Il protagonista di questa autobiografia, che si può leggere, rabbrividendo, come un romanzo, non ha un nome e il titolo El sicario. Autobiografia di un killer (El sicario. The autobiography of a Mexican assassin) indica esattamente la professione del protagonista che racconta come nella sua carriera si sia macchiato di ben cinquecento assassini.

Nel leggere questo libro il lettore farà un viaggio nel cuore tenebroso del Messico, in città dove governano con estrema ferocia i potenti cartelli della droga.

Questa “autobiografia” è nata quando la misteriosa persona conosciuta come El sicario ha contattato il giornalista e scrittore Charles Bowden. Un contatto fortemente voluto da questo feroce killer dopo un travagliato pentimento, forse una voglia di fare una sorta di confessione e per circa un anno i due assistiti da Molly Molloy che registrava quanto veniva detto, si sono incontrati in una località segreta.

El sicario narrava la sua carriera, interrotto ogni tanto da qualche domanda del giornalista. La sua è stata una doppia carriera in quanto addestrato in un primo tempo dall’FBI, divenne Capo della polizia della città di Chihuahua, per poi passare a Direttore della squadra antisequestri di Ciudad de Juarez.

Le sue mansioni lo portano a contatto con molti personaggi equivoci, inizia ad accettare mazzette e a frequentare le feste date da personaggi importanti dei cartelli della droga e piano piano diventa un killer pagato dai signori della droga e in questo lavoro si dimostra abilissimo, mentre come capo della polizia avverte i trafficanti di eventuali interventi delle forze dell’ordine.

Il suo lavoro di killer dura circa vent’anni e sono anni di omicidi, rapimenti, torture crudelissime sino al giorno in cui “incontra” Dio e decide di cambiare vita.

Ma uscire da un cartello della droga è impossibile e da quel momento vive nella clandestinità, cambiando residenza e auto quasi settimanalmente, mentre sul suo capo pende una taglia di duecentocinquantamila dollari.

El sicario ha narrato la sua verità, una verità che però nessuno vuole ascoltare.

L’autore:

Charles Bowden (1945) è giornalista e autore di saggi e romanzi. Ha scritto per il Tucson Citizen, GQ, Harper's Magazine, la New York Times Book Review e Esquire. Ha ricevuto il Lannan Literary Award for Nonfiction ed è stato premiato dall'organizzazione United States Artists.

Molly Molloy è una bibliotecaria della New Mexico State University di Las Cruces, New Mexico. Si è specializzata sul tema dell’immigrazione latinoamericana nei territori di confine.

La “quarta”:

Seduto su una poltrona nella stanza 164 di un motel tra Messico e Stati Uniti, un uomo corpulento, con il volto coperto da un panno nero, descrive la faccia della donna a cui ha amputato tre dita al giorno, in attesa che il marito pagasse il riscatto; disegna su un foglio il ponte su cui ha consegnato un «pacco» ammaccato e piagnucolante; spiega quanti minuti possono cuocere gli arti di un uomo nell’acqua bollente prima di staccarsi. Non ha un nome: lo chiamano «El sicario» e, dagli anni Ottanta a oggi, ha ucciso più di cinquecento persone.

Quando nel 2009 Charles Bowden lo incontra per la prima volta, con lo scopo di scrivere un reportage per Harper’s Magazine sulla violenza crescente in Messico, capisce subito che non riuscirà a dimenticare quell’uomo. E non perché sia uno dei killer più «prolifici» del narcotraffico o un «mostro», ma per il suo esatto contrario: quel signore sembra un cittadino modello, un uomo qualunque.

Perfezionatosi in una scuola dell’FBI negli Stati Uniti, «El sicario» diventa prima Capo della polizia di Chihuahua e poi Direttore della squadra anti sequestri di Ciudad de Juárez. Compra una casa, si sposa e ha due figli. Ogni tanto accetta qualche mazzetta; altre volte sceglie le prostitute per le feste degli affiliati ai cartelli della droga. In breve tempo, si guadagna la fiducia dei boss che lo assoldano come loro killer personale. Finge di uscire a provare i fucili di precisione dei federali, e invece fa sparire spie e debitori in mezzo al deserto; riceve le soffiate dagli informatori sui carichi di cocaina, e avverte i narcos di cambiare tragitto. Un giorno, però, succede quello che «El sicario» non si aspetta: «scopre» Dio, si pente, e decide di dare un taglio a quella vita. Oggi, con una taglia di 250.000 dollari sulla testa, vive cambiando macchina e casa ogni settimana.

Sebbene sembri una storia inventata o la paradossale sceneggiatura di un film d’azione, quello che Charles Bowden e Molly Molloy hanno trascritto in questo libro è il volto segreto della guerra alla droga in Messico. Frutto di giorni di colloqui durati un anno intero (a cui ha assistito anche il regista Gianfranco Rosi, che ne ha tratto un documentario premiato al festival Venezia 2010) El sicario è la storia di un killer raccontato «direttamente dalla bocca del leone» (El Paso Times); un’opera di violenza e di pentimento «così disturbante e così barbarica che si sarebbe tentati di crederlo frutto della fantasia» (Tucson Weekly), se non fosse la più agghiacciante delle verità.

El sicario. Autobiografia di un killer di CharlesBowden – Molly Molloy (El sicario. The autobiography of a Mexican assassin)

Traduzione Daniela Middioni

Giano, collana I libri della civetta 16, pagg. 217, euro 13,90