La casa editrice ObarraO porta nel nome un legame fra Oriente e Occidente. Come si traduce questo trait d'union dal punto di vista editoriale?

O barra O racconta, con i suoi titoli, la complessità del mondo e di chi lo osserva andando a cogliere storie, paesaggi culturali, ricerche, saggi, pensieri che presentino l’ampia area dei cambiamenti e delle contaminazioni socio-culturali in atto.

Nel vostro catalogo trovano spazio opere di letteratura poliziesca di autori dell'estremo oriente. Una novità per gli appassionati del noir/poliziesco. Quanto è vasta la produzione letteraria in Oriente? 

Vasta e con lunga tradizione. In Cina, ad esempio, i primi esempi di detective stories risalgono al 1600. In Giappone vi sono scrittori del’800 e soprattutto del ‘900 che ambientano i loro scritti nel periodo Edo (vedi Okamoto Kido con il suo ‘Detective Hanshichi’). Oggigiorno il genere si sta sviluppando anche in altre aree asiatiche: India, Indonesia, Taiwan, ecc.

C'è un carattere distintivo del romanzo poliziesco orientale rispetto a quello europeo o statunitense? 

Oggi le differenze sono minime. Fino agli inizi del ‘900 invece i gialli asiatici si distinguevano per alcune caratteristiche: la descrizione del crimine e del colpevole sin dalle prime pagine, la numerosità dei personaggi implicati, la minuziosa descrizione della pena inflitta. L'indagine non si basava sul metodo deduttivo, ma soprattutto sulla raccolta di informazioni e testimonianze. Sucessivamente l’influenza dei gialli di Sherlock Holmes ha avvicinato gli scrittori asiatici al modello occidentale.

Come sta reagendo il pubblico dei lettori italiani? 

Con molto interesse e ‘fedeltà’. L’interesse deriva dalla originalità del ‘giallo storico’ che vede l’abbinamento dell’indagine su un crimine alla descrizione di ambienti, usi e costumi e cultura di un preciso periodo storico.

Sul fronte della traduzione, quali sono le maggiori difficoltà incontrate? 

Nessuna, abbiamo ottimi e fidelizzati traduttori amanti del genere. 

State ripubblicando, dopo molti anni dall'edizione Garzanti della seconda metà degli anni '60 e di quella Mondadori Omnibus degli inizi '90, i romanzi dell'orientalista e diplomatico olandese Robert Van Gulik, autore della serie dei romanzi con protagonista il giudice Dee. A cosa dobbiamo la riscoperta di questo autore? 

La riproposta della serie del Giudice Dee di Robert Van Gulik è dovuta alla straordinaria capacità e creatività dell’autore: ha recuperato la figura del magistrato Dee dalla storia (periodo Tan’g, 618-907 d.C.), i suoi libri si basano su fatti realmente accaduti e descritti negli archivi giudiziari, l’ambientazione storica è quella della Cina imperiale; all’importanza di RVG come sinologo, colui che ha ‘portato’ la Cina in Occidente spogliandola di ogni ricerca d’esotismo e presentandola come è, nella realtà che lui viveva quotidianamente durante il suo lungo soggiorno cinese; alla profonda conoscenza, riconosciuta dagli stessi cinesi, della storia della Cina, delle fonti storico-letterarie, della lingua, dei vari aspetti della cultura (la musica,le religioni praticate, principi etico-filosofici che governano la vita quotidiana, le relazioni sociale, il potere del governo del paese). 

Grazie.

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