Il tema della frattura è fortemente connesso con le lacerazioni della vita. Le chiedo una definizione di frattura, per come la si intende, rapportata alle esistenze del romanzo.
Spaccatura, interruzione di qualcosa, dolore… Sono molte le tipologie di fratture presenti nel romanzo. Emotive, psicologiche, esistenziali, lavorative, ossee, comunicative… Ognuna porta con sé una o più storie che vanno a intrecciarsi a più livelli con quelle di Thomas e di Elisa tessute attraverso le loro voci nella composizione della loro vicenda umana e nel quadro generale che compone il loro “habitat”.
Le vite di Thomas e di Elisa si incrociano perché lui risponde a un messaggio lasciato da lei, di fianco a una finestra: “Cerco disperatamente una persona che abbia ancora l’anima e che possa prestarmela. Ne avrò molta cura. Promesso. È una cosa seria”. Cosa lo spinge a rispondere?
Lo spinge a rispondere il suo essere, causa di forza maggiore, fuori dalle convenzioni. Thomas ha di certo necessità di comunicare dopo ciò che gli è accaduto, non vuole essere compatito, vuole scambiare informazioni alla pari, conoscere senza riconoscere e comporre la sua immagine e la sua identità per ciò che è ora, non per ciò che è diventata per lui pura narrazione. Privo di sovrastrutture non ha doppi fini, è una persona limpida, nuda, e la domanda scritta sul muro da Elisa, così differente da ciò che la vita sembra apparecchiargli davanti quotidianamente, probabilmente lo tocca e lo spinge a comporre senza esitazioni quel numero di telefono… Elisa lo attende all’altro capo. Anche se la sua è una frattura diversa, è alla ricerca di Thomas e della sua “anima”.
Scrive: “Nel sangue scorre la vita. La vita è una cosa strana”. A parte l’impossibilità di comprendere appieno il cambiamento e la morte (o la fine) che questo implica, cos’altro c’è di strano, nella vita?
Tenendomi lontano da un approccio “cattolico” all’argomento, direi che nella vita tutto è “strano”, e straordinario. Facendo tesoro di ciò che mi è accaduto finora (e di cose terribili me ne sono accadute parecchie) direi che ogni singola esperienza, anche la peggiore, è talmente ricca di significato e portatrice di emozioni, arricchimento, piacere o dolore (molto spesso di stordimento, smarrimento, infelicità), da non poterne perdere nemmeno un secondo. Ovvio che personalmente getterei alle ortiche il peggio e preferirei vivere esclusivamente le migliori situazioni... La stranezza sta tutta nel fatto che, a mio avviso, è impossibile pianificare la Vita, anche adottando i migliori propositi…
Quanto le vite di questi protagonisti appartengono alle loro scelte e quanto invece ai loro vuoti? (ci parla attraverso questa domanda dei due personaggi?)
Credo che le vite di Thomas ed Elisa, proprio per il carattere che li contraddistingue, appartengano esclusivamente a loro stessi e stiano in perfetto equilibrio, o disequilibrio se preferisce, tra scelte e vuoti. Thomas è l’uomo “assurdo” senza mezzi termini, privo di “memoria”, di fardello, di background, “liberato” direbbe Albert Camus, ma inevitabilmente incatenato al passato a causa della sua Storia, delle persone che lo circondano e dell’immagine (e del mondo) che queste persone hanno costruito e conservano di e per lui. L’incidente automobilistico in cui è incappato l’ha mandato in coma e poi l’ha privato dei ricordi e del suo habitat emotivo, della sua capacità lavorativa (era un programmatore di videogiochi, non è da sottovalutare: programmava “storie & avventure”, esistenze alternative e virtuali…) gli ha lasciato un vuoto e un senso di colpa (nell’incidente è morta una famiglia, anche se la colpa come si vedrà non è di Thomas), ma lui non soffre per il vuoto, soffre a non ritrovarsi e a non trovare riscontro tra ciò che è stato ed ha vissuto “prima” e ciò che è “ora”, e rimane in un limbo fatto di domande e di ricostruzione lenta, pezzetto dopo pezzetto come in un puzzle le cui tessere sono sparse e spesso nascoste. Mi piace immaginarlo come un investigatore “esistenziale”. Dopo il trauma diventa un contenitore da riempire. Elisa, dall’altra parte, ha fatto della ricerca, anche attraverso il proprio corpo, un modus operandi (et vivendi); come un’artista e/o una scienziata cerca di colmare di sapere ed emozione quei vuoti generati dalla discrasia tra ambiente che la circonda e propria interiorità. Non è facile, ma ciò che caratterizza Elisa è una forza esponenziale che le sta dentro, lei si fa carico dei propri errori, non ne fa una colpa agli altri - pur evidenziando ciò che non va, e ne risponde esclusivamente a se stessa. Cerca una Soluzione, in modi più o meno impropri, forse bizzarri, attraverso i mezzi a sua disposizione, e percepisce che inevitabilmente la sua ricerca deve tendere verso qualcosa di “alto” (ne è un esempio il documentario sull’Anima). Thomas ed Elisa sono personaggi complessi e azzardo che si completano a vicenda, sono “liminali”, personaggi che “non stanno sereni”: tendono in assoluto al Meglio. Finite le ideologie, scomparsa la fede, non possono accontentarsi e vogliono cancellare la bruttura del mondo, ciò che viene loro propinato da altri per mezzo di slogan pubblicitari. Hanno spento i loro televisori… e di 80 euro non sanno che farsene… “Scelgono la Vita”. Reclamano il Futuro.
