Nel 1996 una produzione anglo-russo-canadese riporta Harry Palmer in azione con All’inseguimento della morte rossa (Bullet to Beijing). Dei romanzi di Len Deighton è rimasto solo il personaggio e una certa atmosfera disincantata ma il tentativo è meritevole, soprattutto perché ci restituisce, dopo il controverso Cervello da un miliardo di dollari, un Michael Caine nei panni dell’Agente Senza Nome originale, gradevolmente brioso. Lo scenario geopolitico è mutato da almeno cinque anni. La guerra fredda è finita e, apparentemente, quel mondo di spie grigie così caro alla serie.

         

Harry Palmer, invecchiato ma non domo, non dipende più dal colonnello Ross ma è finito nelle grinfie di un altro burocrate che si rivela ancor peggiore. Malgrado i meriti acquisiti nell’epoca precedente Harry è considerato una reliquia, per di più scomoda. Viene così licenziato su due piedi proprio quando, durante un lavoro di sorveglianza di fronte all’ambasciata nordcoreana a Londra, ha assistito a strani maneggi e a un omicidio commesso da una vecchietta con il caro vecchio sistema dell’ombrello bulgaro.

Poiché Palmer è quello che è, non si perde d’animo. Accetta quindi l’incarico di recarsi a San Pietroburgo dove Alex, un facoltoso e ricco personaggio, lo riceve in un palazzo tutto marmi bianchi e cimeli della Russia zarista per affidargli una missione. Recuperare un virus rubato dai laboratori sovietici. Qui, la prima sorpresa. Harry dovrà collaborare con un giovane agente anglo-russo che, narrativamente, rappresenta la necessaria controparte giovane e d’azione della spia in pensione.

          

Nikolai ha il viso di Jason Connery (figlio d’arte anche bravino ma schiacciato dal carisma del padre, avrà breve carriera cinematografica). C’è una sottile ambiguità nei rapporti tra Harry e Nikolai, che poi è uno dei motivi d’interesse di questo lungo film TV girato in una Russia con tutti i luoghi comuni ma anche con ottime scenografie.

Nikolai dice di essere figlio di una spia russa e di un agente inglese e, in un serrato dialogo sul treno diretto a Pechino (il Bullet to Beijing del titolo originale) suggerisce che potrebbe essere il frutto della relazione avvenuta trent’anni prima tra lo stesso Palmer e Anya, la bella di Un cervello da un miliardo di dollari. Ora, se ricordiamo il film tra i due ci fu l’inizio di un amplesso, interrotto dal tentativo di lei di infilare il povero Harry con uno spillone. Altro non sappiamo, ma nel mondo della fiction spionistica tutto è possibile.

Resterà irrisolto questo mistero sulla paternità di Nikolai anche se tra i due uomini, due generazioni di agenti, si stabilisce immediatamente un’intesa. Anche se Nikolai lavora per Alex, che poi si rivela il vero cattivo della storia e un trafficante di armi biologiche che si vorrebbe servire di Harry per portare il virus in Cina e scambiarlo con una partita di droga. Destinatario dello scambio è Alex Kwok, altro conosciuto caratterista asiatico qui nei panni di un generale cinese che lavora per i nord coreani. La trama si complica.

A San Pietroburgo Harry svolge le sue indagini, spesso si trova tra sparatorie ed energumeni e senza Nikolai e una bella fanciulla (che si rivelerà molto di più di una “trappola al miele”) forse non ce la farebbe. Nel frattempo intesse rapporti e alleanze che hanno il loro fulcro in un cabaret della mafia. Qui si incontrano vecchi avversari di un KGB che ormai non esiste più, un agente della CIA (Michael Sarrazin) troppo simpatico per essere un cattivo (e difatti non lo è) e un padrino della maffya, Yuri, ferocemente avverso ad Alex.

Mia Sara
Mia Sara
Così tra matrioske, viaggi in treno, aeroporti dissestati e inseguimenti nella Siberia profonda l’indagine procede serrata, con un ritmo televisivo ma nient’affatto trascurabile.

        

Sparatoria e tripli giochi nel gran finale a San Pietroburgo con distruzione sia del virus che della partita di droga. Harry ha trovato amici vecchi e nuovi e, naturalmente, nemici oltre che l’ostilità della polizia della nova Russia, tutt’altro che felice di vedere la vecchia spia agire nei propri confini. Ma è un mondo nuovo, con nuove minacce e nuovi nemici. E anche nuove opportunità. Riunendo Nikolai e un manipolo di vecchi avversari e alleati Harry decide di aprire a San Pietroburgo un’agenzia investigativa. Idea bizzarra, forse, ma di effetto. Tanto da garantire un sequel di questo primo riuscito episodio.