... When a dog takes over control / he’ll be fighting till the end / that’s what I call a good friend...”, così canta Kathy Sampson nella sigla musicale della serie Il commissario Rex, il cui protagonista a quattro zampe è diventato celebre in tutto il mondo (recentemente è stato commercializzato il primo cofanetto DVD con l’integrale della prima stagione, e sapete dove?... In Australia!) 

Ma per affrontare il capitolo su "serie tv e animali", che è trasversale alla storia del telefilm giallo, dobbiamo fare un passo indietro.

Gli sceneggiatori sanno bene che la presenza di un animale sortisce un garantito effetto di coinvolgimento sullo spettatore.

Qualunque animale, sia esso una scimmia, un uccello, un topo, un serpente, un gatto, un cane... fa sempre presa.

E così la presenza in scena di un animale, magari di un cucciolo, è un piccolo stratagemma frequentemente utilizzato per distrarre da un dialogo un po’ noioso, piuttosto che per catturare l’attenzione, creare una situazione comica o ancora creare un momento tenero o emozionante...

Certo il pensiero corre a Lassie, Rin Tin Tin e persino al cavallo Furia, ma anche nel telefilm giallo, in alcuni casi, la presenza dell’animale diventa ricorrente.

Troviamo per esempio il simpaticissimo Fred, pappagallo bianco di Baretta (Robert Blake) che cattura  per la sua loquacità e per i piccoli numeri "da circo" che il detective gli ha insegnato, e che qualche volta gli tornano persino utili nel suo lavoro, per esempio per guadagnarsi la simpatia di un bambino o per fare compagnia a un ospite.

Non si può neppure tralasciare Elvis, il dispettoso alligatore di Sonny Crockett (Don Johnson) in Miami Vice, che ogni tanto se ne va in giro seminando il panico, e se si sente trascurato combina disastri sulla barca dove vive con il detective Crockett.

Il detective Lilly Rush (Kathryn Morris), protagonista femminile di Cold case, vive in casa con due gatti handicappati, uno zoppo e l’altro cieco, che creano un certo imbarazzo a tutti gli ospiti che mettono piede a casa sua per la prima volta...

E chi non ricorda il cane del tenente Colombo (Peter Falk)? Quel bassett-hound, chiamato appunto Cane per difetto di fantasia, talmente goffo e disarmonico nella sua immobilità da suscitare inevitabilmente tenerezza...

Molto simile a Cane, forse un filo più dinamico ma neanche troppo, è Umba, il golden retriever dell’avvocato Frank (Rainer Hunold), protagonista per alcuni anni di Un caso per due al fianco di Josef Matula (Klaus Theo Gartner).

Oppure Max, il cucciolo di bulldog del procuratore Jason McCabe (William Conrad), obeso e sedentario anch’esso con il suo padrone col quale, del resto, ha una spiccata rassomiglianza.

Potremmo poi ricordare Zeus e Apollo, i due minacciosi dobermann di Higgins (John Hillerman), ai quali il povero Magum (Tom Selleck) proprio non va a genio... offrendo lo spunto per scene esilaranti nel telefilm Magnum, p.i.

L’elenco potrebbe andare avanti a lungo...

Nella maggioranza dei casi, però, quella dell’animale è una presenza marginale, che certo aiuta la sceneggiatura e caratterizza il telefilm, ma potrebbe benissimo non esserci senza per questo far crollare il tessuto narrativo fondamentale.

Ben diverso è il caso di Rex, il primo telefilm poliziesco di successo mondiale dove un cane è... il protagonista!

A onor del vero già qualche anno prima, nel 1988, una serie canadese narrava le avventure di un cane poliziotto. La serie si chiamava Katts and Dog (negli USA Rin Tin Tin K-9 Cop), e narrava le avventure del pastore tedesco Rinty e del suo padrone, l’agente Hank Katts (Jesse Collins) della squadra cinofila.

Le storie erano comunque ben lontane dal poliziesco vero e proprio, e molto più vicine alla commedia avventurosa tipo Lassie.

In Italia la serie è arrivata con il titolo Poliziotto a quattro zampe, come il famoso film del 1988 con James Belushi, il cui titolo originale era ancora una volta K-9 (in America la sigla K-9 indica per l’appunto l’unità cinofila. Perché? Bè… provate a pronunciarla a voce alta e velocemente… viene fuori il modo in cui si pronuncia la parola canine).

Comunque la serie non ebbe mai grande successo (anche in Italia è sopravvissuta più che altro sulle televisioni locali), e chiuse i battenti nel 1993 dopo 106 episodi da mezz’ora.

L’anno successivo a Vienna, i due ex giornalisti di cronaca nera Peter Hajek e Peter Moser decisero di creare una serie poliziesca che avesse qualcosa di originale per non passare inosservata nel mare dell’offerta televisiva.

