Un poliziotto zelante e pedante ossessionato dall’ambizione di fare carriera. Sua moglie, una donna profondamente disturbata che oscilla follemente fra comportamenti da indifesa educanda e consumata prostituta. Un lavavetri di colore che appeso alle sue funi parla con una mosca immaginaria. Un soldato di leva seviziato e sottomesso dal suo sergente istruttore. La fuga assassina e incontrollata del soldato, inseguito dal poliziotto unirà le esistenze di questa assurda compagnia dei miracoli, in un ultimo giro di una giostra irrimediabilmente impazzita.
Bloody Mary è un romanzo di Jean Vautrin (pseudonimo di Jean Herman, regista, sceneggiatore e scrittore francese), scritto nel 1979 è stato già pubblicato nel nostro paese nel 1998, e viene ora riproposto dall’editore Meridiano Zero nella splendida collana de te fabula narratur (le cui uscite si confermano ancora una volta di altissimo spessore e cinica lucidità).
Si tratta di un romanzo duro e spiazzante, in cui una variegate e forse avariata società si mischia, ride, ama, muore lungo un’inestricabile via oscura, lungo un tunnel alla fine del quale non si intravede nessuna luce. Un viaggio delirante e ossessivo che accelera il suo ritmo pagina dopo pagina. Lo stile di Vautrin è asciutto e cattivo, colpisce duro con frasi ad effetto e dialoghi taglienti. Si possono immaginare molti paragoni e presunti rapporti di più o meno stretta parentela da Bret Easton Ellis a Chuck Palahniuk, ma non riescono ancora a rendere l’idea, forse perché in questa ipotetica famiglia Vautrin costituisce la pecora nera… il fratello cattivo.
Il suo romanzo è pervaso da cattiveria e crudeltà, ma anche di sofferente e cinica ironia che getta una luce distorta, oscura e tremendamente reale su una società confusa e inadeguata. La nostra società.
Un libro senza moralismi e senza remore. Un noir che colpisce al cuore e alla mente del lettore. Una scrittura dinamica e travolgente.
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