Esiste una sanguinante ferita da sottosviluppo in pieno nord del mondo. Si chiama Irlanda. Sull’isola di smeraldo si combatte una guerra secolare, che promette di prolungarsi nel nuovo ordine mondiale. La questione irlandese aggiunge ombre fosche a un’era in cui la pace forse si riduce solo alla risoluzione del contenzioso USA-ex URSS, che non ricompone i conflitti locali, anzi li rinfocola, non escludendo il pericolo dell’escalation nucleare, viste le velleità di nazioni che posseggono o stanno per arrivare all’arma finale.
Anche in Irlanda si agitano gli stessi inquietanti spettri del trapasso di millennio, sbucati da uno di quei ripiegamenti della Storia su se stessa: lotte religiose, etnie, autodeterminazione dei popoli. È caduto il muro di Berlino, la Germania si è riunificata da oltre venti anni, ma l’Irlanda resta divisa. Perché, a differenza dei tedeschi, lì le divisioni sono all’interno stesso della coscienza nazionale.
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