Per dare un pugno in faccia a una persona e farla sanguinare, non occorre avere un corpo muscoloso.
E non occorrono nemmeno motivazioni o ideologie particolari.
Occorre superare ciò che Randall Collins chiama la «barriera emotiva della paura dello scontro» che si è sviluppata negli uomini in seguito al processo di civilizzazione.
Gli scontri che avvengono nelle interazioni della vita quotidiana – per le strade, nei bar, sui luoghi di lavoro, nelle aule scolastiche − si concludono, nella grande maggioranza dei casi, con insulti, grida e minacce. Anche nei rari casi in cui si giunge al contatto fisico, la violenza è, quasi sempre, incompetente e inefficace.
Non è vero − spiega Collins − che gli uomini sono naturalmente violenti, pronti ad aggredirsi al minimo pretesto. Questa idea è un “mito” alimentato dal cinema, dalla televisione e dai romanzi. L’uomo si riempie di una grande tensione emotiva tutte le volte che è in procinto di aggredire o di essere aggredito. Affinché la violenza sia efficace, gli uomini devono interagire strategicamente per colpire in condizioni emotivamente favorevoli.
Violenza - Un'analisi sociologica di Randall Collins (con introduzione di Alessandro Orsini) - Rubbettino Editore - pag 604 - euro 39,00 - ISBN 9788849840179
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