È arrivato in libreria il nuovo romanzo di Wulf Dorn dal titolo Phobia, targato Corbaccio.
Abbiamo avuto il piacere di leggerlo in anteprima a abbiamo approfittato della presenza dell’autore presso la sede della Corbaccio per intervistarlo.
Chi è l’uomo che si trova dietro a questi romanzi così avvincenti? Sappiamo che per vari anni ha svolto il lavoro di logopedista con pazienti psichiatrici, perché ha abbandonato questa professione?
Per ragioni di tempo. Adesso che sono scrittore a tempo pieno viaggio molto, scrivo sempre e non ero più in grado di seguire il mio lavoro in clinica.
C’è un fatto reale, una lettura che le ha dato lo spunto per scrivere “Phobia”?
Ci sono vari fatti che hanno avuto un ruolo importante: uno di questi è la storia di un amico che una sera è ritornato con la moglie da una festa e il mattino successivo si è accorto che la sua casa era stata visitata dai ladri e svuotata e ha capito che questo era successo mentre loro dormivano perché i ladri erano stati anche nella loro camera. Cosa sarebbe successo se si fossero svegliati? Questo fatto insieme ad altri mi ha fatto venire l’idea di scrivere di un evento negativo che all’improvviso si insinua nella nostra vita per distruggerla.
Molto spesso la realtà dei fatti supera la fantasia degli scrittori, è d’accordo su questa affermazione?
Sì, sono d’accordo. Per esempio la casa di Sarah che descrivo nel libro esiste veramente ed è stata davvero costruita da un architetto. Aveva preso un terreno dove c’era un unico albero ma non ha avuto il coraggio di abbatterlo e quindi ha costruito la casa attorno all’albero. La casa era bellissima ma non ho voluto descriverla nei particolari perché nessuno avrebbe creduto che l’architetto aveva costruito la casa attorno all’albero.
Lo squilibrato che mette in pericolo Sarah e afferma di essere Stephen da quale disturbo mentale è affetto?
Non credo che si possa fare una diagnosi unica. È una persona che ha subito un gravissimo torto e che tenta di far tornare i conti con la vita. Non credo che sia ammalato, credo che lui porti determinati comportamenti alle estreme conseguenze.
Nel suo lavoro c’è stata una persone con le sue stesse caratteristiche?
Non proprio anche perché dal mio punto di vista questo è un personaggio che ha una valenza simbolica. Una volta ho avuto un paziente schizofrenico che una sera è entrato in una casa armato di coltello e ha obbligato una madre con i suoi bambini a cenare con lui. Alla fine della cena ha invitato la signora a chiamare la polizia e si è fatto arrestare senza difficoltà. Non ha mai spiegato il perché di quel gesto.
Ritiene che il comportamento dei vicini di casa di Sarah sia ormai diventato la norma del vivere moderno? Cioè non si vuole essere infastiditi dei problemi altrui. Secondo lei è reale e diffuso questo sentimento.
Rappresenta una certa indifferenza che c’è nella nostra società. Io credo che sia una tendenza insita in tutti noi ma è importante sapere anche quanto sia importante il coraggio civile.
Mark Behrend potrebbe essere un personaggio per futuri romanzi?
Sì, potrebbe certamente.
Quale è la sua visione del panorama del thriller tedesco e dei thriller che vengono dal profondo nord europeo?
Penso che i thriller scandinavi che sono diventati molto popolari e anche i thriller tedeschi cerano una atmosfera tutta particolare. Il thriller scandinavo è piuttosto cupo, malinconico e depressivo. Loro funzionano molto attraverso l’atmosfera che creano, hanno tuttavia in comune con il thriller americano e italiano questo forte elemento di tensione.
Chiudiamo l’intervista con Wulf Dorn ringraziando l’autore per le risposte e la disponibilità verso i nostri confronti.
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