Cinque sacchetti puliti e ordinati. Cinque sacchetti che racchiudono un corpo smembrato e dissanguato. Un lavoro pulito da gran professionista su cui viene chiamato a indagare un sergente della Factory, il raggruppamento di Scotland Yard che si occupa dei delitti di strada, quelli con poco clamore e senza spazio sui giornali. Il Sergente è un uomo duro, di cui non conosciamo né conosceremo il nome, quello non importa, importa solo quello che fa, il suo carattere il suo quieto cinismo mentre indaga su una questione che si allarga inesorabilmente fino a toccare i margini dello stesso governo inglese.
Aprile è il più crudele dei mesi di Derek Raymond viene ripubblicato da Meridiano Zero in una nuova e intrigante edizione, con una sorprendente ed essenziale grafica di copertina.
Occorre subito sgombrare il campo da dubbi e incertezze… è un capolavoro.
Si tratta di uno dei più crudeli e cinici noir che siano mai stati scritti. Una storia nerissima e feroce, con uomini perversi e disposti a tutto, che si muovono in un mondo sordido e violento, pronti a uccidere, o farsi uccidere, pur di avere tutto quello che vogliono.
La scrittura di Raymond è un colpo di rasoio, fulminea e cattiva, ferisce ad ogni pagina l’ignaro e stupefatto lettore. L’uso della prima persona è coinvolgente e appassionante, i suoi personaggi sono meravigliosi.
Il sergente è un uomo segnato nel profondo da drammi e lutti, un uomo che non ha più nulla da perdere e che si comporta di conseguenza senza paura dei suoi superiori o della violenza che lo circonda, e una volta tanto la figura del buono, se poi buono lo sia veramente è tutto da vedere, riesce a reggere il confronto con quella dei cattivi. Su tutte le figure negative, e ce ne sono, spicca come un diamante oscuro Billy McGruder, soldato e mercenario, ma soprattutto psicopatico, sociopatico ed assassino.
Tutto del romanzo di Raymond è riuscito. Ma un paio di elementi vanno senz’altro evidenziati, i ragionamenti investigativi del sergente sono affascinanti e perfettamente coerenti, si ha quasi la sensazione di accompagnarlo fisicamente nello svolgersi dell’indagine, si sente la sua voce che ci circonda e ci guida.
E poi ci sono i dialoghi. Assolutamente perfetti, taglienti e spiritosi, un cinico umorismo che fa nascere un sorriso cattivo sul volto e danno ritmo ad una narrazione di grandissima qualità. Si passa il tempo a leggere e rileggere i fulminanti botta e risposta fra il sergente e i suoi superiori, fra il sergente e i più efferati criminali.
Ma alla fine di tutta la vicenda resta soprattutto la storia. Una storia noir. Di quelle vere, senza vincitori e vinti, senza speranza e senza perdono come solo la realtà sa essere.
Un libro che probabilmente non è adatto a tutti, ma che tutti dovrebbero leggere, magari con la luce del comodino accesa.
Un grandissimo romanzo.
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