Gradito ritorno, questo novembre in edicola, di un romanzo apparso in Italia solamente nel 1992 (Il Giallo Mondadori n. 2280). Stiamo parlando di uno dei maestri del genere presentato da I Classici del Giallo Mondadori n. 1359: Terrore al villaggio (New Graves at Great Norne, 1947) di Henry Wade
Dalla quarta di copertina:
A Great Norne non succede mai niente. È un piccolo villaggio inglese dove si conoscono tutti: ci si incontra al pub, si va a messa, poco altro. Qui la gente nasce, vive cent’anni, finché le arterie non diventano dure come le ossa, e solo allora muore. Con qualche eccezione, certo. Il vicario della parrocchia è morto per un banale incidente dovuto a una caduta, complice magari qualche bicchierino di troppo, a quanto pare. E il colonnello in pensione? Anche questa una tragica fatalità? No, lui si è sparato un colpo di pistola. Suicidio, o almeno così sembra. Ma all’ispettore Myrtle di Scotland Yard converrà non fidarsi delle apparenze. E capire in fretta cosa non quadra nei luttuosi eventi che turbano la quiete del luogo, e qual è il legame invisibile che unisce le varie vittime. Altrimenti, di omicidio in omicidio, la gente fi nirà presto per rimpiangere quell’epoca felice in cui, a Great Norne, non succedeva mai niente.
Ecco l’incipit:
La luce del sole penetrava attraverso le grandi finestre della parrocchia di Great Norne, dalle quali filtrava un allegro coro di voci. Il coro dei fedeli della chiesa di St Martha stava terminando la sua esercitazione settimanale; a loro piacevano quelle serate del venerdì, in cui non erano nemmeno sottoposti alla tensione della messa. Tanto più adesso che l’estate era passata da un pezzo e le strade erano illuminate dai lampioni. A un ascoltatore che si fosse trovato nel cortile della chiesa, quelle voci sarebbero anche potute apparire armoniose. A una distanza del genere, infatti, la voce di soprano della signorina Emily Vinton, tenuta un tono sempre sotto, qualsiasi fosse la chiave, si dissolveva nell’effetto corale d’insieme.
Erano ormai dieci anni che il povero organista pregava il vicario di proporre alla signorina Vinton un eventuale, onorevole pensionamento, ma il signor Torridge non aveva mai trovato il coraggio di infliggerle un colpo così crudele. Emily cantava nel coro da cinquant’anni, e per la maggior parte di quel tempo lei e sua sorella erano state le due persone su cui avevano fatto affidamento i vari direttori che si erano avvicendati. Ma dodici anni addietro Beatrice aveva subito un attacco di paralisi, e da quella tragica sera Emily non era stata più la stessa.
Henry Wade, pseudonimo di Henry Lancelot Aubrey-Fletcher (1887-1969), appartiene a pieno titolo all’età d’oro del giallo inglese. Dopo gli studi a Eton e Oxford e il servizio militare prestato nei due conflitti mondiali, ha ricoperto incarichi istituzionali in quanto membro di un’antica famiglia aristocratica. Maestro del police procedural e sperimentatore della inverted detective story, dove il colpevole è noto fin dall’inizio, è stato tra i fondatori del Detection Club. Il suo personaggio ricorrente è l’ispettore Poole.
Terrore al villaggio di Henry Wade (I Classici del Giallo Mondadori n. 3113), 252 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Marilena Caselli
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