Pezzi d’uomo scelti, ovvero pezzi d’uomo morto trapiantati in corpi vivi che hanno subito terribili ferite. Gambe, braccia, organi interni. Perfino la testa. Sì, proprio la testa. In questo caso del condannato a morte René Myrtil che viene smembrato in sette parti per “rifornire” sette sfortunati, sotto la direzione del professor Anton Marek.
A verificare che tutto vada per il meglio c’è Garric, incaricato dal prefetto di Parigi. Che tutto vada per il meglio, però, si capisce che sia piuttosto difficile. Ogni operato presenta dei problemi: quello non riconosce la sua mano, quella si ritrova con una gamba pelosa, un altro fa sogni spaventosi e, insomma, il defunto sembra rivivere nei corpi ricuciti.
A complicare le cose ecco l’arrivo dell’amante di Myrtil, Régine Mancel, una “bella ragazza, alta, bionda” (occhio al suo fascino) che Garric deve accompagnare al cimitero alla falsa tomba dello spezzatino. Ma la cosa più complicata è che questi operati incominciano a suicidarsi e il nostro deve darsi da fare per risolvere il mistero (non tutti sembravano disperati). Con un colpo finale a sorpresa.
Come commento a tutto l’ambaradan mi servo delle parole di Mauro Boncompagni “C’è una componente surreale mescolata a una vicenda di pura suspense, a sua volta arricchita da un pizzico di humour nero (per l’appunto) che rende la miscela irresistibile”. Perfetto.
Per “I racconti del giallo” “Antologia del fiume Oglio” di Alessandro D.A.M. Spallicci.
Storie di morti. In prima o in terza persona. Morti naturali o provocate. Storie di vita, di ricordi, passioni e illusioni. Di amore e di egoismo. Di uomini liberi e di detenuti. Scritte con la punta di una amara, cruda realtà e qualche sprazzo di malinconica poesia.
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