viaggiare, che lo ha spinto a compiere tre volte il giro del mondo nella direzione seguita da Phileas Fogg e una in quella di Magellano, stabilendosi di volta in volta a Tokyo, in Kuwait, a Kathmandu, a Città del Messico, a Singapore e in Indonesia, svolgendo i lavori più disparati, dalla comparsa all’interprete, dal reporter al modello, dal dirigente d’azienda al contrabbandiere.

Rientrato in Italia nel 1993 vive Riva del Garda dove, oltre a scrivere, conduce corsi di scrittura creativa, focalizzati sulla centralità della trama e della interazione dei personaggi, rivolti sia ad adulti che alle scuole.

Oltre alla trilogia di Rodolfo Capitani, composta da “Incontro a Daunanda”, Premio Scerbanenco 2006, “Singapore Sling”, Premio Tedeschi 1998 e “Le zanzare di Zanzibar”, Giancarlo Narciso ha scritto “Otherside”, terzo classificato al Premio Azzeccagarbugli 2011, “Un’ombra anche tu come me” e “I guardiani di Wirikuta”.

Ha inoltre dato vita al personaggio dell’investigatore privato Bruno ‘Butch’ Moroni, protagonista di “Solo fango” e “Sankhara”, finalista Premio Scerbanenco 2002 e di vari racconti.

Sotto lo pseudonimo di Jack Morisco firma per Segretissimo Mondadori una fortunata serie di romanzi di spionaggio centrati sul personaggio di Banshee.

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Mentre come Jack Morisco, dal 2002, ho firmato sei episodi della saga di Banshee, con il mio vero nome di Giancarlo Narciso ho esordito nel 1994 per la leggendaria Granata Press del grandissimo Luigi Bernardi con “I guardiani di Wirikuta”, un romanzo scritto in Messico, quando vivevo sulla Sierra Madre, in una ghost town popolata da spettri e inquietanti suggestioni, che ho cercato di riproporre sulle pagine del libro.

Successivamente, come Narciso, ho pubblicato altri sette romanzi, totalizzando un premio Scerbanenco, un premio Tedeschi e un terzo posto al premio Azzeccagarbugli.

Gran parte delle mie storie sono ambientate negli stessi scenari esotici in cui ho passato la maggior parte della mia vita adulta, riflettendo situazioni reali in cui mi sono trovato coinvolto.

Mi piace scrivere di ciò che conosco e ho vissuto sulla mia pelle, non mi ritengo né uno scrittore, né tantomeno un viaggiatore da Lonely Planet.

Anche quando ero fisso on the road provavo una notevole diffidenza verso chi viaggiava con in tasca la guida.

Deve ancora essere scritto il Baedecker che ti mostri come portare a casa la pelle da un colpo di stato in qualche repubblica delle banane del Centro America.

O ti insegni a distrarre l’attenzione quel tanto che basta di uno Cherokee di due metri, ubriaco e deciso a farti a pezzettini in una foresta di Redwood nella Humboldt County, North California.

Tanto per dare libero spazio ai ricordi.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti possono identificare col personaggio di cui ha scritto per questa antologia?

Qui dovrei fare un distinguo, perché Banshee, nome in codice di Oliver MacKeown, ex-banchiere di sangue misto franco - irlandese, funzionario del Joint Intelligence Directorate, i servizi d’intelligence militare della Repubblica di Singapore, non è un personaggio mio, ma di Jack Morisco.

L’espediente dello pseudonimo mi dà quel margine di manovra psicologico sufficiente a permettermi di sfuggire all’inevitabile meccanismo di identificazione che contraddistingue i protagonisti delle mie altre opere, tendenzialmente mainstream.

Con Banshee, il gioco è più libero, ho un rapporto meno vincolante di quanto ce l’abbia, per esempio, Narciso con Rodolfo Capitani o Butch Moroni, i suoi due personaggi seriali.

Tanto per citare un esempio, Banshee è un combattente mentre l’unica arma che io ho maneggiato è l’arco.

Non amo le armi d fuoco e non ho mai sparato un colpo in vita mia, né penso mai lo farò.

