A tutti gli appassionati di noir. A chi già conosce, per averlo letto, James Ellroy. Per chi ancora non sa chi sia, oppure ne ha soltanto sentito parlare. E’ appena uscito l’ultimo romanzo del caposcuola dei “classici contemporanei”, il mefistofelico, l’incorreggibile, l’impareggiabile letterato californiano - degno erede della cosiddetta “scuola dei duri”, in particolare di Chandler. Nato a Los Angeles, ma per lui Los Diablos - l”urbanistica della paura” descritta dal sociologo Mike Davis. Una città maligna, corrotta, ma al tempo stesso coinvolgente, sbalorditiva, mediatica. Specie in questa breve storia dove la città - pur comparendo per piccoli cenni - è il cardine della vicenda. Così come in tutti i suoi romanzi, obietterà qualcuno. Sì, è vero, “assolutameeeeente” direbbe il narratore, che usa le parole con un ritmo sincopato, jazzistico. Ellroy qui compone come si potrebbe scrivere con un fucile automatico che spara, colpisce, ammazza spietatamente. Così è lui: implacabile anche nei confronti della propria vita. Nelle sue storie L.A. fa da sfondo, da quinta teatrale, da palcoscenico. Il “primo attore è l’uomo in tutte le sue varianti di sesso, colore, professione. Eroe in negativo, poiché il maestro del “nero” ha deciso di raffigurare la sua storia dell’America criminale, iniziata con il mitico Dalia nera, il primo della quadrilogia di questa città. Una metropoli d’asfalto bruciato, ardente, frizzante, umoristica, drammatica, ma anche da “grandguignol” - alla Céline, per intendersi - tenera, romantica, umorale. Esattamente come Ellroy, che da sempre inserisce, occultandola, la propria biografia d’ex alcolizzato, ex “sniffatore”- anche di “mutandine” -, ex ladro ed ex carcerato, ma soprattutto alludendo a sua madre: Jean Hilliker, barbaramente trucidata.
Leggete l’incipit della sua ultima fatica: “Il Paradiso è per sempre. Il tempo si trascina e ti intrappola. Il tempo ti transenna tangibile. Il tempo circoscrive il tuo eccesso di eventi terreni. Il tempo immobilizza gli immortali e li proietta nel passato. Donna. Io. Bel balzo: '83-'04, trotterellando nel tempo.
Doveva accadere. Le ligie leggi della fisica reclamavano una ripresa. Le nostre vibrazioni viaggiavano vampiriche. Si riallacciarono a rompicollo. Scoppiettarono e sfavillarono nel nostro spiritus mundi e in un'L.A. lordata di napalm nucleare.
Donna e io. Legati al linguaggio che piroetta da queste pagine. Allegorizzati in allitterazione e riannodati in neretto così: Hush-Hush 2000, numero di ottobre 2004. "MORTO GETCHELL, LO SCIÀ DEGLI SCANDALI. L'ESITO DELLE ESEQUIE SI PREANNUNCIA ESILARANTE!" di Gary Getchell.
È vero, l'ha ammazzato l'AIDS - ma non era un sufolatore di stantuffi, salsicciotti e salametti! Daniel Arthur Getchell - il sultano dello sbircio, lo scrosta-sporco scopri-scandali - era un prigioniero della pera con quaran-t'anni di scimmia sulla schiena. Danny G. era un ganzo. Sfoderava le siringhe da signore e mieteva microbi malevoli. Fu catapultato in una corsia segreta per sieropositivi del Cedars-Sinai.”
Il lettore noterà come la scrittura s’intreccia - per assonanze e contrasti - con espressioni che si assalgono e scivolano l'una nell'altra. La “voce” del narratore si fa motivo squillante, districandosi fra musica e rumori. Una vera e propria capacità creativa quella che, di volta in volta, Ellroy somministra ai suoi fedeli e affezionati fans. Di volta in volta, già, dato che l’affabulatore del crimine sa dosare i toni dei dialoghi, sa centellinare le descrizioni, sa gestire un linguaggio diverso secondo la vicenda, sa interpretare - ed è questo il fattore principale - le atmosfere di un’epoca, come in Il grande nulla o in White Jazz.
In questo caso Ellroy incentra il suo personalissimo linguaggio letterario su cadenze sfasate, ritmiche e allo stesso tempo monotone, roche. E’ il tema stesso del romanzo a batterne i tempi, le azioni dei personaggi con un’espressività telegrafica - si potrebbe addirittura fare riferimento a Marinetti, ma forse si sta esagerando. Non si è ancora accennato alla trama, non si vorrebbe fare torto a chi sta leggendo l’articolo anticipandogliela. Quindi la si delineerà telegraficamente: Danny Getchell è morto e la rivista scandalistica “Hush-Hush” ha un nuovo direttore. La percentuale di corruzione all'interno del Dipartimento di Polizia di L.A. è stabile. Linus Lauter, capitano della Narcotici, è indagato per riciclaggio. Un brutto tipo s’introduce nelle sontuose abitazioni di Bel-Air e Holmby Hills alla ricerca di forti emozioni. Il detective “Rino” Rick Jenson arde ancora d'amore per Donna Donahue. A proposito, quest’ultima non è altro che la trasposizione anagrafica di Dana Delany, l’attrice holliwoodiana sua cara amica, che Ellroy vorrebbe nel ruolo di propria madre in un lungometraggio.
Chi divorerà Scasso con Stupro si muoverà nella sua Los Angeles fatta di crimini e imperturbabilità, di crudeltà e cinismo, di rabbia e droghe, tra finzione e realtà. A lettura terminata si avrà il desiderio di iniziarlo da capo. Ellroy anche nella sua ultima opera vuol far capire il concetto che “Oggi non esistono né uomini onesti né uomini disonesti. Esistono solo uomini compromessi”.
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