Un attore adatto per il ruolo di protagonista lo avevano già trovato tra gli attori della compagnia stabile del teatro Kammerspiele di Monaco: si trattava dell’allora trentacinquenne Tobias Moretti.

Ma mancava ancora l’elemento originale...

Si narra che i due giornalisti, riuniti a casa di Peter Moser per spremersi le meningi, non riuscendo a trovare un’idea che li soddisfacesse provarono ad affidarsi al caso: la prima persona che entra in questa stanza, si dissero, affiancherà Moretti nel telefilm. Ma il primo a entrare fu il pastore tedesco dei vicini...

E così il protagonista di questa serie è un simpaticissimo pastore tedesco con una prontezza di riflessi e un’intelligenza fuori dal comune, nonché una spiccata passione per i panini con il wurstel. Dispettoso con chi gli fa i dispetti, affettuoso e premuroso con chi ha bisogno di aiuto, e soprattutto dotato di un fiuto infallibile per i criminali... Proprio "a cop’s best friend" ("il migliore amico di un poliziotto", come recita il titolo dell’edizione inglese).

E in effetti Rex è il vero e indiscusso protagonista della serie, tanto che il resto del cast ha subito continui rifacimenti senza che la serie ne risentisse troppo.

Nel corso della serie Rex cambia ben quattro padroni: il primo è il suo addestratore all’Accademia di Polizia, e muore in servizio nell’episodio inaugurale della serie (Capolinea: Vienna), lasciando Rex in uno stato di profondo abbattimento. In breve si affeziona al giovane e dinamico commissario Richard Moser (Tobias Moretti), della squadra omicidi di Vienna, il quale decide di adottarlo. Rex si rivela subito non solo un affettuoso compagno ma un validissimo collega di lavoro.

Ma all’inizio della quarta stagione anche Moser muore tragicamente in servizio, colpito mortalmente al torace, facendo ripiombare in depressione il povero Rex.

Nell’episodio successivo entra in scena il giovane commissario Alexander Brandter (Gedeon Burkhard), che grazie alla sua esperienza con i cani riesce a conquistare Rex e si trasferisce da lui a casa di Moser.

Il cambio successivo è più indolore, almeno per i telespettatori: all’inizio dell’ottava stagione, Brandtner è sparito senza troppe spiegazioni, e al suo posto subentrano Marc Hoffmann (Alexander Pschill) e Niki Herzog (Elke Winkens), il primo membro femminile della squadra.

Anche i comprimari non sono sfuggiti ai continui rifacimenti del cast.

Al fianco di Moser lavorano inizialmente Ernst "Stocky" Stokinger (Karl Markowics) e Peter Alfred Hollerer (Wolf Bachofner). Quando Stocky viene trasferito, il suo posto è preso da Christian Boch (Heinz Weixelbraun), mentre dopo le dimissioni di Hollerer subentra il preciso e maniacalmente ordinato Fritz Kunz (Martin Weinek). All’inizio dell’ottava stagione, anche Boch sparisce insieme a Brandtner.

L’unica figura, oltre a Rex, che è nel cast fin dall’inizio della serie è quella del medico legale Leo Graff (Gerhard Zemann).

Per amor del vero, va detto che anche l’ "attore" che interpreta Rex è cambiato, a causa della scomparsa del pastore tedesco che è stato protagonta delle prime stagioni, Reginald von Ravenhorst. Nei panni di Rex è subentrato il pastore tedesco Rhett Butler, ma il cambiamento passa inosservato agli occhi dei telespettatori.

L’addestratrice di entrambi i cani è Teresa Ann Miller, una delle poche persone al mondo che avrebbe potuto riuscire nel difficile compito di far recitare un cane in un telefilm che prevedeva scene complesse per Rex, perdipiù nei tempi di lavorazione stretti propri della produzione seriale. Ma la Miller è una professionista: suo padre è il fondatore della "Animal Action" di Hollywood, e fu lei, per esempio, ad addestrare il San Bernardo del film Beethoven e il maialino Babe.

 

Caratterizzata da una buona dose di azione e di suspence, ma anche di umorismo, la serie ha avuto molto successo anche in Italia, tanto da guadagnarsi la prima serata di Raiuno e numerose repliche pomeridiane.

In realtà il successo della serie è dovuto più alla simpatia di Rex che alle sceneggiature.

Come se non bastasse nel corso degli anni le sceneggiature del telefilm, che non hanno mai eccelso per originalità e raffinatezza, sono andate incontro a un progressivo scadimento qualitativo fino a ridursi a trame ingenue e ripetitive, che affidano tutta l’attrattiva del telefilm alle sole scene in cui Rex è protagonista, e alle scene marginali a effetto comico o coinvolgente che poco hanno a che fare con la trama poliziesca dell’episodio.

In pratica abbiamo assistito alla trasformazione di un telefilm originale, equilibrato e coinvolgente (come lo era nelle prime stagioni) in un telefilm barboso e bonaccione che fa un po’ il verso a se stesso. Peccato.