Un farmacista, grande affabulatore, si aggira per Firenze. E’ Leonardo Gori, autore di alcuni romanzi – thriller per la precisione – che raccontano storie che hanno per teatro la sua città. Non quella di oggi, però. Gori ama traguardare al passato, ed ecco le strade, i luoghi più famosi, ma anche quelli più quotidiani, proiettarsi in epoche diverse: quella del periodo fascista, che trova il suo protagonista nel capitano dei carabinieri Bruno Arcieri, un personaggio che si lascia amare anche per la sua fronda al regime; e quella del 1500, con un protagonista d’eccezione: Niccolò Machiavelli, nella sua veste di Primo Segretario della Repubblica di Firenze.
La città d’oro, l’ultimo romanzo scritto da Leonardo Gori ed edito da Giunti, ha in lui il suo eroe. O, perlomeno, il suo nume. L’eroe è un altro, un giovane di nome Andrea, addestrato, per ordine di Machiavelli stesso, ad affrontare le prove più ardue, quelle che daranno sostanza al romanzo. Di quali prove si tratta? Di tutte quelle rese possibili, anzi impossibili, da un mondo in cui lo scontro, gli ostacoli più insormontabili, gli uomini più feroci e inaffidabili, le donne più belle e pericolose, costituiscono la realtà da affrontare. Obiettivo: trovare la Città d’oro.
Se proprio vogliamo, il compito di Niccolò Machiavelli in questo romanzo si ferma qui, disponendo l’ordine e gli strumenti affinché Andrea s’impegni in questa straordinaria avventura, perché, sostanzialmente, la Città d’oro non esiste: è solo un sogno. Perché è la città dell’utopia, in cui l’arte del governare che Machiavelli va cercando - la città dell’ordine e della perfezione - è stata realizzata. Machiavelli naturalmente non sa che non esiste, è convinto del contrario: un libro ne riporta l’esistenza a chilometri di distanza, e lui intende verificarlo. E Andrea è il suo uomo.
Da quel momento la palla passa a lui: da Firenze - dipinta, è bene dirlo, nei suoi toni più cupi e orribili, tra le maleolenze, a causa della peste che la infesta - l’azione si sposta in Spagna, a Siviglia, nelle Indie occidentali, in Inghilterra, ovunque nel mondo allora conosciuto, oltre ad esso, in un’avventura in cui l’amore avrà la sua parte. Andrea, infatti, lungo il suo percorso – che è anche metafora dell’esistenza - incontrerà Rose. La donna, un agente segreto che non esita ad usare le armi più spietate nei confronti di chi le si oppone, assumerà risvolti carnali e spirituali intensi al suo fianco, finendo per rappresentare insieme il fuoco, in un’unica fiamma, della passione.
Come si vede, i temi più popolari, l’avventura, l’amore, il sesso, costituiscono la base di questo romanzo. Per quanto facente parte del filone storico-culturale di maggior successo dopo l’exploit mondiale di Dan Brown – che ha dato fondo a titoli su titoli dello stesso tenore - ha qui però un suo interprete originale, in considerazione del fatto che a Leonardo Gori non era necessario “Il codice Da Vinci” per cavalcare un genere che gli è sempre stato congeniale e del quale è in Italia uno dei maestri indiscussi.
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