L'autrice Fred Vargas, considerata da più parti la regina del giallo francese, inizia con questo romanzo una nuova saga, che ha per protagonista il commissario Adamsberg, da venticinque anni nella polizia parigina. Tutto il contrario di un uomo d'azione, parrebbe, che fatica addirittura a ricordarsi i nomi dei suoi collaboratori; un uomo lento, ma che nei momenti critici riesce a esprimere intuizioni geniali. Una virtù che gli sarà estremamente utile nel corso dell'indagine descritta in questo Parti in fretta e non tornare. A Parigi infatti stanno accadendo strane cose: qualcuno, nottetempo, prende un secchio di vernice nera e dipinge su alcune porte un 4 rovesciato. Cosa vorrà dire questo segno?
Nel frattempo, in un quartiere estremamente popolare, un vecchio marinaio ha deciso di rinverdire i fasti di un'antica tradizione di famiglia; ha così appeso a un albero una cassetta per le lettere, in cui la gente infila piccoli messaggi che lui, in qualità di banditore, leggerà ad alta voce sulla pubblica piazza. Un mestiere assai redditizio e ricco di soddisfazioni, se non fosse che da alcune settimane qualcuno si diverte a lasciargli dei messaggi minacciosi, che annunciano morte rievocando un orribile spettro di tempi antichi: la peste. I due casi sono ovviamente collegati e ben presto dalle minacce si passerà ai fatti...
Il paragone migliore che si possa fare per questo romanzo è con i polizieschi della serie di Montalbano scritti da Andrea Camilleri, ed è un paragone ovviamente molto felice: Parti in fretta e non tornare è un giallo di squisita fattura, ma non è solo un giallo, per quanto pregevole. È uno spaccato di vita reale con personaggi irresistibili, a tratti surreali, eppure proprio per questo ancora più facili da amare e apprezzare. La fauna umana che vive nel quartiere popolare del banditore non fa rimpiangere le stramberie della Vigata di Camilleri, e anche il commissariato di polizia ha la sua brava schiera di primedonne. Unico appunto che si potrebbe muovere al libro è il suo mostrare un piano criminale che si svela via via sempre più barocco (cosa che colpisce, da un'autrice che ha dichiarato che il delitto dev'essere una cosa "semplice"); un peccato comunque veniale, che anzi si perdona volentieri alla Vargas per aver ideato un intreccio di queste proporzioni. Sarà forse l'espressione letteraria della grandeur parigina, n'est ce pas?
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