I lettori di ThrillerMagazine già conoscono Romano De Marco, recentemente entrato nella rosa dei candidati per il prestigioso Premio Scerbanenco con il suo A casa del diavolo (Nero Italiano - TimeCrime), di cui si è parlato qui e recensito qui.
Ora De Marco partecipa al progetto Sex Force creato e curato da Stefano Di Marino, firmando l’eBook Sesso e fuoco - da oggi in vendita su Amazon e i migliori bookstore.
L’abbiamo incontrato per parlare della sua partecipazione a questo grande progetto di rinascita del pulp a tinte forti.
Come sei entrato nel team di Sex Force: ti sei proposto o sei stato scelto?
Ho ricevuto la richiesta di collaborare al progetto direttamente dal mio amico e maestro Stefano Di Marino, ideatore e referente della collana. E quando il “Professionista” chiama, è impossibile dire di no!
Come è nata l’idea della tua avventura, “Sesso e fuoco”?
Mah, dopo aver letto il primo racconto di Stefano e aver preso atto delle sue dettagliatissime “istruzioni” per gli autori coinvolti, ho capito che non avrei mai potuto confrontarmi sul suo stesso terreno, sarei risultato sconfitto in partenza... Allora ho pensato di giocarla sull’ironia e sull’auto ironia... infatti il titolo richiama Ferro e fuoco, il mio romanzo di esordio che uscì nel 2009 per il Giallo Mondadori (n. 2974, ristampato da Pendragon nel 2012).
Come ti sei trovato a trattare una narrativa così dichiaratamente di genere?
È stata una scommessa e un’esperienza nuova. All’inizio ero molto preoccupato ma alla fine ho un po’ “mollato i freni” e devo dire di essere soddisfatto del risultato. Lo stesso Stefano Di Marino, come anche Franco Forte, l’editore, hanno mostrato di apprezzare la mia impostazione che pur garantendo la continuità del progetto, lo esplora da un punto di vista più goliardico e ironico.
La più scontata delle critiche che riceverai sarà quella di “scrittura maschilista”: cosa rispondi?
Intanto il tuo romanzo “A casa del diavolo” ha partecipato alla selezione del Premio Scerbanenco: cosa hai provato?
Mah, entrare nella selezione è stato bello, così come risultare fra i primi cinque dopo i voti del pubblico dei lettori. Purtroppo dopo l’ulteriore voto della giuria tecnica sono risultato sesto, ovvero il primo dei “non eletti” alla competizione finale. Ve bene così, sono felice per Simone Sarasso che ce l’ha fatta e che, secondo me, merita di vincere. Meno felice per Fabrizio Canciani che avrebbe meritato di essere in finale ma, nonostante i tanti voti del pubblico, alla fine è risultato escluso. Per me stesso non mi lamento, va bene così. È logico che “grossi calibri” come Carrisi e Malvaldi vengano ripescati nonostante il responso quasi nullo dei lettori votanti (solo 4 voti a testa). In fondo loro portano il giallo made in Italy nel mondo, sono molto bravi e assicureranno alla finale del premio un lustro e un risalto mediatico senz’altro superiore a quello che avrebbero potuto dare nomi meno noti come il mio.
A quando la tua prossima uscita?
Infine, quanto è importante per te - come lettore e spettatore - la grande tradizione del thrilling italiano?
Guarda, il thrilling rappresenta, per me, una delle punte massime della creatività espressa dalla narrativa e dal cinema di genere in Italia. Purtroppo, negli anni la tradizione si è un po’ persa e, per attingere a un serbatoio di suggestioni e spunti dobbiamo sempre tornare a far riferimento agli anni ’70. Ultimamente, per fortuna, qualcosa di nuovo si sta muovendo. Mi riferisco ad autori come Cristiana Astori e Fabrizio Di Marco nel campo della narrativa. Ho trovato ottimi i loro Tutto quel rosso e Lo scorpione d’argento (di prossima uscita). In campo cinematografico lode a Federico Zampaglione e al suo Tulpa. Davvero una gradevole sorpresa che fa ben sperare per un convincente ritorno del cinema di genere “di qualità”.
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