Quando l’autore si stanca della sua creatura…
L’uomo che odiava Sherlock Holmes di Graham Moore, BUR Rizzoli 2013.
L’uomo che odiava Sherlock Holmes è proprio il suo autore, quell’Arthur Conan Doyle che ad un certo momento, non potendone più, decise di “ucciderlo” affogandolo nelle cascate Reichenbach. Era il 1893. A furor di popolo fu poi costretto a resuscitarlo otto anni dopo nel celebre “Il mastino di Baskerville”.
Ma durante questo periodo che cosa è accaduto al Nostro e che fine hanno fatto i suoi famosi diari? Ecco che nel 2010 Alex Cale, membro prestigioso degli Irregolari di Baker Street, annuncia proprio la scoperta di uno dei diari mancanti e dopo un po’ viene trovato strangolato nella sua camera dell’Algonquin Hotel di New York con una metodologia che sembra ricalcare quella di “Uno studio in rosso”. Ad indagare, oltre la polizia, c’è Harold White, ultimo degli Irregolari, coadiuvato dalla giornalista Sarah Lindsay.
Dunque due piani temporali: dal 1893 al 1901 con il nostro Arthur, in compagnia dell’amico Bram Stoker (Dracula), e nel 2010 con i sopracitati. Per quanto riguarda Doyle gliene capitano di tutti i colori. Subisce un attentato, si traveste da donna, finisce addirittura in prigione. Insomma diventa un personaggio vero con i suoi ricordi, la sua testardaggine, la passione per i romanzi storici, i momenti di dubbio e smarrimento.
Per quanto riguarda la “coppia” Harold e Sarah, anche qui abbiamo una folta serie di azione e ragionamento che si intrecciano fra loro, pedinamenti, colpi a sorpresa nell’ambito di una società con le sue brutture, la povertà, il puzzo tremendo, il caos delle carrozze sferraglianti e il nuovo che avanza con la luce elettrica al posto dei lampioni a gas e le suffragette per il voto alle donne.
Scrittura vivace, ironica (gli Irregolari come anatre starnazzanti), intessuta di continui riferimenti al Canone e alle abilità investigative di Holmes. Profonda conoscenza della materia, lettura piacevole, fine godimento letterario.
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