Poche settimane fa, il 29 giugno, ricorreva il quinto anniversario della scomparsa di Vittorio Gassman. Non ci sono state troppe rievocazioni, ma ripensando a Gassman mi sono reso conto che il suo nome meritava un cenno in una rubrica “neonoir” su un sito dedicato al thriller. Come estimatore del neonoir, è ovvio, io ammiro i film e libri dove il mondo è osservato “dal punto di vista di Caino”. E Gassman, anche se pochi lo ricordano, è stato anche l'attore più "cattivo" del cinema e del teatro italiani nel dopoguerra e ci ha offerto innumerevoli occasioni per guardare il mondo con gli occhi di Caino.
Vittorio Gassman, infatti, si è rivelato il “grande cattivo”, almeno tra i volti della commedia all’italiana.
Ma anche al cinema, Gassman riluceva nei ruoli negativi.
Come potrebbe sparire dalla memoria, infatti, un “grande cattivo” come Gassman, che già nel 1947 ci regalava un’interpretazione degna dei noir americani più riusciti, quando assumeva il ruolo del ladro sbandato e fascinoso di Riso amaro?
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