Però, però… a guardar bene anche con Banshee qualche affinità c’è, come per esempio la passione per la geopolitica, l’interesse per le culture straniere, la predisposizione ad apprendere diverse lingue, l’abitudine, quando mi trovo in un paese esotico, a cercare di melting with the background fino a farne parte, sono tutte caratteristiche che appartengono decisamente a entrambi.

In passato ti sei già cimentato con la spy story o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Sono sempre stato un avido lettore di spy story nel senso proprio del termine, che oggi è diventato molto inflazionato, uscendo dalle frontiere del vero genere spionistico per allargarsi a includere qualsiasi storia d’avventura a condizione che assuma una dimensione internazionale.

Anzi, apriamo una parentesi e diciamo, tanto per chiarirci, che per me autori di spy story sono John LeCarré, Len Deighton, Robert Littell e altri come loro, che scrivono storie realistiche, agganciandosi solidamente al mondo della politica internazionale e sfruttando pienamente tutte le affascinanti possibilità che solo quel genere può offrire.

Non c’entrano invece nulla tutte le vicende di corpi speciali, commandos, mercenari, black ops, che finiscono spesso per ridursi a degli sparatutto puramente d’azione.

Non è spionaggio nemmeno il ricco filone nato negli anni '60 dalla progressiva degenerazione dei film di 007, come il cosiddetto Eurospy e come il Gerard de Villiers degli ultimi anni.

E non lo sono nemmeno i romanzi d’avventura ambientati in paesi esotici, che appartengono a un'altra corrente ancora, molto popolare nella Hollywood degli anni ’50 rilanciata come parodia da George Lucas con Indiana Jones.

Quindi, come lettore amavo lo spionaggio DOC, genuino, fatto più di intrighi di corridoio che di sparatorie, ma mai avrei immaginato che un giorno sarei finito a scriverne.

Invece nel 2002 mi telefonò colui che sarebbe passato alla storia come il creatore del fenomeno della Legione, ovvero Sandrone Dazieri, che all’epoca era al timone di Giallo e Segretissimo Mondadori.

Senza troppi preamboli Dazieri, che come scoprii più tardi aveva ricevuto l’imbeccata da Fabio Novel, mi chiese se avevo voglia di scrivere romanzi per Segretissimo e gli dissi di sì.

Ricordo che, un po’ per rispettare le tendenze di allora della collana, un po' perché al momento di muovere i primi passi non osavo ancora affrontare la notevole complessità della vera spy-story, ripiegai sul classico stereotipo bondiano alla Dottor No, ovvero il miliardario pazzo che dalla sua base segreta su un’isola vuole dominare il mondo.

Ma nonostante la presenza preponderante di questi elementi fantastici, già allora non rinunciai ad agganciare la vicenda ad alcuni elementi geopolitici reali, come il recente attentato della Jeemah Islamiya al Sari Club di Bali che aveva causato oltre duecento morti e messo in ginocchio l’isola e così escogitai una triplice alleanza fra il miliardario pazzo, il governo nordcoreano e i movimenti fondamentalisti indonesiani intenzionati a provocare un golpe in quella nazione per destabilizzare l’intero sud est asiatico e spianare la strada alla fondazione del Califfato Islamico.

Il meccanismo funzionò e così nel giro di qualche mese scodellai a Sandrone “Furia a Lombok”, promettendo però che per il futuro mi sarei decisamente allontanato da ogni influenza cinematografica stile anni ’70 per proporre storie sempre più realistiche e legate alla situazione politica corrente nello scacchiere orientale.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto NOI SIAMO LEGIONE?

Esattamente come tutti gli altri, reclutato da Fabio Novel in quanto autore in servizio nella Legione.

Approfitto anzi dell’occasione per esternare a Fabio il mio apprezzamento per la professionalità con cui ha svolto il suo compito e a Franco Forte per avere fortemente voluto questa antologia che riconosce il giusto valore alla narrativa di spionaggio italiana.

Ci sono fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Se si quali?

Per principio scrivo solo di ciò che conosco per esperienza diretta e di posti dove ho abitato.

