Mi risvegliai in quello scantinato. Probabilmente era quello della villa di Sollozzo, c’era infatti una statua col naso sbrecciato che non aveva trovato spazio altrove, o era stata gettata lì perché si era rotta nel trasporto. Dopo un po’ un energumeno (questo non lo avevo ancora incontrato) entrò e mi riempì di botte, poi mi slegò i polsi per darmi da mangiare. Evidentemente voleva che fossi in forze per quando sarebbe tornato a pestarmi una seconda volta. Non si prese neppure il disturbo di legarmi di nuovo, tanto da lì non sarei andato molto lontano e non c’erano neppure oggetti acuminati con i quali avrei potuto togliergli il piacere di uccidermi fregandoli sul tempo e tagliandomi le vene.
Passò un’altra ora e la porta si aprì e fu occupata da una figura indistinta. Poi la figura si delineò. “Danny?” balbettati incredulo. Ma non era Danny, gli assomigliava soltanto. E assomigliava anche a qualcuno che avevo appena intravisto, il morto sul marciapiede. Ero così ammattito che mi mettevo a vedere anche i fantasmi?
“No, sono Mike – disse la figura prendendo uno sgabello e piazzandosi di fronte a me – Mi ero stancato di fare il morto”
“Allora è stata tutta una messa in scena? Vi siete messi d’accordo per incastrarmi? E spartirvi l’eredità di Frankie Sollozzo”
Non assomigliava a Danny. Aveva un sorriso odioso che Danny non aveva, e una luce sadica negli occhi.
“No, no, così mi fai torto. Ho ideato tutto da solo. Devi proprio aver perso la testa per mio fratello se gli attribuisci un’intelligenza capace di escogitare un simile piano. Quello il cervello lo usa soltanto per battere un home run e capire dove va la palla”.
La sentii colpire anch’io quella palla, la vidi volare alta, contro il cielo. Adesso non mi importava più di quello che sarebbe stato. Sapevo benissimo che Mike Sullivan era lì per ammazzarmi, invece indugiò.
In tutti i film di quart’ordine c’è sempre un momento in cui uno si mette a raccontare tutto al tizio che sta per uccidere. Anche Mike Sullivan doveva aver visto dozzine di quei film perché moriva dalla voglia di sciorinare le sue prodezze. Si sistemò meglio sullo sgabello e incominciò “Senti che piano perfetto. Io mi facevo trovare da Danny ammazzato, Danny faceva due più due e dava tutta la colpa al boss Sollozzo, che è anche nostro zio milionario. Partiva in cerca di vendetta e faceva secco il vecchio. Abbiamo mezzo sangue irlandese mezzo italiano nelle vene, uno come Danny non lo fermi se gli ammazzano il fratello. A questo punto io, che me ne ero rimasto nascosto nello scantinato per qualche giorno, tornavo a passeggiare nel mondo. Perché Danny aveva ucciso lo zio? Vendetta? Quale vendetta? Io non sono mai morto. L’eredità, quello sì è un movente. Mandano Danny alla sedia elettrica e io eredito tutto. Ma sei arrivato tu a scombinarmi tutti i piani. Hai fatto tu il lavoro al suo posto e hai lasciato tracce dappertutto e se mandano te sulla sedia io cosa ci guadagno? Mi tocca dividere il malloppo con quell’imbecille che vuole comprare una fattoria. Dico: una fattoria!”
S’interruppe “Tu sei Rusty Finnegan. Ti ho visto giocare, avevi stoffa. Non ci avrei mai scommesso che ti piacevano gli uomini. Sai, mi sono sempre chiesto se Rusty era il tuo vero nome o se ti chiamavano così per via dei capelli. Comunque andavi forte. Quasi mi dispiace doverti ammazzare”. “A me no, invece”. Avevo ancora i riflessi pronti e la capacità di scattare. Saltai in piedi, gli piazzai un colpo secco sul polso, mi ritrovai in mano la sua pistola e premetti il grilletto. No, non mi spiaceva affatto vederlo morire, gorgogliare qualcosa di incomprensibile mentre si portava le mani alla gola sputando sangue, i suoi occhi che si sgranavano per lo stupore e la disperazione e poi si annebbiavano lentamente. Non mi spiaceva né per lui né per la mia anima che comunque era già dannata. Mi spiaceva solo per Danny che aveva sognato di comprare una fattoria con quella merda di fratello.
Avrei dovuto arrivarci da solo. Nessun giornale era uscito con la notizia della morte di Michael Sullivan, ma ora la notizia ci sarebbe stata e il mio nome sarebbe tornato in auge. Ero uscito dalla villa con le chiavi di Mike, sotto una luna da cartolina: era suo il turno di guardia e gli altri mastini erano ancora a cuccia. Ma ben presto la banda Sollozzo avrebbe scatenato la caccia alla mancata promessa del baseball che si era intrufolato due volte nel loro quartier generale, la prima per fracassare il cranio a Frankie Sollozzo, la seconda per sparare a suo nipote. E Danny avrebbe saputo del fratello tornato in vita per morire una seconda volta, per mano mia, e mi avrebbe odiato del tutto.
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