Con Marion Briem…
Sfida cruciale di Arnaldur Indridason, Guanda 2013.
Reykiavik, estate 1972. Cinema Hafnarbíó. Un ragazzo, Ragnar Einarsson, entra, per vedere e registrare, da appassionato cinefilo, “Il piccolo grande uomo” con Dustin Hoffman. A fine proiezione viene trovato morto dissanguato con due ferite di coltello al cuore. Piccoli indizi: una bottiglia di rum vuota non lontana dal suo posto e un pacchetto di sigarette fuori dal cinema.
Il caso viene affidato a Marion Briem, coadiuvato da Albert (una specie di hippy). Siamo in un momento di grande notorietà per l’Islanda che ospita il campionato mondiale di scacchi tra il detentore del titolo Boris Spassky e lo sfidante Bobby Fischer. Il match sta assumendo i connotati di uno scontro tra Est ed Ovest, tra la libera e aperta America e l’opprimente Unione Sovietica. Che l’omicidio sia in qualche modo collegato a questa vicenda? Si pensa ad uno straniero, anzi due, a qualcuno, insomma, che credeva che il ragazzo avesse registrato qualcosa di scottante, qualche frase sfuggita da chi era seduto vicino a lui. E, infatti, il registratore è sparito insieme ad una cartella.
Parallela alla parte investigativa che porta alla luce un caso sempre più complesso, una specie di intrigo internazionale, riveste notevole peso la storia di Marion con i suoi difficili problemi familiari e le sue sofferenze di malato di tubercolosi in un sanatorio danese, la perdita di un amico, il bel rapporto con Katrín, anch’essa colpita dal grave morbo che si protrarrà in seguito. Da contrasto positivo la vita serena di Albert sposato con tre figlie. Pure l’andamento del match con le bizzarrie di Fischer e tutto il contorno dell’apparato mediatico fa da cornice all’intera vicenda.
Continui flash back, dubbi, ricordi, emozioni, qualche spunto sulla vita degli islandesi ma, soprattutto, un senso di solitudine e di dolore insieme alla caparbia volontà di Marion nella ricerca dell’assassino in un momento in cui sembra che non interessi a nessuno.
A fine racconto arriva Erlendur. Erlendur Sveinsson. E sarà un’altra storia.
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