Ho lavorato e vissuto più di un decennio in Oriente, soprattutto fra Giappone e Sud Est Asiatico, seguendo con attenzione l’evolversi delle situazioni sociali e politiche dei paesi che via via mi ospitavano.

Per quanto riguarda in particolare “Mekong Delta”, il racconto di questa antologia, vado spesso a Phnom Penh a trovare mio figlio che vive lì, dove lavora per una NGO internazionale.

In passato ero uscito con un racconto per Phnom Penh noir, un’antologia pubblicata da un editore di Bangkok, e al momento di presentarlo in Cambogia, mi era venuta la voglia di cimentarmi in una spy story cambogiana.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Una giapponese che vive in Cambogia piomba alla sede del JID di Singapore cercando un abboccamento con Banshee.

La donna, visibilmente nervosa e spaventata, dice di essere l’amante di un pezzo grosso dell’intelligence Nordcoreana stazionato a Phnom Penh, il quale vorrebbe passare ai Singaporeani portando in dote importanti segreti e ponendo come conditio sine qua non, che l’operazione di esfiltrazione sia guidata personalmente da Banshee, unico di cui è disposto a fidarsi.

Al JID fiutano una trappola, ma la posta in gioco è grossa e vale la candela.

Così Banshee, accompagnato da alcuni vecchi amici fidati, Virgil Caine, Faisal e Paul Mankovic, il pilota neozelandese già visto in “Alba rossa a West Papua”, parte per Phnom Penh, dove inizia una pericolosa partita a scacchi condotta sul filo del rasoio destinata a esplodere in un sanguinoso conflitto con un inaspettato colpo di scena finale.

C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Ne avrei due, la prima quella solita di ogni intervista, ovvero: “Di cosa mi sto occupando adesso?”

Sto lavorando a una spy story vera, di ambientazione italiana e legata allo scacchiere geopolitico che più vede impegnati i nostri servizi, quello mediorientale, senza supereroi ma con dei protagonisti normali, che non si spostano in Ferrari, non scendono in resort a sette stelle sulla Costa Smeralda, non sfoggiano accendini che diventano lanciafiamme o penne che si trasformano in missili terra-aria, senza scene di sesso estremo con supermodel dagli appetiti sessuali incolmabili e dove, possibilmente, non si spari nemmeno un colpo di pistola.

In sostanza una spy story che sia anche upgrade al romanzo mainstream e che infatti firmerò con il mio vero nome.

Finito questo, ho un altro progetto in programma, ma so già che mi costerà lacrime e sangue, per cui per ora nemmeno ci penso.

Per quanto invece riguarda Banshee, nel prossimo romanzo dovrebbe occuparsi di andare a recuperare il suo partner storico, Sergio Biancardi, lasciato Missing in Action and Presumed Dead al termine di “Dossier 636”.

La seconda domanda è invece: “Qual è il legionario che ammiro di più?”

Be’, con tutto il rispetto per gli altri colleghi direi che il migliore di tutti noi, colui che più incarna lo spirito della spy-story italiana è sicuramente Secondo Signoroni.

Gianfranco Nerozzi (Jo Lancaster Reno)
Gianfranco Nerozzi (Jo Lancaster Reno)

Gianfranco Nerozzi ha pubblicato moltissimi racconti su antologie e riviste e 24 romanzi, spaziando fra le diverse tipologie del thriller.

Fra i tanti suoi lavori: “Cuori perduti” vincitore del Premio Tedeschi 2001 per il miglior giallo dell’anno, “Genia”, vincitore del Premio Le ali della fantasia nel 2005 e lo sconvolgente “Resurrectum”.

Ha firmato anche un paio di romanzi per ragazzi.

Sceneggiatore e soggettista, ha lavorato con la casa di produzione TAODUE di Mediaset per la realizzazione del serial “Il tredicesimo apostolo.”

Nel 2009 ha pubblicato “Il cerchio muto” per l’editrice Nord, uscito in Germania col titolo “Todesmaske”, a cui è seguito “Continuum, il soffio del male” nel 2012.

