Questo è il tredicesimo romanzo che il celebre Mickey Spillane dedica al suo più acclamato personaggio: il duro Mike Hammer.
Questo è anche l’ultimo romanzo con il personaggio scritto da Spillane in vita: alla morte dell’autore, l’amico e collega Max Allan Collins recupererà molti inediti (in parte giunti anche in Italia), ma questo romanzo del 1996 è rimasto fino ad oggi inedito nel nostro Paese.
Il Giallo Mondadori colma l’annosa lacuna e questo mese porta in edicola Vicolo oscuro (Black Alley, 1996).
Dalla quarta di copertina:
Mike Hammer è ufficialmente morto. Si è beccato due pallottole durante una sparatoria tra famiglie mafiose, una notte al porto di New York, ed è rimasto lì sul cemento a sanguinare, tra le grida degli agonizzanti e le sirene dei soccorsi. Un medico alcolizzato lo ha ricucito alla meglio, e per questa volta il suo ingresso nel Vicolo Oscuro è rimandato. Ma tutti credono che sia finito nel fiume in seguito alle ferite riportate e non sia sopravvissuto. Meglio così. Farsi rivedere in giro non gioverebbe alla sua salute, c’è chi sarebbe ansioso di saldargli il conto definitivamente. Invece tocca uscire allo scoperto: hanno sparato a un suo vecchio amico, che è in fin di vita e ha chiesto di lui perché vuole confidargli un segreto. Sa dov’è nascosto il tesoro della mafia. Ottantanove miliardi di dollari. Un gruzzolo sufficiente a scatenare una caccia forsennata, tra federali e boss della criminalità organizzata. Non c’è tempo per lunghe convalescenze, nel violento mondo di Mike Hammer. E, dopotutto, a lui non piaceva affatto essere morto.
Ecco l’incipit:
Il telefono se ne stava lì, nero e tranquillo come una pistola nella fondina, in attesa di qualche mia sporadica chiamata locale, e quando squillava aveva il suono attutito di un’automatica col silenziatore. Il primo squillo fu un avvertimento, il secondo una minaccia di morte.
Otto mesi prima ero venuto a morire in Florida. Le due pallottole che mi ero beccato nella sparatoria sotto la West Side Drive erano finite in certe zone del mio corpo che non dovevano essere violate. In più avevo perso troppo sangue. I feriti che erano in grado di camminare e quelli che erano “riparabili” erano stati presi in cura dai primi medici accorsi sul campo di battaglia. I morti e i moribondi erano stati messi da parte, nella sezione dei senza ritorno.
Per fortuna c’erano sei gradi sotto zero e questo mi aveva impedito di morire sul posto. Il sangue si era coagulato in brutte chiazze nere di pelle e stoffa e il dolore non era ancora iniziato. Il grassone che aveva notato i miei occhi aperti e brillanti era più spaventato di me quando mi portò via dal carnaio. Ma io ero quasi morto e lui era ubriaco, così nessuno ci fece caso.
Nato a Brooklyn nel 1918, Mickey Spillane iniziò a collaborare a riviste di narrativa nel 1935 e negli anni Quaranta divenne sceneggiatore di fumetti. Passato al giallo, raggiunse in breve un immenso successo portando all’estremo elementi dell’hard-boiled quali la violenza, il sesso e il disprezzo delle regole. Nel 1983 ricevette il Private Eye Writers of America per la carriera. Spillane è scomparso nel 2006.
Vicolo oscuro di Mickey Spillane (Il Giallo Mondadori n. 3122), 182 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Igor Longo
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