La profezia infernale di Massimo Pietroselli, Newton Compton 2013.

Roma 1599, a pochi mesi dall’apertura dell’anno santo. Al centro della storia il cranio deforme del pittore romano Maestro del Monogramma (in seguito sapremo chi è), autore dell’”Alfabeto di Erode”, un libro dalle incisioni terribili di bambini seviziati e uccisi che dovrebbe nascondere insegnamenti ermetici. Si aggiunga una profezia infernale dall’estasi di una suora che prevede sfracelli per il Giubileo e “innocenti che tremeranno fra le fredde mura”. E, infatti, quattro bambini con i nomi degli Evangelisti, spariscono dallo Spedale.

Dietro al maledetto “Alfabeto” Leonia, in missione per Rodolfo II di Boemia (sue immense collezioni di bizzarrie) insieme a Grifo, un turco con il dono di disegnare a memoria qualunque cosa in ogni dettaglio. Ma anche altri sono gli interessati o, comunque, invischiati in questa vicenda, come il personaggio con una mano di ferro che viene da Londra e perfino l’Inquisizione. E il segreto di tutto è celato nelle viscere della città.

Una bella ricerca storica, ottimamente documentata, la città nuova e bella e la parte brutta e sporca, i palazzi dei ricchi, le carrozze dei nobili, gli attaccabrighe, i giocatori di bocce o pallacorda, gli ubriachi, la miseria e lo sfruttamento dei bambini. Personaggi veri, talora sofferti, psicologicamente convincenti, andamento lento all’inizio con ritmo finale accelerato e poi convulso in cui convergono le direttrici dell’intreccio che lascia spazio agli elementi drammatici e a quelli di più intima umanità.

Scrittura delicata e crudamente incisiva al bisogno che si adatta perfettamente alle situazioni. Si pensi all’inizio tremendo con l’esecuzione della famiglia Cenci e al rapporto sensibile, non privo di scontri, tra Leonia e Grifo. Capitoletti brevi alla fine dei quali la voglia di saltare subito al successivo. E insomma un’aura di mistero oscuro e di intrigo tenebroso calata in un contesto storico particolare reso credibile dalla sapienza dello scrittore.