Una battaglia lunga tre giorni. Tre giorni di sangue e violenza, acciaio e crudeltà.
Tre giorni che decideranno il destino di una civiltà.
Nella Vallata di Osrung due eserciti sono pronti ad affrontarsi, uomini del nord e uomini del sud combatteranno in una guerra di conquista e di resistenza, la volontà di dominio e la ferocia della disperazione, il tutto senza eroi, senza pietà e forse senza speranza.
Fra le fila degli eserciti il passato e il presente dei guerrieri, il cui futuro vivrà o cadrà sul campo di battaglia, nella terra intrisa di sangue, fra di loro: Bremer dan Gorst, maestro d’armi dal perduto onore, il cui unico scopo è riscattare se stesso a costo di qualsiasi prezzo, il Principe Calder, corrotto e crudele arrivista, Curden lo Strozzato, vecchio soldato il cui unico scopo è dare un senso alla sua esistenza, e poi intorno a loro decine e decine di altri uomini, guerrieri, corrotti, codardi, sanguinari…
The Heroes di Joe Abercrombie è pubblicato in Italia da Gargoyle Books e si tratta di un opera magnifica e sorprendente, che lascia senza fiato e trascina in una lettura spasmodica e crudele.
Abercrombie, giovane e affermato scrittore inglese, riesce a dar vita a un fantasy anomalo e originale, non c’è epica, non c’è nostalgia, ma solo intrighi e violenza, sangue e acciaio, c’è solo la realtà concreta e dolorosa della guerra, la crudeltà dei corpi abbandonati sul campo, i lamenti dei feriti, la volontà di generali senza scrupoli, l’abisso di una massa acefala destinata all’annientamento.
Tutto nasce, progredisce e muore in un mosaico complesso e accattivante, in una trama intricata e strutturata che sembra racchiudere in un singolo evento, in una sola singola battaglia, i destini, la volontà, il senso stesso dell’esistenza (se in fondo un senso a tutto questo esiste veramente).
Un libro cinico e disincantato, dove non ci sono eroi (quelli del titolo sono solo statue immobili e mute), ma solo sopravvissuti e reietti, scritto con grande maestria, con una narrazione articolata e raffinata, fatta di attente descrizioni, ed enfatici (ma allo stesso tempo cinici) dialoghi, i momenti di combattimento sono eccezionali, dinamici e realistici (ci trasportano nostro malgrado in un campo di battaglia che gronda sangue e dolore). I personaggi sono tanti, tantissimi, le loro vicende si intrecciano e si disciolgono pagina dopo pagina, tutti sono realistici e ben descritti, ma le figure principali sono superlative, approfondite, ben realizzate e a tratti poetiche.
Non è Tolkien, non è Martin, è Abercrombie… e va bene così!
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