Il romanzo dello scrittore e giornalista svedese è del 1968 ma mostra ancora la sua stupefacente attualità di denuncia di un sistema politico capillarmente manipolato dal potere. Forse allora poteva apparire come uno scenario fantapolitico, oggi non più.
Siamo in uno Stato non identificato in cui è scoppiata un’epidemia e il governo è fuggito all’estero. L’ispettore Jensen viene richiamato in patria dopo un lungo periodo trascorso all’estero per una grave malattia. Scopre di non poter rientrare perché qualcosa di inspiegabile e terribile è accaduto: le frontiere sono chiuse, il Paese è isolato e in preda al caos, senza polizia e senza governo.
Viene incaricato da un arrogante ex ministro degli esteri di far luce su quanto accaduto. Ha tre giorni di tempo, se non si presenterà all’aeroporto all’ora convenuta sarà lasciato al suo destino.
In uno scenario da Sin City o Blade Runner, scoprirà che un settore della politica, prorpio quello a cui appartiene il ministro, ha fatto mettere a punto un farmaco da un laboratorio militare e poi lo ha diffuso fra la popolazione ignara allo scopo di aumentare la percentuale dei votanti calata a picco e quindi per calcoli di mero mantenimento del potere. L’effetto è una terribile epidemia che ha fatto un numero imprecisato di morti, a cui si devono aggiungere quelli causati dall’instaurazione del regime di terrore ad opera delle categorie superstiti.
Una denuncia impietosa del socialismo svedese, senza sfumature.
“Per impedire che il Paese diventasse socialista, il partito socialdemocratico e il movimento sindacale hanno abbandonato i loro principi ideologici più importanti. I leader di quel tempo erano rimasti così tanto al potere che non avevano intenzione di rinunciarci. Inoltre avevano scoperto che anche il movimento operaio e il suo organo di Rappresentanza potevano essere gestiti secondo un modello conservatore-plutocratico, che prevedeva una convenienza economica per pochi. Il principio fondamentale della Concordia era ed è che tutto deve avere una convenienza. Ecco perché è nata questa formazione politica fantasma, e la sua vera natura è stata celata dietro un’ipocrita facciata di clichè e di crescente benessere, reciproca comprensione e sicurezza. Dietro il fatto che tutto continuava a migliorare.
- E’ migliorato, - disse Jensen.
_-Sì, sul piano materiale, per un certo periodo. L’individuo veniva assistito fisicamente, ma dichiarato spiritualmente inabile. La politica e la società erano diventate qualcosa di astratto, che non riguardava il singolo. E per ingannare la gente la si inondava di stronzate censurate con cura sui giornali, alla radio e in televisione. Fino a rincretinire completamente quasi tutti, finché la gente sapeva soltanto di possedere macchina, appartamento e televisore e di essere infelice; che era più divertente togliersi la vita o ammazzarsi dal bere piuttosto che lavorare.” (pp. 121, 122)
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