La vicenda di questo aspro noir rurale prende il via dal ritrovamento del cadavere di una giovane donna abbandonato nel deserto messicano: a ritrovarla è Ramon, le cui fantasie erano popolate dall’immagine di lei. Proprio in virtù di questa passione segreta e del fatto che tutti nel villaggio pensano che la bella Adela fosse la sua ragazza, Ramon viene risucchiato nel meccanismo di vendetta che diviene ben presto una sorta di delirio collettivo: la ricerca della verità e della giustizia è presto soffocata dalle pulsioni di odio, orgoglio, violenza che scorrono nel paese di Loma Grande.
Guillermo Arriaga, autore di questo Un dolce odore di morte, è scrittore e sceneggiatore: suoi Amores Perros e 21 grammi, nonché di The three burials of Melquiades Estrada, recentemente accolto con molto favore di critica a Cannes e in uscita in autunno in Italia.
Il libro ha un taglio visivo, cinematografico: la scrittura a periodi brevi, secca, essenziale crea una sorta di variante cromatica al rosso che permette di immaginare perfettamente questo paesino dimenticato nel deserto messicano, la sua estate torrida, l’odore di alcool, sudore e morte che pervade l’aria.
La morte non è un elemento astratto, un accadimento circoscritto alla situazione: il sentimento messicano di morte è un sentimento quotidiano, vissuto come uno degli aspetti della vita, e perciò sentito con naturalezza, con passione, con partecipazione. Il destino avviato con la morte della bella Adela è un destino collettivo, dove i fatti che porteranno alla resa dei conti tra Ramon e lo Zingaro nell’inquietante finale hanno come sottofondo il coro greco degli abitanti del villaggio.
Paradossalmente il romanzo ha un sottotesto di sottile, rarefatta poesia.
Non si può non subire la fascinazione di questi personaggi la cui rudezza, il machismo, l’abitudine all’alcol e alle armi, ricorda da vicino i grandi scrittori della tradizione americana come Hemingway, Faulkner, Steinbeck: personaggi le cui tenerezze, i dubbi, le paure sono nascoste dietro il silenzio e la rudezza.
Per questo mix di durezza e poesia, per il meccanismo insolito e affascinante, per la sottile inquietudine che lascia, un libro certamente da consigliare.
Dedicato a chi ha amato Sotto il vulcano di Malcom Lowry, Gli spostati diJohn Huston e i libri di Cormack McCarthy.
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