Dagli emakimono (storie illustrate su rotoli), agli ultimi capolavori dello Studio Gibli di Ayao Miyazaki. Passando per il cinema pionieristico degli anni venti e i successi internazionali di Ōfuji Noburō, il genio innovatore di Tezuma Osamu e l’evoluzione, il cambiamento e l’unicità della società giapponese.

Animerama. Storia del cinema d’animazione giapponese di Maria Roberta Novelli è pubblicato da Marsilio, e si tratta, senza ombra di dubbio, di un libro prezioso e raffinato, attento e lungimirante.

L’autrice, docente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nonché specializzata in Cinema presso la Nihon University di Tokio, con questa sua opera realizza una panoramica completa sul cinema di animazione nipponico, affrontando le origini del fenomeno, le sue evoluzioni, i suoi spunti di riflessione (anche da un punto di vista sociologico), in oltre cento anni di storia, affrontando e sviscerando tanto le produzioni sperimentali e di nicchia, quanto i grandi eventi mainstrem che hanno invaso il mondo occidentale. Un fenomeno che ha fatto conoscere un’intera nazione.

Il volume riesce a mantenere il giusto imparziale distacco dalla tematica trattata, evitando i toni compiaciuti ed enfatici di quelle opere scritte da fan e appassionati, che guidati dalle proprie emozioni falsano l’analisi del fenomeno, trasformandosi da saggi in apologie prive di valore scientifico o di critica. La descrizione del fenomeno “Cinema di animazione” è inoltre accompagnato da un’attenta contestualizzazione all’interno della società nipponica e della sua evoluzione, cosa che fa comprendere appieno le motivazioni di sviluppo e crescita. Si affrontano fenomeni come la grande guerra e lo sviluppo economico del paese del sol levante per capire come abbiano influenzato l’evoluzione delle loro produzioni animate.

Si tratta quindi di un opera fondamentale, per chi cresciuto con l’animazione giapponese, ormai diventato adulto vuole comprendere, conoscere e studiare il fenomeno sotto un altro punto di vista, con una nuova e crescente sensibilità e profondità. Un libro unico nel suo genere, che senza dubbio avrà ampia diffusione anche all’estero e che rappresenterà una pietra miliare di riferimento per tutti, studiosi o semplici appassionati. Ci auguriamo, inoltre, che l’autrice dopo questa sua fatica, e dopo l’altra sua opera Storia del cinema giapponese, voglia dedicare uno specifico studio a tutte le serie animate che hanno fatto conoscere il Giappone a milioni di occidentali.

Un opera fondamentale. Non c’è altro da aggiungere.