Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è probabilmente il film più politico del cinema italiano e certamente il più significativo sotto l’aspetto storico e sociale.

Diretto da Elio Petri nel 1970, sceneggiato dallo stesso Petri con Ugo Pirro, accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone e uscito nelle sale in quello stesso anno, ha avuto un’accoglienza a dir poco traumatica.

A causa della sua forte componente critica sui metodi adottati in quegli anni dalle forze dell’ordine infatti, la polizia denunciò immediatamente il film al sostituto procuratore della repubblica di Milano Caizzi, il quale però non ritenne opportuno procedere.

Da quel momento l’eco del messaggio politico spinse il film verso il successo.

A Roma, per esempio, furono anticipate le prime proiezioni pomeridiane e prolungate quelle serali.

A conferma della grande presa che il film ha avuto su pubblico e critica poi, bisogna ricordare che Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ha ottenuto numerosi riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale.

Nel 1970 infatti ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero, il Gran Premio della Giuria a Cannes e a Gian Maria Volonté è andato il David di Donatello come migliore attore.

Nel 1971 invece, Elio Petri, Gian Maria Volonté e Ugo Pirro, rispettivamente regista protagonista e sceneggiatore del film, hanno vinto un Nastro d’argento.

Personaggio principale del film è il capo della squadra omicidi di Roma interpretato dallo straordinario Gian Maria Volonté, che, nel giorno della sua promozione, uccide l’amante, interpretata dall’appassionata, stravagante e sensuale Florinda Bolkan, nel corso di un gioco erotico.

Certo di essere al di sopra di ogni sospetto in virtù della posizione di potere che occupa, Volontè, semina volutamente tracce e indizi a proprio carico.

Come previsto, le indagini intraprese dai colleghi della omicidi non lo toccano, ignorando le sue evidenti provocazioni.

Soltanto Antonio Pace, uno studente fermato per un attentato dinamitardo alla questura, personalmente “interrogato” dall’ispettore, in privato, ha il coraggio di dirgli che lo riconosce come assassino della donna, ma non lo denuncia e viene rilasciato.

In preda a un delirio autopunitivo, l’ispettore consegna ai colleghi della omicidi una lettera di confessione.

Quindi rientra a casa e nella sua fantasia malata immagina le diverse conclusioni della vicenda.

Questo film ha un valore di testimonianza immenso, chiunque può, rivedendolo oggi, farsi un’idea di quello che era il clima di quegli anni, con il Sessantotto ancora caldo e gli anni delle nuove battaglie studentesche e soprattutto quelli del terrorismo ancora da venire.

Immenso Gian Maria Volonté che, nei panni del capo della squadra omicidi, ci ha lasciato una mostruosa interpretazione, sicuramente tra le più sentite, sincere e studiate dell’intera storia del cinema italiano.

È grazie anche ai suoi movimenti, alla sua voce, al modo in cui si rapporta con i suoi sottoposti, ai suoi gesti che il film acquista credibilità e suggerisce il suo messaggio politico senza alcuna ambiguità e con la dovuta convinzione.

Extra

Commento audio di Ugo Pirro e Marina Cicogna, Galleria fotografica, Filmografie del cast tecnico e artistico, La sceneggiatura originale, Sottotitoli in italiano per non udenti