Esce questa settimana in libreria – esattamente mercoledì 9 luglio – il quinto e nuovo romanzo di Marilù Oliva, “Le Sultane”, edito da Elliot. Si tratta del primo volume di un progetto ambizioso, un ciclo non seriale ma i cui libri sono collegati dallo stesso comune denominatore. Quale sia ce lo spiega bene l’autrice:
«Ho voluto assecondare un mio antico demone, quello del tempo. È da quando ero bambina che mi stordisco di fronte al tempo, eppure ci torno in continuazione col pensiero. In questo ciclo, che ad oggi prevede tre libri, ogni romanzo è autonomo, i protagonisti cambiano, così come le storie, i generi e gli scenari. Però il filo conduttore è lo stesso: il tempo. Quello umano nel primo romanzo, quello cosmico nel secondo. E nel terzo, forse, finalmente qualcuno ne afferrerà un brandello».
In questo romanzo Marilù Oliva (nella foto) ci proietta alla fine umana del tempo, ovvero quando ci rendiamo conto che di tempo ne rimane solo una parte. Una parte preziosa, che ha una scadenza e difficilmente lascia spazio a nuovi sogni. “Le Sultane” è quindi la storia di tre vecchie, regine di un palazzo popolare, che si trovano loro malgrado a vivere situazioni criminali e surreali. Rispondono come possono, ognuna con le sue armi di sopravvivenza. Wilma è la più fragile emotivamente, ma è la più scaltra venditrice ambulante del bolognese. Mafalda è la donna più tirchia del mondo e Nunzia si spaccia per una credente rigidamente osservante, salvo poi abbandonarsi al peccato quando l’occasione si fa propizia. Sono spassose, terribili, a volte grottesche, a volte drammatiche. Il romanzo non si può inquadrare in un vero e proprio genere, perché ne contiene diversi e costringe alla riflessione, così come induce al divertimento o all’amarezza. Perché qui si toccano diverse tematiche anche attuali: i dissidi familiari, l’abbandono di una fascia della terza età, l’individualismo, la politica del “coltivare il proprio fazzolettino”. Intorno a loro ruotano diversi personaggi: i familiari, i vicini, perfino gli assenti.
I piani di lettura sono tre: il primo è quello fruibile a tutti, perché tutti si possono immedesimare nelle magagne di condominio o nelle tipiche incomprensioni parentali (madre e figlia che non vanno d’accordo, eredità mal gestite, individui malati e maltrattati in casa). Tutti noi abbiamo subìto un lutto e qui ce n’è uno bello grosso, che cavalca le pagine: l’immedesimazione scatta fin dall’incipit.
Il secondo piano di lettura riguarda le grandi questioni etiche, prima di tutto: cos’è giusto e cos’è sbagliato?
Il terzo piano è quello del tempo e troverete disseminate nel romanzo diversi spunti interessanti, anche se l’intento non è dare una chiave di lettura sul tempo, ma solo sollecitare nuove domande.
Un addio alla Guerrera, protagonista della precedente trilogia? No, solo un arrivederci, visto che La Guerrera proseguirà il suo cammino sotto forma di fumetto, con Marilù alla sceneggiatura e Niccolò Pizzorno ai disegni. Ma la narrazione romanzesca, quella nei prossimi anni sarà riservata esclusivamente al nuovo progetto convergente sul tempo di cui quest’opera rappresenta il primo tassello. Allora non ci resta che augurarle un grande in bocca al lupo!
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