Con lo pseudonimo di Jo Lancaster Reno, pubblica dal 2003 per la collana di Segretissimo una spy serie, la cui prima tranche, nome in codice Hydra Crisis, si è conclusa nel 2012, dopo quattro romanzi, per lasciare posto alla seconda fase, denominata Hydra Nemesis.

Per sapere tutto di lui:

http://www.gianfranconerozziofficial.com/

https://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Nerozzi

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Credo di essere fondamentalmente un esploratore di metà oscure.

Ho usato sette parole in più, ma spero mi perdonerete.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti possono identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Mai avuto hobby o manie, ma solo Passioni, con P maiuscola of course.

Ho praticato (e pratico ancora, sempre più faticosamente man mano che - sigh sigh - gli anni passano) arti marziali.

Sono cintura nera di karate e di Ninjutsu.

E ho anche gareggiato in passato come tiratore agonista di pistola di grosso calibro.

Quindi anche la Passione per le armi la fa da padrone…

Così come quella per le auto sportive.

Il mio primo personaggio, Marc Ange, era anche un inguaribile sciupafemmine e quindi mettiamoci pure la Passione per le belle donne (ma chi non ce l’ha, del resto?).

Adesso che il testimone è passato a un nuovo personaggio femminile, che è protagonista anche del racconto che ho scritto per “Noi siamo legione”, l’identificazione erotico-sessuale, alla fine, è andata a farsi fottere, tanto per dire...

Poi c’è la musica: la colonna sonora che in ogni mia opera viene inserita, e seguita, come una partitura creativa collaterale alla scrittura stessa.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto NOI SIAMO LEGIONE?

Il curatore Fabio Novel, mi ha lanciato una chiamata alle armi e io ho risposto: oh yes sir!

Ci sono fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Se si quali?

Ovviamente sì.

Per scrivere un romanzo, occorre sempre compiere accurate ricerche e raccogliere documentazioni relative… a tutto quanto.

Quando si scrive una spy story poi, figuriamoci!

Occorre trovare la giuste ambientazioni e renderne le atmosfere in modo efficace.

Per non parlare poi di tutto il resto: le scienze che servono per rendere plausibili i gadget di missione, poi le nuove armi da adottare, la scelta dei vestiti onde soddisfare il giusto glamour di contorno.

Per avere un’idea di tutto ciò, basta visitare i blog legati alla mia serie:

http://gianfranconerozzihydra.blogspot.be/

http://hydranemesis.blogspot.it/

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi testi?

Come ho già accennato sopra, il mio racconto in “Noi siamo Legione” vede in azione la nuova eroina, protagonista della seconda stagione di Hydra: l’agente Nemesis Rebecca Bannister.

Che è comparsa per la prima volta nel romanzo “Furia letale”, uscito l’anno scorso.

Il racconto prosegue esattamente dalla fine di quel romanzo e fa da ponte con la vicenda che verrà descritto nel prossimo libro, che si intitolerà “Ultimo sangue” ed uscirà nei primi mesi del 2016.

La Bannister accetta di entrare a fare parte a tutti gli effetti del Diesis, il servizio segreto europeo, e deve trovare e salvare una ragazzina rapita.

L’azione si snoda fra il Kenya e l’Angola, in una suggestiva ghost city cinese.

Il villain di turno è un crudele e leggendario killer che si fa chiamare Crazy diamond.

Il riferimento alla mitica canzone dei Pink Floyd è d’obbligo, una citazione musicale che è servita a dare la melodia giusta alla storia e il ritmo adeguato alle parole, come sempre faccio quando scrivo.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Qualcosa riguardo lo scrivere sotto pseudonimo, che tiri in ballo Jo Lancaster Reno…

In fondo è lui l’autore.

Io sono solo un tramite.

Nascondersi dietro a un nome fittizio, doveva fare parte inizialmente di un’operazione commerciale, che poi nel tempo si è rivelata essere molto di più, la Foreign legion è diventata una compagine di ribelli della scrittura, un team di combattenti della parola che assumono identità segrete per uccidere i luoghi comuni che pervadono la nostra editoria, tipo che gli italiani non sono in grado di fare certe cose e quindi…

Per riuscirci nel modo giusto, io cercai di immaginarmi allora l’autore che avrei potuto essere in quel frangente.