La passione per la fotografia e le riprese citata nel romanzo ha qualche attinenza con una sua personale passione?
Certo. Di passioni personali in “Fratture”, come in tutti i miei libri, ne confluiscono parecchie, a partire dalla Musica, passando per la Letteratura, per i videogiochi (ormai solo un ricordo), il teatro, la fotografia, il Cinema. Nello specifico, queste ultime discipline sono state per anni una passione primaria; da giovanissimo fotografavo qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, poi ho avuto modo di lavorare sia come regista indipendente che come montatore. Dopo alcuni anni mi sono concentrato esclusivamente sulla scrittura, ma in qualche occasione ho prodotto video come quelli dei Soluzione realizzati da valenti artisti indipendenti (ne segnalo un paio di una intensità e qualità notevole: “infettami” e “facili forme”, li trovate qui www.youtube.com/user/jostvideo Per maggiori info: www.soluzione.biz ).
Il desiderio di fotografare la morte nasconde un significato preciso, dato che non vi è nemmeno la certezza del momento in cui comincia la morte biologica, come scritto a pag. 39?
Nasconde più significati. I primi in assoluto rispondono ad una sete di conoscenza. Alle domande “Perché?”e “Quando?” e “Cos’è un corpo senza spirito vitale?”. Domande fondamentali per l’essere umano. Occorre capire, fissare l’attimo che ci separa dal non - essere. Non importa cosa ci sarà dopo. Avere coscienza della propria finitezza può forse aiutarci a vivere la vita con più volontà e amore (la prego di non pensare all’amore romantico, quanto a quello citato da Camus), senza nutrire alcuna speranza, senza anelare ad un meglio propagandato post mortem. Meglio dev’essere assolutamente Qui e Ora. Poi entrano in gioco anche altri significati, ma sono temi sui quali potremmo perdere anni di discussione…
Le rigiro una domanda contenuta nel romanzo: cos’è per lei l’anima?
Potrei risponderle come Crozza che imita il Senatore Razzi? J A parte l’ironia, è una risposta assai complicata. Mi piace vederla come Elisa, immedesimarmi con lei nella ricerca di risposte sull’Anima: una piccola e sconsiderata erede di Denis Diderot e dell’abbé Yvon e, suo malgrado, seguace di Camus inconsapevolmente affascinata dalle teorie di Plotino. Se poi desidera una risposta secca, senza scomodare santi e santoni, probabilmente l’anima è assimilabile allo spirito vitale, sta dentro di noi e temo finisca con noi.
Progetti?
In arrivo il mio primo libro di racconti intitolato “La felicità è facile”. Con i Soluzione stiamo ottimizzando due lavori: la collaborazione con il filosofo Sgalambro che con nostro immenso dispiacere ci ha lasciato qualche tempo fa e il nuovo dei Soluzione. Non so ancora però come procederà il tutto. Per il resto, in Jost Multimedia ci sono moltissimi progetti in fermento tra musica, video, libri di nuovi autori, ecc. ecc. Cerchiamo di portare avanti ogni cosa lavorando con tenacia, umiltà e costanza, poi ovviamente si fanno i conti con la realtà e le finanze e direi pure il fisico... che di questi tempi non è da sottovalutare.
Ci saluta con una citazione?
Me ne conceda due che in un certo senso si rispecchiano l’una nell’altra. Per la prima, vi invito a scoprire il testo da cui è estrapolata: “liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo”. La seconda, invece, è tratta da una riflessione di Thomas in “Fratture”: Io sono io, il resto non conta nulla. La ringrazio. Arrivederci a presto. Massimiliano
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