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Domani è la festa della mamma. Giacomo e Marla sono seduti in fondo al pulmino giallo. Non parlano, sono attenti e concentrati. Guardano la strada che scorre attraverso il grande vetro: le macchine si muovono lente fra le vie del paese, un signore in bicicletta porta nel cestino un barboncino bianco come la sua barba, il fruttivendolo vicino alla farmacia litiga con una signora dai capelli viola e l’ombrello verde.
Ancora qualche minuto e le strade acciottolate del paese cederanno il posto al verde accecante dei campi, alle case di campagna con la legna accatastata fuori alla porta, ai cortili pieni di papere e galline, ai cani che abbiano rincorrendo il pulmino. Un lungo giro dello scuolabus per raggiungere tutte le frazioni, tutte le contrade, tutte le singole case che spuntano come piccoli funghi nella grande vallata.
Giacomo è emozionato, è la prima volta che prende il pulmino con Marla. Lei abita dall’altra parte della valle e di solito torna a casa con un altro scuolabus, ma oggi inaspettatamente è salita con lui. Giacomo l’ha guardata stupito, ma lei gli ha sorriso dolce è allora ha capito che andava tutto bene. Era tutto a posto.
Adesso sono lì. Seduti uno accanto all’altra. Senza parlare, senza dire nulla. Giacomo si domanda se Marla ha deciso di accompagnarlo in Istituto, se vuole vedere la grossa Suor Maria che sembra un pinguino dei cartoni animati, o la magra Suor Dafrosa che sembra una lisca di pesce con la faccia magra e gli occhi sporgenti.
Mancano ancora cinque o sei fermate prima dell’Istituto quando Marla si alza raccogliendo il suo zainetto, e guarda Giacomo che è rimasto seduto.
“Dai. Andiamo.”
Giacomo non sa dove devono andare. Ma si fida di lei.
I bambini scendono dallo scuolabus. L’autista non fa nemmeno caso a loro, è troppo impegnato a far star buono il resto della truppa. Il pulmino riparte sobbalzando e loro rimangono da soli sul bordo della strada. Il cielo è grigio e piovoso e si sente solo lo starnazzare delle oche.
8
Giacomo guarda incuriosito Marla, la sua amica si avvia spedita lungo la stradina brecciata che porta a una vecchia casa mezza diroccata. La segue convinto che lì abiti qualche suo parente , qualche amico, qualcuno che poi lo riaccompagnerà in Istituto, prima che Suor Maria cominci a strepitare e urlare.
Ma la sua amica gira attorno alla casa, la supera e continua lungo un grande campo abbandonato. Lui è confuso. Dove stanno andando? Come faranno a tornare a casa?
Si mette a correre all’impazzata per raggiungere Marla, prova a parlare, ma le parole gli muoiono in gola, la bocca si muove muta mentre lui fissa le sue scarpe da ginnastica. Lei capisce tutto e gli viene incontro poggiandogli una mano sulla spalla.
“Ma come non hai capito? Andiamo a cercare la tua mamma!”
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