"Piaciute le orecchiette alle cime di rapa?". "Una pulitina ai tergicristalli?". "Abbiamo o no le migliori tette della provincia?".
A seconda che si trattasse di un ristorante, di un distributore di benzina o di un locale di lap dance, alla cassa di alcuni pubblici esercizi del Vicentino queste classiche battutine di commiato venivano rivolte al cliente di turno, in attesa della ricevuta Bancomat. Operazione che a volte richiede tempo, soprattutto se la macchinetta "Pos" è un doppione dell’originale, congegnato in modo da replicare i dati sensibili della "card" inserita. La scusa è sempre la solita, "Oh, queste linee intasate", e serve a rifare la strisciata quanto basta per una duplicazione perfetta dei codici, grazie a cui decimare il conto bancario dello sventurato consumatore di pizze quattro stagioni, pieni di diesel e scostumati balletti delle ore piccole.
Una volta clonato, il bancomat dà i suoi frutti malsani. Ne sanno qualcosa le centinaia di poveri diavoli derubati da una delle più subdole e raffinate gang di delinquenti apparse negli ultimi anni sulla faccia del Nordest: tutti lasciati senza fiato, e senza sapere perché, da estratti conto dove comparivano tremila euro meno del previsto.
Al culmine dell’operazione Double Side, avviata dalle Fiamme Gialle di Vicenza, sono quattro gli uomini finiti in manette. Gli stessi che ogni mese passavano nei locali "amici" per ritirare i fasulli apparecchi Pos e portarli nel covo di Pescara, dove la Mente della banda, autentico genio autodidatta dell’elettronica, decifrava i codici e dava il via libera all’incasso con le carte clonate. Circa tremila gli euro sottratti a ogni conto corrente, sempre tramite prelievi effettuati all’estero, per una somma ancora imprecisabile di euro. Di certo una fortuna, di cui il 10% veniva destinato ai cinque gestori compiacenti, tutti denunciati a piede libero nell’ambito di un’inchiesta che contempla una lista esauriente di reati: associazione per delinquere, frode informatica, detenzione e diffusione abusiva di codici d’accesso a sistemi informatici, installazione di apparecchiature atte a intercettare comunicazioni informatiche, falsificazione e indebito uso di carte di pagamento.
"Quando tornate con i vostri meravigliosi bambini?". "Ha preso i punti per il concorso fedeltà"». "Se viene mercoledì, trova le nuove ungheresi..." (Il Gazzettino di Vicenza del 6 luglio: "Incubo Pos, scacco alla gang dei clonatori").
Conniventi i commercianti, secondo le conclusioni dell’operazione Double Side. Forse psicologicamente inadeguato all’insegnamento, o quanto meno alla gestione di una classe, il professore di matematica indagato per omessa vigilanza nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla Procura di Vicenza in seguito alla denuncia di una studentessa quindicenne dell’istituto professionale Lampertico. "A un’esercitazione di matematica - racconta la ragazzina - il professore mi ha messo assieme ai quattro compagni di classe che da un po’ di tempo non perdevano occasione per seviziarmi: furti di merendine, palpeggiamenti, taglio coatto dei capelli, aggressioni a sfondo sessuale. Quella mattina, con la scusa del test di matematica, tre di loro hanno fatto scudo con i loro corpi, mentre il quarto mi ha afferrato per i capelli, tentando di obbligarmi a un rapporto sessuale. Quando poteva, uno degli altri, si divertiva a fotografare la scena con il suo cellulare".
"Si è svolto tutto in pochi secondi, l’insegnante non ha avuto il tempo di accorgersi di quanto stava accadendo" la tesi della difesa. Pochi o tanti, quei secondi sono bastati perché la ragazzina fuggisse dalla preside a raccontare tutto, dando il via a un’inchiesta in seguito a cui, il prossimo 13 ottobre, i quattro compagni di classe compariranno per l’udienza preliminare davanti al Tribunale dei minori di Venezia ("Non impedì la violenza, indagato il professore", Il Corriere del Veneto del 5 luglio).
Infine, si segnalano transiti. Del jet fantasma a bordo del quale, la notte del 18 febbraio 2003, sarebbe decollato dalla base di Aviano l’imam di Milano Abu Omar, accusato di terrorismo internazionale e rapito da agenti Cia per essere trasportato in Egitto, dove tuttora si trova ("Dai tracciati radar spunta jet fantasma", Il Giornale di Vicenza del 5 luglio). E di quattro clandestini curdi, appiattiti come sardine nel cassone di un Tir greco, dove viaggiare per una trentina di ore da Atene alla Valsugana, a cinquanta gradi di temperatura e con tre bottiglie d’acqua in tutto. Due i morti, di cui uno già in stato di decomposizione, estratti da quel Tir a una stazione di servizio dell’autostrada Valdastico (lo stesso Giornale di Vicenza del 5 luglio).
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