Torna un eroe ben noto ai lettori di Segretissimo Mondadori: l’investigatore Dario Costa.
Ecco la quattordicesima avventura del personaggio nato dalla penna di Secondo Signoroni: La maschera di Mida, questo mese in edicola.
Dalla quarta di copertina:
Notte di fuoco in un locale esclusivo di Milano. Bilancio: un uomo sequestrato e una donna freddata da un commando di killer nigeriani. Lui, un esperto informatico dal passato tutt’altro che cristallino, lei una dirigente della famigerata agenzia Stonehenge, crocevia di poteri occulti e trame illegali sotto l’ombrello protettivo di una totale immunità. Quando poi l’ostaggio viene ritrovato cadavere, decapitato e privo della mano destra, e quello che invece non si trova più è il suo computer zeppo di segreti che qualcuno voleva a ogni costo, si delinea una pista da seguire. Che porterà il luogotenente Dario Costa, del Reparto investigativo dell’Arma, fino a Port Harcourt, nella zona del Delta del Niger, sulle tracce della feroce organizzazione criminale dei Vultures. Laggiù, in una terra stritolata dagli affari sporchi di speculatori senza scrupoli, dove una potente holding opera nel trattamento di sostanze chimiche e radioattive, toccherà a lui scoprire chi si cela sotto la maschera di re Mida.
Ecco l’incipit:
Riconobbi marche di pregio fra i vetri infranti disseminati sul pavimento: ciò che restava di una jéroboam di Château Lafite Rothschild, il collo d’un fiasco di brennevin, l’acquavite scandinava, e l’etichetta millesimata di un Serriger Vogelsang Riesling. Anche la serie Monopole dei Dom Perignon era stata falciata dalle mensole. Dense gocce di liquore stillavano dal ripiano della credenza e picchiettavano sui cocci sparsi attorno al corpo addossato alla parete, mescolandosi al sangue rappreso. Il lezzo dei vini, unito a quello delle grappe, ammorbava l’aria, nonostante la porta del salone fosse aperta sull’umidità della sera. Il nastro bicolore limitava l’attività del racis al ripiano dei vini pregiati, sotto le cui gambe intagliate s’allungavano quelle affusolate della donna. La cerata la copriva fino alle ginocchia e tutto ciò che potevo distinguere erano le calze macchiate di rosso e le scarpe Neil Barrett con il cinturino alla caviglia. Cartellini numerati marcavano le tracce di sangue mischiate ai vetri, alle stoviglie frantumate e agli avanzi di cibo disseminati al suolo. Altri marcatori erano sparsi vicino a un’ottantina di bossoli, che in alcuni punti costituivano veri mucchietti. E il risultato della sparatoria lo si vedeva sui muri, sul soffitto, sulle tovaglie e sui tavoli, dove piatti, bottiglie e bicchieri erano stati quasi polverizzati.
Di professione chimico, Secondo Signoroni non può essere definito scrittore “solo per hobby”, e la sua produzione di romanzi e racconti spazia dal genere giallo alla spy story. Vincitore del Mystfest in sezioni diverse nelle edizioni 1975, 1976 e 1977, è stato tradotto in Slovacchia e Russia. È nato a Lodi, dove risiede con la moglie e la figlia.
Costa: La maschera di Mida di Secondo Signoroni (Segretissimo n. 1619), 294 pagine, euro 4,90
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