D’altronde il fatto stesso che mi fossi spinto a ridosso di quei binari, arroventati dal caldo d’inizio estate, era la palese testimonianza della posizione assunta dai miei sentimenti.
Io c’ero, sì c’ero con tutto me stesso ma anche contro me stesso perché, con quell’afa opprimente, l’opzione a strati: vestito grigio/camicia/canottiera non era stata proprio una scelta felicissima soprattutto perché, in quel periodo dell’anno, mi affidavo solitamente ad un altro tris di indumenti: bermuda/sandali/t-shirt.
Peccato che lei mi avesse scritto che preferiva gli uomini dal look elegante rispetto a quelli che privilegiano la comodità di un abbigliamento sportivo.
Ero un burattino nelle sue mani ancor prima di conoscerla, senza dignità, senza orgoglio e senza personalità.
D’improvviso una mano si aggrappò al mio gomito.
Pensai, inopportunamente, che potesse essere lei e mi voltai di scatto.
“Scusi signore, mi basta anche un euro”.
Quel mendicante infranse la barriera della cosiddetta distanza sociale ed entrò a stretto contatto con il mio corpo. Temevo che il suo alito al barbera potesse impregnare i miei indumenti e feci un paio di passi indietro.
“Cosa vuoi?”.
“Solo un euro, il signore le sarà grato”.
Lo allontanai protendendo in avanti entrambe le braccia. Era come se mi fossi trovato di fronte ad un appestato che cercai di scacciare definitivamente schiaffandogli in mano una banconota da cinque euro.
Quel disinteressato slancio di generosità non ottenne l’effetto desiderato perché quell’uomo si fece ancora più intraprendente e iniziò a subissarmi di ringraziamenti ad alta gradazione alcolica.
“Te ne vuoi andare, adesso?”.
“Va bene ma la stavo solo ringraziando”.
“Prego e addio!”.
Non ero mai stato intollerante ma, in quegli istanti, vivevo con un unico obiettivo in testa e detestavo tutto ciò che potesse in qualche modo procrastinare quell’incontro.
Non sapevo, non potevo sapere quale sarebbe stato l’esito di quell’appuntamento pianificato on-line ma avevo comunque elaborato anche un piano B: se quella ragazza si fosse rivelata esteticamente decente ma intellettualmente poco intrigante il tutto si sarebbe concluso con una salutare scopata, senza alcuna conseguenza sentimentale.
Una di quelle avventure che racconti agli amici al solo scopo di suscitare la loro invidia e compiacere il peggior maschio che è in te.
Avevo poi elaborato anche il piano C, la riserva della riserva: se lei fosse stata brutta oltreché noiosa mi sarei inventato qualche inverosimile scusa per fuggire il più lontano possibile da ogni sua pretesa sessuale.
Naturalmente l’avrei eliminata dall’elenco delle mie amicizie su FB, sopprimendola anche dal punto di vista della sua entità solo virtuale.
Il mio io romantico e incline all’illusione continuava però a privilegiare soprattutto il piano A: lo sbocciare di una bella storia d’amore, l’incontro con la donna della mia vita con la quale condividere un radioso futuro.
Tutti concetti astratti se paragonati a un’unica certezza: erano già le 18 e 15 ma del treno in arrivo da Roma non vi era alcuna traccia.
Quando mi passò accanto un uomo in divisa blu provai a rallentarne il passo affiancandolo e iniziando a parlare:
“Mi scusi”.
“Dice a me?”.
Sguardo schifato e tono di voce stizzito, simpatico come un inatteso temporale estivo.
“Mi sembra che siamo le uniche due persone nel raggio di duecento metri”.
“Parli, allora”.
“Ha qualche notizia sul treno 708?”.
“Non è ancora arrivato?”.
Contai sino a tre prima di ricominciare a parlare.
“Se glielo sto chiedendo...”.
“Hanno già segnalato il ritardo?”.
Forse mi ero rivolto alla persona sbagliata. Quella che indossava era certamente una divisa, ma poteva non aver nulla a che fare con le Ferrovie dello Stato anche se quel suo atteggiamento svogliato e insofferente, della serie “sono qui ma non conti su di me, sono solo l’ologramma di me stesso”, era proprio da Ferrovie dello Stato.
“Grazie lo stesso, lasci perdere”.
“Comunque dovrebbe essere quasi in arrivo”.
Tranciai quell’infruttuosa conversazione e iniziai a tappezzare con le impronte dei miei piedi le zone intorno alla biglietteria centrale.
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