Una volta scovato, da qualche parte dentro il mio lato sinistro del cervello, iniziai a scrivere immedesimandomi profondamente in lui.

Noi scrittori questa cosa la dobbiamo fare necessariamente con ogni singolo personaggio delle nostre storie, per renderli credibili…

Il mio segreto è stato quello di usare il mio alter ego allo stesso modo.

Io divento Jo, e produco quella roba lì…

La vogliamo chiamare sdoppiamento di personalità? schizofrenia, sindrome da personalità multipla?

Oppure peggio…

Gli scrittori del mio (nostro) tipo in fondo è questo che fanno: producono forme di straordinaria follia, la spartiscono con i lettori e liberano tutti quanti.

La condivisione di un pazzo diamante brillante nel buio.

Fra una sparatoria e l’altra.

Errico Passaro
Errico Passaro

Errico Passaro è nato nel 1966 a Roma, dove lavora come ufficiale dell’Aeronautica Militare esperto in materie giuridiche.

Fiore all’occhiello della sua carriera narrativa il “triplete” per le collane da edicola Mondadori.

Su Urania n. 1557 è stato stampato infatti il romanzo “Zodiac” mentre “La Guerra delle Maschere” è stato pubblicato su Millemondi Urania n. 58.

Suoi lavori sono apparsi anche sul giallo, “Necropolis”, Supergiallo n. 39 e su Segretissimo, “L.E.X. - Law Enforcement X”, Segretissimo, n. 1591, “L.E.X. - Operazione Spider”, Segretissimo n. 1610 e “L.E.X. - Inverno arabo”, Segretissimo n. 1611.

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Mi piace definirmi uomo di legge, lettere e armi.

Avvocato militare, scrittore e giornalista.

Ho pubblicato 10 romanzi, 120 racconti e quasi 2000 fra saggi e articoli.

A tempo perso respiro…

Hai qualche hobby o mania particolare che ti possono identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Il mio personaggio, Victor Stasi, è un ufficiale dell’Aeronautica militare con una laurea in giurisprudenza e una passione per le belle donne.

Lì finiscono le mie analogie con lui.

Victor ha nel suo passato un trauma con cui, fortunatamente, io non devo fare i conti.

In passato ti sei già cimentato con la spy story o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Prima della creazione del personaggio di Victor Stasi non avevo mai lambito i territori della spy-story.

A suo tempo, avevo proposto al grande Sergio Altieri una proposta che combinava arditamente fantasia eroica e spionaggio, ma i tempi non erano ancora maturi per un tentativo di quel tipo.

Al momento, ci sto lavorando e spero che si creino le condizioni per poterlo pubblicare.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto NOI SIAMO LEGIONE?

Sono stato coinvolto nel progetto dal curatore Fabio Novel, che pubblicamente ringrazio per la possibilità accordatami: grazie, Fabio!

Un sentito ringraziamento devo anche a Franco Forte, che ha sostenuto il progetto pur in una difficile congiuntura editoriale.

Ci sono fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Se si quali?

Il lavoro documentario è fondamentale nella costruzione di una spy story, ancor più che in qualsiasi altra narrativa di genere.

Nel mio caso particolare, ho dovuto attingere ad ogni possibile fonte “aperta” per rendere credibile la trama sotto il profilo legale, militare, spionistico e ambientale.

Naturalmente, è tornata utile la mia personale esperienza professionale nel campo del diritto internazionale.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi testi?

Il rischio di spoiler è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando si parla di un testo breve.

Comunque, posso dire che Victor Stasi, già protagonista di un romanzo e due racconti per “Segretissimo”, se la vedrà stavolta con la rete europea dell’estrema destra criminale: una caccia all’uomo con Budapest sullo sfondo…

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

A dire il vero, sì. La domanda è: “Il progetto avrà un seguito?”.

E la risposta, scontata, ma sentita, è. “Lo spero!”

L'intervista continua...

www.thrillermagazine.it/rubriche/16110