«Poverino, a casa non sta bene, lo trattano male, si sente solo, sta là per i figli. Con lei non ha dialogo, non parlano più di nulla, lei di lui non si interessa più. No, figurati, con lei a letto non ci va più. Dormono addirittura in stanze separate, me lo ha giurato! In vacanza con la famiglia, certo ci va solo per i figli, per il senso di responsabilità, è così una brava persona. Ma lui soffre lontano da me! Quando non ci vediamo mi chiama addirittura una volta al giorno! Vedi, fa tutto quello che può per me, rischia tutto».
Quanto ce la raccontiamo, quando siamo innamorate? Parecchio, stando a questo resoconto fatto alle amiche (che risponderanno con la stessa sincerità con cui potrebbe rispondere un grillo parlante smontando i nostri castelli di sabbia). Il repertorio dell’uomo che tradisce è ricorrente. «Che fortuna essere soli la sera in casa», dice serafico il marito fedifrago all’amante che incalza per consumare assieme a lui più tempo. E quando lei preme per sapere se ha diritto almeno di sognare un futuro, lui candido le risponde: «Amo te... ma starò con lei per sempre».
Proprio questa farse diventa eponima del libro oggi recensito e scritto a quattro mani da Camilla Ghedini e Brunella Benea: Amo te... starò con lei per sempre. Dopo un’introduzione di Lorella Bolelli, la narrazione si apre con una richiesta precisa al Ministro dello Sviluppo Economico: che venga istituita la giornata dell’amante (e la proposta di legge, a furore popolare, verrà redatta dettagliamente verso la fine). I motivi sono presto detti, ma anche suffragati da studi e ricerche che confermano molte evidenze, come ad esempio il fatto che il 70 % degli uomini abbia o abbia avuto una o più amanti e che quasi il 100 % delle donne si sia imbattuta in questa situazione. Sono Florinda e Anita a esigere questa giornata speciale, protagoniste di queste pagine: hanno deciso di intraprendere una sorta di gioco della verità sulle loro storie di cuore e si sono messe a nudo tra serio e faceto. L’intesa supera l’iniziale imbarazzo, le due si confrontano, poi si comprendono, si spalleggiano, si indignano assieme quando scoprono - ad esempio - che una tal Francesca (compagna di scuola media di Florinda) è stata strangolata dal medico di cui era amante e che voleva lasciare. Un femminicidio in piena regola, aggravato dal fatto che il signore in questione era ammogliato con prole. E perché non ha lasciato la consorte per costruirsi una nuova vita? Il motivo è simile per tutti:
«Ci sono uomini profondamente legati ad altre compagne, ma incapaci di abbandonare il tetto coniugale. Ci sono antichi retaggi culturali in cui l’uomo deve sentire di proteggere la prole e la madre della prole. Nella nostra società, purtroppo, sopravvive un’idea di forza a cui l’uomo non può sottrarsi, se non sentendosi ridicolo ai suoi stessi occhi». Cercava di chiarirle che con le mogli prevale spesso il senso di possesso, che nulla c’entra con l’amore, per cui lui può fare quello che vuole ma la donna no. Come sgranando un rosario, le elencava anche altre ragioni: «C’è la paura del giudizio dei colleghi, degli amici, dei figli, dei genitori. Noi uomini siamo un po’ coglioni, lo sai, dai, l’idea di impostare una nuova vita è faticosa. Meglio la comodità di un’esistenza abitudinaria e rassicurante».
É solo per questo o ci sono anche motivazioni economiche? Quante persone conosciamo che vorrebbero separarsi, ma si lamentano che altrimenti non potrebbero mantenersi da sole? In fondo le separazioni sono un moltiplicatore di povertà e tornare single è disincentivante. La piacevole lettura solleciterà in voi questa ed altre riflessioni, seguirete con trepidazione la storia delle due amiche, che si dilaterà a storia di altre donne, di altri uomini, di tradimenti, inseguimenti, delusioni, esitazioni, rabbie e desideri.
Un libro che squarcia tante altre vicende, perché troveremo tracce di noi stesse o delle nostre amiche (e dei nostri amici o conoscenti). Altro dato apprezzabile è che viene scansato ogni intento moralistico o educativo. La testimonianza è solo un pretesto per cercare di migliorare, senza imposizioni, magari con un sorriso e con la speranza che il rispetto verso l’altro, alla lunga, abbia la meglio, ma senza dimenticare l’aspetto seduttivo, come chiosano simpaticamente Ghedini e Benea: «Signori, qui non ci sono né demoni né angeli. C’è la vita e l’individuo, c’è l’arte di sedurre e di farsi sedurre».
Infine, se avete il dubbio che il vostro uomo frequenti un’altra, potrete sempre sottoporlo al test di pagina 183 e… in bocca al lupo!
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