Benvenuti nel mondo di Adele. Oggi vive a Roma e ha ottant'anni. E' ebrea e comincia ad accusare i primi sintomi di Alzheimer. Piccole cose le sfuggono, diventa vittima di azioni ripetitive. Uno specialista le consiglia di tenere un diario, dove segnare i ricordi man mano affiorano alla mente. E' una donna determinata e, non ammettendo la propria malattia, spesso si rimprovera per la sua sbadataggine. E' figlia di una maestra elementare e di un liutaio ed è nata a Venezia. Dalla prima ha imparato la severità e dal secondo l'abbandono alla spensieratezza.
Senza dubbio è una signora dolcissima e ironica. Nonostante le sue evidenti difficoltà, sa ascoltare e farsi ascoltare. La sua vita non è stata semplice, anche se i suoi genitori l'hanno sempre amata e protetta. I suoi occhi di bambina hanno conosciuto la paura e l'orrore della guerra. E' stata costretta a crescere in fretta e ha vissuto ogni giorno come se dovesse essere l'ultimo. Ha toccato con mano la morte della madre a causa della tragedia del Vajont ed il conseguente mutismo del padre. Ha ereditato proprio da lui la passione per la musica, ha imparato a costruire e restaurare violini, a riconoscere il legno giusto da utilizzare, a sentirne il profumo e la consistenza.
Ho il piacere di presentarvi anche il mondo di Sebastian, giovane rumeno arrivato in Italia. Vive in poche stanze a Roma, che divide con un paio di altri stranieri. Da piccolo era schivo e poco incline a fare amicizia. Non era bravo con le parole e trovava rifugio nella musica.
Grazie alla madre frequenta una scuola speciale dove impara a suonare il violino. Trasferitosi nel nostro paese però, si rende conto che la vita non è per niente facile. Per guadagnare qualcosa percorre tutti i giorni i tunnel della metropolitana, dove si ferma a suonare il violino per qualche moneta. Tutti i giorni, tranne il mercoledì, perché frequenta un corso di italiano e ha le prove in un'orchestra multietnica.
Adele e Sebastian, due persone totalmente diverse per età e cultura. Due solitudini che si incontrano e si completano. Come è possibile? Grazie ad un elemento importante: la musica.
La musica, capace di far rivivere Adele e di dare grande coraggio a Sebastian.
Tra passato e presente si instaura un profondo legame tra loro, basato su affetto e rispetto reciproco. Adele comincia a dare un nome alla sua malattia, inizia ad avere paura dei suoi momenti bui. Sebastian si preoccupa per lei, teme che possa perdersi o sentirsi angosciata. A volte si trova davanti ad una perfetta sconosciuta, altre sorride sollevato alla sua anziana amica, sempre esplosiva ed accattivante. Fino al ritorno a Venezia, ripercorrendo strade conosciute, respirando la brezza della laguna. Adele desidera sistemare le cose per il futuro. Per farlo però, deve prima riposizionare alcune tessere che si sono spostate con il trascorrere del tempo.
Il suono della corda vuota di Pierpaolo Turitto è una storia splendida, raccontata con sensibilità e tatto. Nell'autore ho trovato la grande capacità di parlare di una malattia degenerativa, nel totale rispetto dell'evoluzione della stessa.
La corda vuota è uno e mille suoni insieme, è uno e mille colori sfumati. E' un'emozione precisa intrappolata in un ricordo. E' uno spazio da riempire con un sorriso o con una lacrima. E' il confine delimitato dalla sofferenza degli altri. E' il bisogno di affidarsi a qualcuno, anche nella malattia. E' saper scegliere e lasciar scegliere.
Adele, questo, lo sa bene.
Buona lettura.
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