Si tratta del secondo romanzo della serie dell’ispettore Mezzanotte e di Simon Renoir.
Un killer uccide lasciando sul luogo del delitto un dipinto con una natura morta in cui ritrae le proprie vittime insieme a elementi naturalistici dal carattere simbolico. L’inchiesta diretta dal commissario Mezzanotte lambisce e poi coinvolge in tutta la sua crudezza l’esistenza dell’amico Simon Renoir, pittore ed ex poliziotto, attualmente disoccupato. Un uomo dolente, solitario, con grandi ombre e rimorsi nel suo passato. Proprio dal passato scaturirà la soluzione del caso. Il male di vivere è alla radice di ogni azione violenta, sembra suggerirci l’Autore.
Per quanto il tema del serial killer sia ormai stato sfruttato in tutte le sue angolature, Togneri lo declina in modo originale conducendo il lettore in tutta Firenze, dalle vie ultraturistiche del centro storico all’estrema periferia. La storia è ben congegnata e senza sbavature, e rivela le approfondite conoscenze artistiche dell’Autore, ex allievo, come il suo personaggio, dell’Accademia delle Belle Arti.
I personaggi evidenziati nella loro umanità dolente. Lo stile, evocativo, è perfettamente in linea con i sentimenti dei personaggi e fa sì che la lettura risulti molto scorrevole.
”Il colore a volte è tutto. L’uomo lo sa. …Rosso vermiglio. Lui ama il rosso vermiglio perché gli ricorda il sole. Gli avevano detto che il sole non è rosso. Al tramonto sì, rispondeva lui. E lui adora il tramonto perché è lì che il giorno diventa notte….Il dipinto:non riesce a pensare ad altro. E’ per quello che lui adesso vive. LA tela è lo specchio della sua mente dove dare corpo ai sogni. O agli incubi.”(p.5)
Preciso che non si tratta soltanto di un poliziesco d’indagine e di azione pura, ma piuttosto di un noir “in divisa” di poliziesco. La soluzione alla fine del romanzo sarà avvolta da una grande amarezza.
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